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Saudi Aramco accelera l’Ipo (ma per ora solo sul listino domestico)

di Sissi Bellomo

2' di lettura

La quotazione in borsa di Saudi Aramco sembra essere davvero in rampa di lancio. Dopo numerosi rinvii e ripensamenti, Riad avrebbe ora scelto il pool di banche alle quali affidare l’operazione: nove istituti in tutto, dicono fonti delle maggiori agenzie di stampa, tra cui molti big internazionali.

I nomi che circolano comprendono quelli di JpMorgan Chase e Morgan Stanley (già coinvolte nelle fasi preliminari, prima che l’iter per l’Ipo venisse interrotto l’anno scorso), affiancati da Bank of America Merrill Lynch, Goldman Sachs, Credit Suisse, Citigroup, Hsbc. Insieme a loro anche i sauditi della National Commerce Bank e del Samba Financial Group.

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Le operazioni per lo sbarco in borsa del colosso petrolifero statale hanno subito di recente un’improvvisa accelerazione, tanto che già a novembre potrebbe esserci un collocamento iniziale sul Tadawul, destinato a rimanere il listino primario, per una quota dell’1%.

Sarebbe solo l’avvio di quella che è stata definita l’«Ipo del secolo», con cui Riad spera – in modo poco realistico, secondo molti analisti – di strappare una valutazione di 2mila miliardi di dollari per la società. Un altro 1% verrebbe collocato nel 2020, per consentire alla borsa saudita (che di certo non è tra le più liquide) di assorbire il colpo.

L’obiettivo finale – secondo i piani iniziali, annunciati nel 2016 dal principe ereditario Mohammed bin Salman e mai più smentiti – si dovrebbe arrivare a quotare il 5% di Saudi Aramco. Ma soprattutto ci dovrebbe essere anche lo sbarco su una grande borsa internazionale: New York, Londra, Tokyo o magari Hong Kong. Sui prossimi passi tutto resta però molto fumoso.

Il ceo di Saudi Aramco, Amin Nasser, pochi giorni fa ha confermato che l’Ipo avverrà «molto presto» e che anche per la quotazione all’estero «è tutto pronto», ma ogni decisione su tempi, luogo e modalità spetta al governo. Riad a quanto pare vuole procedere per gradi, ma ha comunque avuto la mano pesante nel dare l’avvio al processo.

La presidenza della compagnia petrolifera è stata strappata la settimana scorsa a Khalid al Falih, che poco dopo ha anche perso l’incarico di ministro dell’Energia, assegnato al principe Abdulaziz bin Salman, fratello per parte di padre del sempre più dispotico Mohammed.

Presidente di Saudi Aramco è diventato Yasser al-Rumayyan, già governatore del fondo sovrano, nonché uomo di fiducia del principe ereditario.

Contemporaneamente sono partite le lettere di incarico alle banche per coordinare l’Ipo. Per sceglierle c’era stato un ultimo rapido giro di colloqui e presentazioni all’inizio di questo mese, tra Dahran, Dubai e Londra, scrive la Bloomberg. Ma a scaldare i rapporti c’era già stato il maxi-bond internazionale, con cui Aramco mesi fa aveva raccolto ben 12 miliardi di dollari.

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