Santos, da regno di Pelè e Neymar a crocevia mondiale del traffico di droga
Il porto di Santos è il perno del commercio globale di cocaina e il regno incontrastato del Primeiro comando da capital, che da lì supervisiona una grande percentuale del traffico di droga dalle zone di produzione in Colombia, Paraguay, Perù e Bolivia. L’ottava puntata del podcast “NarcCovid” porta alla luce la forza di questa rete criminale
di Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi
I punti chiave
3' di lettura
Impossibile dire con certezza quanto quali siano i profitti del traffico internazionale di droga della criminalità organizzata brasiliana ma c’è chi si spinge a stimarli in oltre 240 miliardi di euro all'anno. Profitti talmente elevati che il Primeiro comando da capital ha deciso di sospendere la tassa mensile di 150 euro ai familiari dei detenuti, obbligatoria dagli anni ’90 per sostenere le spese vive dell’organizzazione, come gli autobus che portano le famiglie dei detenuti da San Paolo alle prigioni dell'ovest dello Stato.
Questo è quanto racconta l’ottava puntata di «NarCovid – Fiumi di denaro per i re della droga ai tempi della pandemia», da oggi disponibile solo su Apple Podcast . Anche questa puntata è ricca di fatti, storie, ricostruzioni e voci originali che, in questo articolo, si accennano solo.
San Paolo, il motore economico del Brasile
Con solo il 3% del territorio nazionale e oltre 40 milioni di abitanti, San Paolo produce circa un terzo del prodotto interno lordo nazionale e supera – sempre considerato singolarmente – la produzione di importanti Paesi dell'America Latina messi insieme, come Argentina e Cile. Ospita i più grandi complessi industriali e commerciali, oltre ad essere il centro finanziario e dei consumi del Sud America, che ne legittima lo status di «motore economico» del Brasile.
Gli italiani – accorsi in massa fin dalla fine del 18esimo secolo – hanno contribuito come nessuno allo sviluppo e oggi il 38% della popolazione è di origine italiana. Circa il 90% del parco industriale dello Stato si trova a meno di 200 km dal porto di Santos dove, agli inizi del Novecento, gli italiani caricavano enormi sacchi di caffè in partenza per il mondo. Da allora il porto di Santos ha conquistato un posto di rilievo nell'economia del Paese ed è diventato il porto più grande dell'emisfero australe, il secondo più grande dell'America Latina dopo quello di Colón a Panama e ha chiuso il 2021 con una movimentazione record di 4,8 milioni di tonnellate.
Santos, crocevia mondiale della droga
Ma tra tonnellate di soia, caffè, zucchero, carne, fertilizzanti e merci varie caricate e scaricate ogni giorno su e giù da migliaia di container è facile – per la criminalità organizzata – spedire quantitativi impressionanti di droga, al punto che oggi, il porto di Santos è considerato da alcuni analisti il centro del commercio mondiale della cocaina. Forse un’esagerazione ma i fatti raccontano una realtà molto vicina a questa narrazione.
Il porto di Santos – il 46esimo più trafficato al mondo – è dunque il perno per il commercio globale di cocaina ed è il regno incontrastato del Primeiro comando da capital, che da lì supervisiona una grande percentuale del traffico di droga dalle zone di produzione in Colombia, Paraguay, Perù e Bolivia, per rifornire i mercati nazionali e internazionali. La droga transita attraverso vari Stati brasiliani come Mato Grosso, Mato Grosso do Sul e Amazonas, prima di finire sulle strade delle principali città brasiliane o essere spedita all'estero.
Secondo le stime diffuse dal Centro di ricerca e analisi sul crimine organizzato Insightcrime, Primeiro comando da capital traffica fuori dai confini patri, principalmente attraverso il porto di Santos, circa 40 tonnellate di cocaina all'anno per un valore che al dettaglio sfiora i 14 miliardi di euro.
Così va il mondo che ha sempre ricordato Santos non per il suo porto ma per Edson Arantes do Nascimento – per tutti “Pelè, il re del calcio – e, più di recente per Neymar Jr che qui ha iniziato a giocare per la squadra locale.
Gli 11mila affiliati del Primeiro Comando da Capital
Oggi il mondo intero – che lo voglia o no – ha invece a che fare con il Primeiro Comando da Capital di San Paolo, celebrato anche in canzoni e raccontato in film, che può contare su oltre 11mila affiliati.
Il gruppo si è formato sulla scia del massacro dell'ottobre 1992 nella prigione di Carandiru di San Paolo, una delle più dure di tutta l’America del Sud, in cui le forze di sicurezza brasiliane uccisero 111 prigionieri in seguito a una rivolta scatenata dalla mancata assistenza sanitaria. Nel carcere – che contava settemila detenuti – c’era un solo medico.
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