Sanremo 2023, vince Marco Mengoni davanti a Lazza e Mr. Rain nella notte di Zelensky
Scoppia un caso per il bacio tra Rosa Chemical e Fedez. Ironia della Ferragni. Lo show dei Depeche Mode e l’aneddoto malizioso di Gino Paoli
di Francesco Prisco
I punti chiave
6' di lettura
Avevate qualche dubbio? Era scritto nella pietra: vince il 73esimo Festival di Sanremo Due vite di Marco Mengoni. Secondo posto per Lazza, terzo Mr. Rain, subito giù dal podio Ultimo e Tananai.
La serata finale di Sanremo è stata seguita in media su Rai1 da 12 milioni 256 mila telespettatori pari al 66% di share. La media va dalle 21.25 all’1.59 e quindi non comprende né la proclamazione del vincitore, né il momento della lettura della lettera del presidente ucraino Zelensky.
Pronostici strarispettati rispetto a quanto pensavamo fin dal giorno dei pre-ascolti e forse pure da prima, nel profondo dei nostri cuori. Ha vinto Mengoni - che parteciperà all’Eurovision Song Contest 2023 di Liverpool - perché non poteva che vincere Mengoni, per costruzione del prodotto (cavalcata pop orecchiabile nel ritornello), curriculum e attitudine festivaliera dell’artista, non a caso alla seconda vittoria in carriera. Mengoni, una volta incoronato, fa il signore dedicando il premio alle donne, dal momento che suonava un po’ stridente - in un Sanremo tutto incentrato sulla diversità e l’inclusione - un ballottaggio tra cinque artisti di sesso maschile.
Tutti i premi minori
Il ballottaggio a cinque, in cui si sono espressi televoto, giuria demoscopica e sala stampa, ha portato a questo podio, dopo che alla prima manche della finale c’era stato il solo televoto. Mengoni, che aveva già vinto la serata dei duetti, porta a casa anche il premio Giancarlo Bigazzi per la miglior composizione. L’unico a poter recriminare qualcosa è Ultimo, quotato in zona podio ma ritrovatosi quarto. A «zero tituli», direbbe il tecnico della sua squadra del cuore. Colapesce e Dimartino mettono d’accordo critica e stampa aggiudicandosi sia il premio Mia Martini che quello Lucio Dalla. Ai Coma Cose va il premio Sergio Bardotti per il miglior testo.
Il resto della classifica
La classifica dal sesto al 28esimo posto vede nell’ordine Giorgia, Madame, Rosa Chemical, Elodie, Colapesce e Dimartino, Modà, Gianluca Grignani, Coma Cose, Ariete, Lda, Articolo 31, Paola e Chiara, Leo Gassmann, Mara Sattei, Colla Zio, Cugini di Campagna, Gianmaria, Levante, Olly, Anna Oxa, Will, Shari e Sethu. Insomma: infilare i giovani nel concorso dei Big, in termini di classifica, non porta molta fortuna ai giovani. A guardare i parziali del ballottaggio, il televoto metteva in fila nell’ordine Mengoni, Ultimo, Lazza, Mr. Rain e Tananai; la demoscopica Mengoni, Mr. Rain, Lazza, Ultimo e Tananai; la sala stampa Mengoni, Lazza, Tananai, Mr. Rain e Ultimo.
Il discorso di Zelensky
Gara a parte, la serata della finale ha avuto tre momenti clou: la lettera di Zelensky, l’esibizione dei Depeche Mode e il bacio rubato da Rosa Chemical a Fedez. Il momento più atteso arriva poco prima della fine della serata. «Auguro successo a tutti i finalisti e dal profondo del mio cuore voglio invitare i vincitori di quest’anno a Kiev, in Ucraina, nel Giorno della Vittoria. Nel Giorno della nostra Vittoria», scrive il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky nella lettera inviata al festival di Sanremo e letta da Amadeus. «Questa Vittoria oggi viene creata e ottenuta in condizioni estremamente difficili. Grazie ai nostri difensori! Grazie al loro coraggio, indomabilità, invincibilità. Centinaia di canzoni sono già state scritte su questo, e ne ascolterete una oggi», ha scritto Zelensky prima che all’Ariston arrivasse la band Antytila per eseguire il brano Fortezza Bakhmut. L’Ucraina «sicuramente vincerà questa guerra. Vincerà assieme al mondo libero. Vincerà grazie alla voce della libertà, della democrazia e, certamente, della cultura», aggiunge il presidente. Ci andrà Mengoni a Kiev raccogliendo l’invito di Zelensky? «Io ci andrei. Ci dovremmo andare tutti. Più siamo a portare il messaggio, prima arriva», risponde il cantante.
Ovazione per i Depeche Mode
È stata anche la notte del ritorno dei grandi ospiti internazionali. Poco prima delle 22 sul palco dell’Ariston sono apparsi i Depeche Mode, da una manciata di mesi ridotti a duo per la scomparsa di Andy Fletcher. Hanno eseguito il nuovo, «bergmaniano» singolo Ghost Again che anticipa l’uscita dell’album Memento mori, quindi si sono buttati sul sicuro con Personal Jesus. Dave Gahan predica con la sua inconfondibile voce baritonale: «Lift up the receiver/ I’ll make you a believer». E il pubblico non può fare altro che alzarsi in piedi e applaudire. «Reach out and touch faith».
