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Santanchè: pm Milano hanno depositato l’istanza di fallimento per Ki Group-Bioera

Per la Procura di Milano il piano di concordato semplificato proposto da Ki Group srl, società in cui il ministro del Turismo Daniela Santanchè in passato è stata nel board e ha avuto alcune quote, non è fattibile

(ANSA)

3' di lettura

Per la Procura di Milano il piano di concordato semplificato proposto da Ki Group srl, società in cui il ministro del Turismo Daniela Santanchè in passato è stata nel board e ha avuto alcune quote, non è fattibile.

Per questo i pm milanesi Maria Gravina e Luigi Luzi hanno depositato stamane al Tribunale fallimentare la richiesta di inammissibilità dello stesso concordato semplificato.

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Depositata l’istanza di fallimento per Ki Group-Bioera

Oltre al documento in cui ha chiesto ai giudici fallimentari di valutare la «inammissibilità» del concordato semplificato per Ki Group, la Procura di Milano ha anche già depositato la richiesta di “liquidazione giudiziale”, ovvero di fallimento, di tutto il gruppo, che comprende Ki Group srl, Ki Group Holding spa e Bioera spa. I pm Luzi e Gravina, col coordinamento dell’aggiunto Laura Pedio e del procuratore Marcello Viola, hanno già formalmente presentato ai giudici anche questa istanza, così come avevano già preannunciato nell’altro documento.

Pm: Bioera in situazione critica non può salvare Ki Group

Il piano di concordato semplificato proposto da Ki Group, «tramite la promessa di impegno economico presentato da Bioera spa, società in evidente stato di insolvenza, non permette il raggiungimento insito nello scopo insito nella procedura (...), ovvero quello di garantire non soltanto una semplice dismissione del compendio aziendale, quanto il mantenimento dell’unità operativa in capo ad altri (una sorta di continuità aziendale indiretta) volta a valorizzare, nel breve periodo, i complessi aziendali per una più proficua loro cessione al fine di ottenere liquidità per soddisfare i creditori».

Documento di dieci pagine

È un passaggio del documento di 10 pagine con cui la Procura di Milano chiede al Tribunale fallimentare di valutare l’inammissibilità del concordato semplificato, precisando che con «separato atto, verrà richiesta l’apertura della liquidazione giudiziale di gruppo» per le società Ki Group srl, Ki Group Holding spa e Bioera Spa. Quest’ultima, rilevano i pm, essendo in una situazione di criticità, «non si vede (...) come possa farsi carico del peso economico del piano proposto da Ki Group srl, ed adempiere alle obbligazioni assunte, per le quali non vi è, infatti, alcuna concreta garanzia ma solo un atto di fede». Pertanto i due pm concludono «rilevando la manifesta inattitudine» e «la non fattibilità» del piano di concordato semplificato «con riguardo alle garanzie offerte per assicurare la liquidazione, in palese danno ed in frode ai creditori con conseguente pregiudizio, aggravato, inoltre, dalla mancata comunicazione agli organi della procedura di importanti informazioni» in merito sia alle «integrazioni richieste dal Tribunale» sia «alle reali condizioni attinenti lo stato di salute economico-finanziario della società Bioera spa».

«Da Ki Group gravi omissioni a danno dei creditori»

Da parte di Ki Group, che ha chiesto al giudice del Tribunale fallimentare di Milano Francesco Pipicelli di accedere al concordato semplificato, c’è stata una «mancata comunicazione di informazioni fondamentali per la procedura» allo stesso Tribunale «e che, ad avviso di questa Procura, costituiscono delle gravi omissioni in danno dei creditori». Se il gruppo, come chiedono i pm, dovesse finire il liquidazione giudiziale, ossia il “vecchio” fallimento, amministratori ed ex amministratori rischierebbero le accuse di bancarotta e false comunicazioni sociali sul fronte penale. I pm Luzi e Gravina, coordinati dall’aggiunto Laura Pedio, mettono in luce che “l’Esperto” nominato dal Tribunale ha segnalato le mancate comunicazioni di Ki Group, in particolare, in relazione ad una «determinazione autorizzativa» di Consob, sullo «stato di avanzamento dell’accordo contrattuale con Geca» e della «sottoscrizione dell’aumento di capitale».

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