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Sarà la formazione di qualità l’esame per il nostro futuro

Colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro in Italia deve essere possibile per il futuro del Paese e per farlo non si può prescindere da un’Istruzione e Formazione di qualità, Goal 4 dell’Agenda 2030 che stabilisce l’importanza della qualità in questo ambito

di Lorenza Lei

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3' di lettura

Colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro in Italia deve essere possibile per il futuro del Paese e per farlo non si può prescindere da un’Istruzione e Formazione di qualità, Goal 4 dell’Agenda 2030 che stabilisce l’importanza della qualità in questo ambito. Con la pandemia è nata un’emergenza nell’emergenza, l’istruzione di qualità ha segnato una battuta d’arresto causata per lo più da una didattica che ha dovuto inseguire le difficoltà e ha intrapreso un percorso da remoto spesso in ritardo e disorganizzato, che ha portato alla diminuzione di attenzione da parte degli studenti. Le competenze minime acquisite dagli studenti sono oggi spesso inadeguate e le criticità preesistenti sono state acutizzate, per cui vien da chiedersi se le decisioni prese negli ultimi due anni (e non solo) sono state davvero una forma di protezione nei confronti di questi giovani.

Ma ora bisogna preparare comunque sia il corpo docente che gli studenti a un nuovo metodo di studio. Cambiamenti economici, climatici e demografici hanno trasformato e trasformeranno ancor più velocemente nel prossimo futuro la società, così come il mondo del lavoro che sarà sempre più improntato su Industria 4.0 e rivoluzioni green, oltre che digitali. Secondo le stime della Commissione Europea, però, solo il 3,5% degli studenti universitari frequenta un corso di laurea in ICT e 1 lavoratore su 3 non possiede competenze digitali di base. In Italia c’è un vuoto di laureati STEM che non si riesce a colmare e le aziende riscontrano enormi difficoltà nel trovare il candidato giusto: nel 2021 la richiesta di laureati nelle discipline scientifico-tecnologiche è stata di 634mila profili, secondo i dati Unioncamere-Anpal e Almalaurea, ma 4 profili su 10 sono risultati non idonei, cioè la preparazione non era all’altezza per 240mila candidati.

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In un sistema via via più virtuale e legato a innovazioni tecnologiche e di comunicazione digitale, i tradizionali organi pedagogico-formativi, Scuola e Università prima di tutti, spesso stentano oggi a stare al passo. Oltre a stravolgere equilibri socio-economici, la pandemia ha infatti accelerato il cambiamento del mercato del lavoro, modificando le competenze richieste ai lavoratori e, le abilità apprese nel contesto dell’istruzione formale, diventano obsolete più rapidamente. In più, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, secondo dati Istat sono oltre 500mila i ragazzi che hanno lasciato gli studi: dall’analisi risulta che complice di questo ritiro è stato il difficile accesso agli strumenti di cultura digitale che molti studenti si sono trovati ad affrontare, pur essendo in gran parte nativi digitali. Ma tecnologia e apprendimento non possono più seguire due percorsi separati, devono invero essere integrati in modo efficace e per farlo è necessario fornire le competenze a studenti e insegnanti, attraverso una formazione continua di qualità. Per fare ciò, devono necessariamente aumentare gli investimenti per la cultura digitale, ancor più fondamentali in vista del quarto obiettivo dell’Agenda 2030, Istruzione e qualità, per cui si richiede l’impegno al raggiungimento di un’educazione di qualità a tutti i livelli consentendo accesso e opportunità di apprendimento specialmente a coloro che si trovano in situazioni delicate.

La pandemia ha portato la società ad un importante balzo in avanti nell’utilizzo delle nuove tecnologie e ha fatto prendere a individui di ogni età maggiore familiarità con le competenze digitali. La didattica a distanza sarà uno strumento che potrà essere attuato in caso di nuova emergenza, ma potrà essere utilizzato anche a completamento della didattica in presenza. Per essere valido ed efficiente, bisogna sviluppare questo metodo didattico e farlo diventare alla portata di tutti. Una delle sfide che segneranno il nostro immediato futuro sarà proprio ridurre la forbice in tema di accesso alle tecnologie. Ma c'è un punto favorevole da cui partire: le nuove generazioni sono nativi digitali per cui la tecnologia è già parte integrante della quotidianità e, se ben adoperata, offre grandi potenzialità per lo sviluppo del futuro di bambini e giovani. Come aiutare studenti e famiglie in questa educazione alla cultura digitale? È fondamentale migliorare l’alta formazione così da creare una cerniera tra il mondo della scuola e dell’università e le famiglie. L’Italia ha un gravissimo gap da recuperare in termini di occupazione e formazione giovanile, sarà sufficiente il Pnrr per colmarlo? È necessario incanalare le risorse disponibili nei settori e territori giusti, così da incrociare adeguatamente la domanda con l’offerta di lavoro e puntare su una solidità del divenire, cogliendo le opportunità offerte dal cambiamento tecnologico che l’emergenza sanitaria ci ha posto di fronte per rispondere alla crisi. Una via verso la cultura digitale che da necessità si trasforma in opportunità.

ProRettore Vicario e Docente presso l’Università eCampus

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