Televisione

Sanremo 2022, la Rai brinda ad ascolti e record di raccolta

Si chiude con record di ascolti e di raccolta pubblicitaria la settimana sanremese. Con un Festival che ha conquistato la Generazione Z e soddisfatto investitori e casse della Rai

di Andrea Biondi

(LAPRESSE)

4' di lettura

Bisogna dirselo: la congiunzione astrale era più che favorevole. Dopo due anni di restrizioni per l’emergenza Covid c’è nella gente tanta voglia di normalità. Che significa anche riti vecchi e nuovi, momenti collettivi, in cui ritrovare tracce di tempi di cui attendiamo il ritorno ma anche rassicuranti rispetto all’idea che il filo con il passato non si sia irrimediabilmente spezzato.

Certo è che la Rai ha scommesso. Lo ha fatto alzando i listini del 15 per cento. Lo ha fatto immaginando un miglioramento del 10% nell’audience. E quella scommessa, a conti fatti, a Viale Mazzini l’hanno portata a casa.

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Una media di ascolto del 58%

I dati Auditel elaborati dallo Studio Frasi indicano che la 72esima edizione del Festival di Sanremo chiude con ascolti medi delle cinque serate superiori agli 11 milioni di spettatori e una quota d'ascolto media del 58% con la serata finale sopra il 66 per cento. In tempi di ascolto televisivo in calo il Festival è l'evento che riporta davanti al televisore persone che lo hanno abbandonato e che, terminato Sanremo, con molta probabilità torneranno ad intrattenersi in altri modi.

Si tratta quindi di un vero “fenomeno”, un evento rimasto ormai l'unico a riuscire a produrre ascolti così straordinari e così a lungo, negli anni e nei minuti. L'ascolto medio degli Europei di calcio in estate è stato di 8,6 milioni, finale inclusa e compresi anche gli ascolti Sky. E anche considerando supplementari e rigori non si arriva a durate da quattro ore e a un possibile numero di break pubblicitari come per il Festival, nonostante la norma da poco in vigore che rivede gli affollamenti e che la Rai considera penalizzante.

Audience da record

Il Festival di Sanremo, spiega Francesco Siliato, media analyst dello Studio Frasi, «è come sempre diviso in due parti. L’ascolto medio della prima parte è di 14,1 milioni di persone per uno share del 56,8 per cento. La media delle seconde parti, che iniziano intorno alle 23:45, è di 7,4 milioni per uno share del 61 per cento». Per la finale siamo a 15,7 milioni e al 62% di share e 10,2 milioni e al 72% di share. «Rispetto allo scorso anno questa edizione registra una crescita del 36,6% negli ascolti (+2.965.126) e di 11 punti di share.Tra le 21 e l'una di notte l'ascolto complessivo è cresciuto di 3,2 milioni rispetto alla settimana precedente compresa fra martedì e sabato».

Festival per i giovani

Di rilievo il dato della “Generazione Z” (i nati fra il 1997 e il 2012) che, sempre secondo i dati elaborati dallo Studio Frasi, registra sulle cinque serate una quota d'ascolto media del 70%, con chi ha età tra i 20 ed i 24 anni al 72,7% e i 15-19enni al 71,6 per cento. Riguardo ai territori sopra la media sono andati Toscana e Puglia con oltre il 65% di share. Per le professioni sono quelle di livello medio a registrare il valore più alto (65,9%) con le persone che appartengono alla classe socioeconomica medio alta al 62,9% di share: il valore più alto per questo target Auditel che combina reddito e titolo di studio. «Di fronte ad una così elevata partecipazione di uomini, donne, bambini, ragazze, ragazzi e adolescenti, stonano le dichiarazioni di distanza fatte registrare da alcuni intellettuali, che credendo di marcare così la loro superiorità lasciano invece trapelare la loro indifferenza alla comprensione della cultura popolare e al tempo che vivono» conclude Siliato.

Raccolta record e utile sui 25 milioni

Intanto da questa settimana sanremese Rai e Rai Pubblicità non possono che tornare soddisfatte. Perché alla fine dei conti la kermesse porta a casa anche un discreto bottino in termini di profitto. Sui costi il direttore di Rai 1 Stefano Coletta ha glissato («io non parlo mai di costi», anche se quando si tratta di un’azienda che fa uso di soldi pubblici tanta perentorietà si fa fatica ad accettarla senza interrogarsi) puntualizzando solo che sono stati «leggermente inferiori allo scorso anno». I rumors indicano più o meno attorno ai 17 milioni. Il che fa presagire un gap positivo fra proventi della raccolta pubblicitaria (42 milioni dopo i 38 della scorsa edizione) e costi attorno ai 25 milioni. È dal 2015 che la kermesse sanremese porta risultati in utile.

Toccasana per i conti Rai

Di sicuro un toccasana per una Rai che per bocca del suo ad Carlo Fuortes e dall’inizio del suo mandato la scorsa estate, non ha mancato di sottolineare la precarietà finanziaria della Rai (con -625 milioni di posizione finanziaria netta messa a budget per il 2022). E questo sottolineando anche la necessità di portare nelle casse di Viale Mazzini tutto il canone, non depurato, come accade ora, da risorse che vanno a coprire altre spese che non riguardano la Rai. È bene, però, ricordare, come hanno precisato più volte gli stessi vertici Rai che, a fronte dei 90 euro di ammontare annuo, Viale Mazzini ne percepisce 75,4 euro. Il passaggio del canone infatti non avviene direttamente dalla bolletta alla Rai, ma transita per l’agenzia delle Entrate e poi da questa alle casse della televisione pubblica. E i 90 euro sono comprensivi del contributo al Fondo per l’Editoria in capo alla presidenza del Consiglio e di quello per le antenne locali, in capo al Mise. Da qui, la differenza che finisce alla tv pubblica rispetto alla cifra riscossa in bolletta

Il record, nonostante i nuovi affollamenti

Fatto sta che Rai ha messo agli atti introiti pubblicitari record. E questo nonostante i 4 break in meno delle prime serate. Quest'ultimo punto discende dalla modifica della normativa sugli affollamenti pubblicitari, in applicazione del nuovo Tusmar uscito dal recepimento della direttiva europea sui Servizi media audiovisivi (Smav). L'ad Rai, Carlo Fuortes, ha già avuto occasione di segnalare in generale il peso negativo sulla raccolta della Tv pubblica, con mancati introiti nell'ordine di circa 50 milioni nel 2022 e 130 milioni nel 2023. In parole semplici, le nuove regole riducono il monte secondi di pubblicità erogabile dai 3 canali principali Rai nella fascia tra le 18 e le 24 e quindi hanno un impatto sul prime time. Per preservare i break dell'evento Sanremo, nei giorni del Festival non ce ne sono stati dalle 18 alle 20.30.

Valori sopra le stime

Alla fine, hanno avuto ragione. E, anzi, l’ascolto dei break nei primi tre giorni è andato l’8% sopra le stime di Rai Pubblicità, sulle quali si tarano poi i listini proposti agli investitori. Rimane addirittura il dubbio che forse quell’asticella si sarebbe potuta spostare anche un po’ più su.

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