«Sapienza contro le mafie», università presidio di legalità
Tre giorni di confronto promosso dall’ateneo. La rettrice Polimeni: tema formativo delle basi per uno sviluppo di una società migliore e, per gli studenti, anche come base di preparazione per qualsiasi sfida futura
di Redazione Scuola
2' di lettura
L'università come presidio di sensibilizzazione per la lotta alla criminalità organizzata. Si è aperta lunedì 16 maggio la tre giorni “Sapienza contro le mafie: dalla parte della Costituzione. Aspettando il 23 maggio” in corso nel teatro dell'ateneo dell'università La Sapienza. In occasione del primo appuntamento hanno partecipato all'evento la rettrice dell'ateneo Antonella Polimeni, la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, Lamberto Giannini, capo della Polizia e direttore generale della Pubblica sicurezza, il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Teo Luzi e della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana, oltre al fondatore di Libera Don Luigi Ciotti, al procuratore Francesco Lo Voi.
Gli interventi
In apertura la rettrice Polimeni dando il benvenuto agli ospiti ha sottolineato l'importanza del tema trattato e dell'antimafia come «formativo delle basi per uno sviluppo di una società migliore e, per gli studenti anche come base di preparazione per qualsiasi sfida futura». Prendendo poi la parola la ministra Lamorgese ha invece evidenziato «lo spartiacque importantissimo del 23 maggio 1992, giorno della strage di Capaci. Le mafie hanno dovuto assistere all'inizio di una nuova storia. L'impegno della Repubblica nella lotta ai poteri mafiosi si esprime e si continua a esprimere anche oggi in una lotta iniziata 30 anni fa», ha continuato. «L'Italia continua a combattere le mafie e l'associazionismo gioca oggi un ruolo fondamentale per la coesione sociale e la lotta alla criminalità organizzata. Ribellarsi alle mafie non è mai semplice ma oggi è diventato possibile - ha aggiunto ancora -. Vigileremo con la massima attenzione sui fondi europei in arrivo per questa fase post pandemica», ha concluso la numero uno del Viminale. Quindi la parola è andata al capo della polizia Lamberto Giannini Giannini che ha evidenziato la necessità e l'importanza «di fare rete per la costruzione di una vera coscienza anti mafia. Bisogna rinnovare quei valori che portarono all'estremo sacrificio poliziotti caduti per combattere la mafia», ha concluso Giannini. Per il comandante Luzi «non bisogna dimenticare la pervasività del fenomeno mafioso che ha raggiunto tutte le zone del nostro Paese. Bisogna vigilare tra le altre cose sulla gestione dei rifiuti, vera montagna d'oro per la criminalità organizzata», ha concluso. Il tema economico è stato toccato anche dal comandante Zafarana per evidenziare «la necessità di trasformare i dati in tesori ad esempio grazie alle incrocio di banche dati per scoprire grandi patrimoni illecitamente accumulati da mafiosi. Tenere sempre alta la guardia specie per le connessioni della malavita organizzata con la dimensione internazionale», ha concluso il capo della Guardia di finanza. L'incontro si è chiuso con un forte richiamo della figura di Antonino Caponnetto da parte del procuratore Lo Voi, «Lui disse “è tutto finito” all'indomani di Capaci ma da lì nacque vero impegno e svolta nella lotta alla criminalità», e con l'intervento di Don Ciotti: «Abbiamo tutti gli strumenti per impedire che le mani delle mafie possano posarsi nei gangli del nostro sistema economico dopo lo shock della pandemia. Non dobbiamo tirarci indietro», ha concluso Don Ciotti.
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