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Sardine e non solo: da «balena bianca» a «trota», il dizionario ittico della politica

Dalla definizione della Dc come Balena Bianca al Trota, figlio di Umberto Bossi. Le Sardine sono solo l’ultimo caso di appellativo politici rubati al mondo ittico

di Andrea Marini

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3' di lettura

Il movimento delle Sardine è solo l’ultima espressione che il mondo della politica ha preso dal mondo ittico. Il più famoso, e forse il più antico, è quello di «Balena bianca», appellativo con cui veniva chiamata la Dc. Per non tralasciare i numerosi «delfini» attribuiti a Silvio Berlusconi. Più recenti sono espressioni come «trota», appellativo con cui Umberto Bossi chiamò suo figlio Renzo, oppure «capitone» e «salmone».

Balena Bianca
Si dice che il primo ad attribuire il soprannome “balena bianca” alla Democrazia Cristiana fu il giornalista Giampaolo Pansa. «Balena» perché prendeva molti voti e «bianca» in riferimento al suo colore politico. I più maligni facevano riferimento alla voracità di Moby Dick. Ma l’appellativo non dispiaceva ai vertici democristiani: fu realizzato negli anni 80 uno spot per le elezioni europee con protagonista una balena. Lo slogan era “La balena bianca è grande, mansueta e non inquina”.

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Capitone
Da «Capitano» a «Capitone», nome comune della femmina di anguilla, di grandi dimensioni. Con questo appellativo il leader leghista Matteo Salvini è stato apostrofato da alcuni dei suoi avversari politici. «Salvini che gira l’Italia facendosi chiamare “Capitano” con felpe e uniformi, e poi al momento di metterci la faccia scompare o evapora. Ma quale “Capitano”, al massimo è un “capitone”», ha detto a metà agosto il senatore M5s e presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra.

Delfino
«Essere il delfino di qualcuno», ovvero essere il successore, destinato a raccoglierne l’eredità politica. Tale espressione deriva da “delfino di Francia”, titolo nobiliare attribuito al figlio primogenito e diretto erede del re di Francia. Famosi sono stati i numerosi “delfini” di Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia. Delfini che hanno tentato tutti di emanciparsi, con alterne fortune: da Gianfranco Fini a Giovanni Toti, passando per Angelino Alfano.

Salmone
«Accanto alle sardine servono anche i salmoni, quelli capaci di remare controcorrente, per raccontare la verità a questo Paese e per fare le cose», ha detto Matteo Renzi ad una convention di Italia Viva. Pare che il primo ad identificare Renzi come «salmone» sia stato nel 2014 Maurizio Mandola, titolare della pizzeria Far West, la preferita dell’ex rottamatore. Mandola battezzò una pizza in onore dell’allora premier: «C’è il salmone, perché va controcorrente. Renzi però mangia solo margherita», disse.

Sardine
Il movimento delle Sardine è nato a novembre scorso in chiave anti Salvini, come reazione ad un evento a Bologna della Lega, con lo stesso Salvini e la candidata alle regionali del 26 gennaio Lucia Borgonzoni. Il Paladozza, dove era in programma la manifestazione leghista, può contenere 5.570 persone. I fondatori del movimento si erano posti come obiettivo di mettere insieme 6 mila persone, da raggruppare in una piazza piena come una scatola di sardine. L’invito diffuso sui social recitava: “Crea la tua sardina e partecipa alla prima rivoluzione ittica della storia”. In piazza alla fine arrivarono in 15mila.

Squalo
Vittorio Sbardella, storico leader della Democrazia Cristiana a Roma nella prima repubblica, era chiamato dai suoi avversari “lo squalo”. Un appellativo che non fu mai un problema per lo stesso Sbardella, forse perché ben si attagliava al suo fisico possente e alla sua indole: una persona che agisce d’impeto, senza delegare ad altri la posizione di prima linea nello scontro. Da allora non sono sfuggiti all’appellativo di squalo (non certo come vezzeggiativo) molti politici nella parte alta della loro parabola politica: da Silvio Berlusconi a Matteo Salvini, passando per Matteo Renzi.

Trota
«Un delfino? Per adesso è una trota. È curioso, come tutti i ragazzi, si interessa delle cose più importanti...». Fu lo stesso leader della Lega Nord Umberto Bossi nel 2008 a definire così, sorridendo, suo figlio Renzo a chi gli chiedeva se stesse diventando per caso il suo delfino. Il figlio del fondatore della Lega Nord mostrò di gradire il nomignolo, tanto da produrre magliette e spillette con una trota stilizzata. Renzo Bossi diventò poi consigliere regionale in Lombardia, per poi dimettersi sull’onda delle inchieste giudiziarie sulla gestione dei rimborsi elettorali della Lega Nord.

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