Cultura

Sardegna, i nuraghi puntano a entrare nel patrimonio dell’Unesco

L’iniziativa dell'associazione no profit “La Sardegna verso l'Unesco”, è sostenuta da un esercito trasversale che unisce cultura, finanza e sport

di Davide Madeddu

2' di lettura

L'obiettivo è far inserire i nuraghi e il resto dei monumenti della civiltà nuragica della Sardegna nel patrimonio tutelato dall'Unesco. E farli diventare protagonisti di uno sviluppo economico e strategico. Anche grazie alle risorse previste dal Recovery Fund.

Per sostenere questa causa, lanciata dall'associazione no profit “La Sardegna verso l'Unesco”, è sceso in campo un esercito trasversale che unisce cultura, finanza e sport. Perché con la valorizzazione e tutela del patrimonio nuragico, composto da villaggi, pozzi sacri, tombe dei giganti oltre a un mondo “ancora da scoprire” può arrivare una nuova occasione di crescita e sviluppo.

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Un tesoro da scoprire e proteggere

Un universo incantato dove anche lo stilista Antonio Marras (a Barumini) ha presentato lo scorso febbraio la sua ultima collezione. «I monumenti della civiltà nuragica hanno un potenziale di attrattività che nel Mediterraneo è comparabile solo con l'Egitto dei Faraoni - scrive nella presentazione dell'associazione il presidente Michele Cossa -. Sono stati ben valorizzati alcuni siti (tra questi eccelle Barumini), ma questo incredibile patrimonio non è mai stato oggetto di un approccio sistematico e unitario. Le ragioni sono diverse, anzitutto di natura economica: per portare alla luce, proteggere, rendere fruibili e promuovere un patrimonio fatto di migliaia di siti distribuiti in tutta la regione occorrono risorse enormi».

Da qui l'avvio della mobilitazione con la richiesta di iscrizione dei «monumenti della civiltà nuragica nella lista dell'Unesco» per «porre le basi non solo per tutelare ma anche per sfruttare in modo intelligente e con una pianificazione appropriata una risorsa molto ricca di potenzialità ma che è ancora largamente sottoutilizzata ed esposta a gravi pericoli».

Speranze dal Recovery fund

L'occasione per valorizzare questo patrimonio, come si legge nel manifesto dell'associazione, in cui si rimarca che «non esiste nemmeno un catalogo certificato dei siti nuragici» potrebbe arrivare dal Recovery fund. «Un'occasione unica, che la Sardegna non può perdere, per realizzare il suo sogno di avere una economia che non sia più dipendente dal residuo fiscale delle regioni più ricche, ma che tenda verso l'autosufficienza, che è la premessa necessaria per una autonomia vera e piena. Questa è anche l'essenza della battaglia per l'inserimento del principio di insularità nella Costituzione, che infatti si lega strettamente a questa iniziativa».

Sostegno al progetto da università e Cagliari Calcio

A sostenere il progetto in qualità di partner le università di Cagliari e Sassari, il centro ricerche Crs4, il distretto aerospaziale della Sardegna (Dass), Confindustria Sardegna, la Regione e il Consiglio regionale, le associazioni dei sardi nel mondo (Fasi) e la rete delle Proloco e la Fondazione di Sardegna (Fondazione bancaria con quote in Bper e Cdp). Oltre a sindaci e Consigli comunali.Ai sostenitori della mobilitazione, cui ha aderito anche il Fai, si è unito, questi giorni, il Cagliari Calcio. «È con orgoglio che il Cagliari Calcio ha deciso di sostenere questa iniziativa - annuncia Mario Passetti, direttore generale del club -. L'ingresso dei monumenti della civiltà nuragica nella lista del patrimonio mondiale dell'umanità rappresenterebbe una fondamentale occasione di valorizzazione della nostra Isola e della sua cultura millenaria: puntare sul passato per guardare al futuro, pensando a nuove opportunità di sviluppo, specie in chiave turistica».

Da qui la decisione di supportare la campagna con le attività sui canali del Club e in occasione della prossima gara di campionato alla Sardegna Arena.

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