Gli aneddoti di Gino Paoli e il bacio Rosa Chemical-Fedez
I Depeche vanno via senza soffermarsi più di tanto, al contrario dell’altro ospite Gino Paoli che, a margine delle sue canzoni, parla. Tanto, pure troppo. Accompagnato al pianoforte da quel genio di Danilo Rea, esegue Una lunga storia d’amore e Sapore di sale. Amadeus lo incalza su Sanremo e lui si lascia scappare: «È una gabbia di matti!» Poi con Gianni Morandi c’è tempo per qualche aneddoto malizioso sui tempi della Rca Italiana. Tipo Little Tony che gli chiedeva consigli dopo i tradimenti della sua donna dell’epoca. «Ma queste cose non si possono dire in televisione!», lo redarguisce Morandi. Meno male che arriva il momento di cantare Il cielo in una stanza.
Ah, la vecchia guardia! La nuova si sa che si spinge pure oltre, come nel caso del bacio in bocca e correlate attività tra Rosa Chemical e Fedez. Chiara Ferragni, moglie di quest’ultimo, sembra non gradire e rivendica il suo «bonus limone». Come darle torto: è un po’ il festival del limone, dal momento che pure i Coma Cose e Gianni e Anna si scambiano plateali effusioni a favore di telecamera. Tutti chiedono di Fedez, persino l’altra ospite Ornella Vanoni che, probabilmente colpita dal siparietto con Rosa Chemical, gli deve «dire due cose» prima di eseguire Vai, Valentina. Ne succedono di ogni e Fiorello, videocollegato dallo smartphone di Amadeus, profetizza: «Domani tutti i dirigenti Rai saranno cacciati». Quello no, ma c’è da credere che di tutto questo e di molto altro ancora se ne parlerà per un bel po’.
Amadeus è il vero Pippo II
Anche il Festival 2023 è ormai dietro le spalle e alcune considerazioni diventano doverose. La prima è su Amadeus che l’anno prossimo dirigerà il suo quinto Sanremo consecutivo, uguagliando per numero di conduzioni uno che si chiama Nunzio Filogamo: che vi piaccia o no, è l’unico erede credibile di Pippo Baudo, diverso ma affine a Pippo, un presentatore nazionalpopolare che conosce bene la platea Rai e altrettanto bene le scene musicali dell’Italia contemporanea, per le quali i social giocano un ruolo sempre più decisivo. Il suo capolavoro è stato proprio ibridare ai social uno dei prodotti più tradizionali della nostra televisione.
I risultati di share e il rinnovato feeling con gli investitori pubblicitari della Rai hanno direttamente a che fare con il suo tocco magico. Ha fatto ancora una volta un Festival contemporaneo, inclusivo e attento alle diversità. Quando c’era qualcosa da dire, l’ha detta, con più sicurezza rispetto agli anni passati (i risultati aiutano, si sa). Certo, l’offerta musicale in quanto a qualità non è stata all’altezza delle precedenti sue tre edizioni - chissà che la partecipazione di Mengoni non abbia fatto da deterrente - ma non è che possiamo avere tutti gli anni Giovanni Truppi e la Rappresentante di Lista, così come non sempre Colapesce e Dimartino e Coma Cose sono all’altezza di sé stessi.
Il ruolo dei co-conduttori
Tra i co-conduttori il vero valore aggiunto è stato Gianni Morandi, amico di famiglia per 60 milioni di italiani. Buono, nel complesso, il lavoro svolto dalle co-conduttrici (in particolare Paola Egonu) ma sarebbe stato migliore con qualche predicozzo in meno. Ferragni autentica playmaker della migrazione social di questo festival con tutto quel che ne consegue, polemiche comprese. A proposito: si sa che ogni Sanremo fa delle polemiche la sua benzina. In questa edizione, a quanto pare la migliore in termini di share addirittura dal 1995, si ha quasi la sensazione che ci sia stato un utilizzo scientifico delle polemiche a vantaggio del format.
Festival sempre più serie Tv
Siamo partiti mesi prima, con la bagarre intorno al discorso di Zelensky e al cachet della Ferragni donato in beneficienza. È cominciato il Festival e abbiamo assistito alla lettera a sé stessa, in nude look, della influencer, al florilegio di Blanco e all’agit prop rap di Fedez, ancora al bacio della finale con Rosa Chemical. Nessuno dice che gli episodi della kermesse che hanno fatto discutere siano stati preparati prima, ma è indiscutibile che abbiano fatto uscire il festival dall’Ariston, portandolo a invadere le nostre giornate attraverso ogni device che ci circonda. Un’invasione continuata e irresistibile. Il Festival ormai è una serie tv, spiegava al Sole 24 Ore Lucio Presta, manager di Amadeus e Benigni, due giorni prima dell’inizio dell’edizione 2023. E, proprio come una serie Tv, non finisce mai. E non finirà mai. Nei secoli dei secoli, amen.
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