Sanità, arrivano i premi Covid agli infermieri: 175 lordi al mese in più
Il contratto vale a regime quasi 1,3 miliardi di euro, che si traducono in un aumento medio da 175 euro lordi al mese
di Gianni Trovati
I punti chiave
2' di lettura
Il confronto tecnico non è stato semplice, e ha impegnato Aran e Ragioneria generale dello Stato per circa tre mesi. Ma alla fine il via libera del ministero dell’Economia è arrivato, seppur con alcune osservazioni che comunque dovrebbero lasciare inalterata la preintesa raggiunta con i sindacati a metà giugno. E per il contratto nazionale della Sanità si spiana la strada verso l’ultimo passaggio in consiglio dei ministri.
Una platea larga
Tra i rinnovi contrattuali del pubblico impiego riavviati dal ministro per la Pa Renato Brunetta l’anno scorso, quello della Sanità è forse il più atteso. Perché la platea degli interessati è larga, 544mila persone e quindi quasi il doppio rispetto a quella coperta dal contratto dei ministeri; e soprattutto è composta da chi ha fronteggiato in prima linea la lunga emergenza pandemica.
Proprio per questa ragione la legge di bilancio 2021 del governo Conte-2 aveva previsto un premio per i 277mila infermieri, la metà abbondante del personale non dirigente del servizio sanitario nazionale, di cui si era molto parlato. Senza che però si mettesse subito mano anche agli atti di indirizzo per il rinnovo contrattuale, indispensabile per portare l’incentivo in busta paga.
L’aumento
Dopo il semaforo verde acceso al Mef ora il testo fa un passo deciso verso il traguardo finale. Tra aumenti tabellari, indennità per le varie figure professionali e fondi per i nuovi ordinamenti e il salario accessorio, il contratto vale a regime quasi 1,3 miliardi di euro, che si traducono in un aumento medio da 175 euro lordi al mese. Si tratta, in pratica, di una rivalutazione del 7,22%, pari a quasi due volte l’inflazione del periodo coperto dal contratto e dunque utile anche a contrastare almeno in parte la furia attuale dei prezzi.
A far crescere il conto sono soprattutto le voci aggiuntive allo stipendio base, a partire appunto dall’«indennità di specificità infermieristica» pensata per riconoscere il ruolo svolto dagli infermieri in tempo di pandemia. È un aumento stabile in busta paga che va dai 62,81 euro riconosciuti agli «operatori» (l’ex area Bs) ai 72,79 euro destinati ai «professionisti della salute e funzionari» (ex area D e Ds). Questa indennità decorre dal 1° gennaio 2021, e insieme agli aumenti del tabellare (fra 54,5 e 98,1 euro al mese a seconda della posizione economica) alimenta quindi anche la mole degli arretrati una tantum, che potrebbero arrivare a dicembre; e che nel caso degli infermieri oscilleranno fra i 3mila e i 4.500 euro.
La tornata dei rinnovi
Con il parere definitivo del ministero dell’Economia sul contratto della sanità, la tornata dei rinnovi 2019/21 portata avanti all’Aran presieduta da Antonio Naddeo compie un passo in avanti importante. In pista c’è poi la pre-intesa per Regioni ed enti locali, firmata il 4 agosto e anch’essa al centro di un batti e ribatti tecnico con il Mef sull’architettura dei nuovi ordinamenti professionali (l’Aran ha inviato le risposte alle osservazioni arrivate dalla Ragioneria). Più complicata è la partita della scuola: il negoziato è in corso, ha tentato un’accelerazione ma le distanze riguardano anche il tema cruciale delle risorse, ritenute insufficienti dai sindacati.
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