Sanità, il piano del Governo da 350 milioni per tagliare le liste d’attesa
L’ ospedale pagherà di più l’extra orario del personale o acquisterà le cure dal privato .In pista una Authority per verificare i tempi di attesa e controllare i medici che fanno troppe ricette
di Marzio Bartoloni
3' di lettura
Per non fare aspettare più tempi biblici ai cittadini che hanno bisogno di cure gli ospedali avranno due strade: da una parte potranno convincere medici e infermieri a fare qualche ora in più in corsia pagandoli meglio e soprattutto detassando i compensi sull’extra orario, dall’altra se non sarà possibile riuscirci con le forze a disposizione allora si acquisterà l’ecografia, la risonanza o l’intervento chirurgico dal privato. Eccola la ricetta a cui sta lavorando in questi giorni il ministro della Salute Orazio Schillaci in vista della manovra per provare a curare la piaga più grande che affligge il Servizio sanitario nazionale, quella delle liste d’attesa.
Il piano allo studio
Allo studio un piano articolato con almeno 300-350 milioni a disposizione che prevede anche l’avvento di una Autorità nazionale che si occupi di uno stretto controllo di quello che accade negli ospedali e sul territorio vigilando non solo sull’organizzazione - si pensa ad agende uniche di prenotazioni pubblico-privato a livello regionale che dovevano essere attive già da anni -, ma che “ex post” verifichi anche storture e sprechi che contribuiscono ad allungare le liste d’attesa: nel mirino finirebbero in particolare quei medici di famiglia o specialisti che prescrivono troppe prestazioni che non servono e per questo ingolfano la macchina penalizzando chi invece ha bisogno magari anche con urgenza di una ecografia o di una Tac. Gli addetti ai lavori la chiamano inappropriatezza prescrittiva che raggiungerebbe fino al 20% delle ricette, un fenomeno esploso anche a causa della medicina difensiva. Gli iperprescrittori verrebbero segnalati da questa Autorità alle Asl di appartenenza che poi dovranno capire i motivi e scoprire se appunto c’è inappropriatezza.
Ma quale potrebbe essere questa Autorità? La più indiziata è l’Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali e per la sanità digitale, che già oggi gestisce tutti i flussi informativi Asl per Asl e produce report aggiornati sulle liste d’attesa.
L’intervento per sfoltire le liste d’attesa
È stato lo stesso Schillaci nei giorni scorsi a far intravedere le linee di questo pianto contro le liste d’attesa che entrerà in manovra: «Credo ci voglia un’autorità che controlli cosa accade nelle singole Regioni, controlli ciò che accade prestazione per prestazione e sia rapidamente in grado di intervenire - ha spiegato il ministro - se si allunga la lista di attesa su un determinato esame diagnostico in una determinata regione o su un intervento chirurgico; bisogna agire e in qualche modo se serve comprare e far fare la prestazione ai cittadini». Anche la premier Meloni nei giorni scorsi tra le righe ha indicato la strada sulla Sanità: «Non basta necessariamente spendere di più per risolvere i problemi se poi quelle risorse vengono utilizzate in modo inefficiente».
Il finanziamento alla Sanità
In manovra comunque la Sanità anche se molto difficilmente avrà i 4 miliardi in più richiesti da Schillaci dovrebbe raggiungere o sfiorare l’asticella dei 3 miliardi, fondi che consentiranno al Governo anche di poter dire che non ci sono tagli in Sanità per il 2024 visto che il Fondo sanitario in questo modo salirebbe, anche se solo per circa un miliardo, sopra i 134,7 miliardi del 2023 (la Nadef non tiene conto infatti della manovra). Nel menù della legge di bilancio oltre al piano liste d’attesa c’è l’ipotesi anche di detassare le indennità di medici e infermieri, risorse per finanziare nuovi livelli essenziali di assistenza (200 milioni all’anno per 3 anni), interventi sui dispositivi medici (su cui pende ancora un payback da un miliardo) e un aggiustamento dei tetti di spesa sulla farmaceutica con il passaggio anche dei farmaci a innovatività condizionata nel Fondo per i farmaci innovativi.
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