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Il mercato del lavoro italiano sta evidenziando in questo primo scorcio di 2023 diversi segnali positivi. A partire dall’andamento del tasso di occupazione 15-64 anni che lo scorso febbraio ha raggiunto in termini destagionalizzati i suoi massimi storici arrivando a sfiorare il 61% (60,8%) A questo si aggiunge un sia pure contenuto ridimensionamento della precarietà (intendendo con questo termine il rapporto fra contratti alle dipendenze a tempo determinato e totale dipendenti) che oggi riguarda il 16,2% di tutti gli occupati dipendenti, 1,2 punti percentuali in meno rispetto a febbraio 2022. Questi dati non possono essere oggi calati sui territori ma qualche indicazione sugli andamenti territoriali può arrivare dal sistema informativo Excelsior realizzato in sinergia da Unioncamere e Anpal e che misura con cadenza mensile la richiesta di lavoratori da parte delle imprese extra-agricole con dipendenti. Anche questi dati evidenziano un buon momento del mercato del lavoro sia pure con le consuete differenziazioni territoriali. Ed un terreno di significative divergenze fra andamenti nazionali e territoriali è proprio il Nord-Ovest (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria) che ha registrato un cospicuo incremento di entrate fra i primi 4 mesi del 2022 e quelli del 2023 (+10%) ma decisamente inferiore rispetto al 17% medio nazionale. A frenare la performance dell’area è stata la regione di maggiore dimensione, ovvero il Piemonte fermatosi ad un tasso di crescita dell’8,8% nei primi quattro mesi dell’anno. In particolare, il Piemonte è stato penalizzato dalle debole performance di Cuneo, Alessandria, Asti con quest’ultima che rappresenta una delle uniche cinque province italiane che ha subito una diminuzione nelle entrate di lavoratori in questo primo scorcio di anno. Ma anche al di fuori del Piemonte i risultati non sono esaltanti con una sola eccezione: la provincia di Savona che cresce di quasi il 27%. La debolezza di questi andamenti ha depresso il rapporto fra entrate di lavoratori e popolazione potenzialmente interessata che si è fermato in questi primi quattro mesi dell’anno a quota 4,61 ogni 100 residenti tra i 15 e i 64 anni. Peggio fa Asti con un rapporto che scende a 3,30 collocandosi al di sotto di numerose province del Mezzogiorno. Sul fronte opposto solo la riviera del Ponente Ligure e la provincia del Verbano-Cusio-Ossola mostrano risultati decisamente al di sopra della media. La crescita del fabbisogno occupazionale delle imprese nel Nord-Ovest è stata pressoché identica sia nell’industria sia nel terziario. Mentre da un punto di vista dei livelli di inquadramento crescono maggiormente gli impiegati, le professioni commerciali e dei servizi (+16,0%), le professioni non qualificate (+14,7%). Ritmi di crescita più contenuti si registrano in corrispondenza delle figure apicali aziendali (+2,0%) e degli operai specializzati (+7,4%).
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