Sanità e magistratura

San Donato, inchiesta sui rimborsi delle protesi: sequestro d’urgenza per 34 milioni

Indagati 8 ospedali, la difesa: “errore clamoroso”

di Raffaella Calandra

3' di lettura

Dopo i farmaci, le protesi. Stesso meccanismo, stessa presunta truffa: dispositivi medici, rimborsati a prezzo pieno dalla Regione Lombardia, ma in realtà acquistati ad un costo scontato. È ancora una volta per il sistema delle cosiddette note di credito che la Procura di Milano muove contestazioni ad ospedali del Gruppo San Donato, destinatari di un decreto di sequestro preventivo d'urgenza per oltre 34 milioni di euro. Il provvedimento, firmato dal pm Paolo Storari e ora al vaglio del giudice, è stato eseguito giovedì 10 dicembre, in un'inchiesta per concorso in truffa, a carico dell'ex responsabile dell’ufficio acquisti, Massimo Stefanato, da tempo non più al lavoro per il Gruppo.

Dal Policlinico San Donato all’Istituto Ortopedico Galeazzi

Ospedali sott'accusa – Sono otto le strutture ospedaliere ora indagate, in base al decreto legislativo 231/2001 sulla responsabilità amministrativa dell'ente, per «la struttura organizzativa del tutto inadeguata, che ha consentito – scrive il pm Storari nel decreto di sequestro d'urgenza - al responsabile dell'ufficio acquisti di porre in essere condotte delittuose»: dal Policlinico San Donato all'Istituto Ortopedico Galeazzi, dall'Ospedale San Raffaele agli Istituti Ospedalieri Bresciani e Bergamaschi; dagli Istituti Clinici Zucchi e Villa Aprica e poi gli Istituti Clinici di Pavia e Vigevano. I fatti riguardano gli anni dal 2013 al 2018, quando ciascuna di queste strutture avrebbe beneficiato, secondo l'accusa, di un ingiusto profitto, per essersi fatta «rimborsare da Regione Lombardia il costo sostenuto per l'acquisto delle endoprotesi, omettendo di indicare – viene sintetizzato negli atti - le note di credito ricevute dai fornitori, a scomputo del prezzo di acquisto a seguito del raggiungimento di alcuni obiettivi».

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Il meccanismo presunto

L'accusa del medico – Il meccanismo, già ricostruito dagli inquirenti milanesi in un primo filone investigativo sui farmaci (per cui il 10 dicembre comincerà l'udienza preliminare), era stato invano denunciato da un primario al Comitato etico. «Il nostro Professor Colombo ha detto che l'Ospedale San Raffaele fa la cresta sulle valvole aortiche, per via delle note di credito», riferisce a Stefanato- in una conversazione intercettata – Mario Cavallazzi, consulente esterno già coinvolto nella prima inchiesta, citando un messaggio di una delle presenti a quella riunione. Il professore Antonio Colombo, al momento di queste conversazioni nel 2017, era primario di cardiologia interventistica dell’Ospedale San Raffaele. E avrebbe poi confermato la sua sensazione anche ascoltato dagli inquirenti. La sostituzione delle valvole – Proprio al primario era stato più volte esplicitamente chiesto di preferire l'impianto di alcune valvole rispetto ad altre, non per una valutazione di qualità, ma perché «altrimenti non riusciamo per fine anno a raggiungere l'obiettivo», scriveva in una email del 2017 l'allora referente dell'area acquisti, Stefanato, al professor Colombo. Così era avvenuto per le valvole Corevalve – essendo questi impianti «ben al di sotto del programma annuale», specifica nella corrispondenza telematica – e cosi anche per gli stent Resolute Onyx (entrambi della Medtronic Italia spa), da preferire a quelli Abbott, di cui si chiede la sospensione.

Regione Lombardia

A partire dal 2012, con una serie di decreti, la Direzione generale Welfare della Regione Lombardia ha trasmesso alle strutture ospedaliere accreditate, come quelle del Gruppo San Donato, indicazioni sulla rendicontazione dei dati, per il cosiddetto flusso SD04. In particolare, nella deliberazione della Giunta di Regione Lombardia del giugno 2020 si specifica che «lo sconto di cui ha eventualmente beneficiato la struttura – si riporta nel decreto - deve essere decurtato dal valore tariffato delle endoprotesi per il periodo considerato», per cui si sollecitava la quantificazione della scontistica e il successivo eventuale recupero. La possibilità dell'esistenza di «problemi con le protesi» era stata portata già all'attenzione di Luigi Cajazzo, già direttore pro-tempore della Direzione Generale Welfare di Regione Lombardia, poi sostituito a giugno dopo la prima ondata di covid. «Il dottor Merlino mi segnalò – alla luce delle evidenze emerse nell' indagine della Guardia di Finanza sui rimborsi di File F (sui farmaci, ndr) – l'esigenza di approfondire il sistema di rimborsi delle endoprotesi, per evitare che si replicassero i problemi di scontistica non dichiarata».

La difesa del Gruppo San Donato

«Pensiamo si tratti di un clamoroso errore, che spero non faticheremo a correggere», commenta l'avvocato Marco De Luca, storico difensore del Gruppo San Donato. «Vengono trattate le vicende relative alle note di credito sulle protesi esattamente come quelle del file F sui farmaci, ma è tutt'altra fattispecie», specifica. Nella prima inchiesta sui rimborsi dei farmaci, il Gruppo San Donato aveva spontaneamente versato alla Regione Lombardia circa 10 milioni di euro, pari al danno cagionato. Stavolta, aspettano la valutazione del giudice, prima di poter eventualmente impugnare. In caso di sequestro d'urgenza del Pm, la decisione del giudice- su un eventuale conferma o meno del sequestro - dovrebbe avvenire entro dieci giorni dall'invio degli atti dal pubblico ministero.@rafcalandra

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