Infrastrutture green

Savona porto verde con gru elettriche e impianti solari

Un piano in corso di elaborazione da parte di Ire permetterà, con il fotovoltaico, di far fronte alle necessità energetiche Rosasco: ruolo chiave per l'autoproduzione a disposizione degli utenti

di Raoul de Forcade

Il terminal di Vado Ligure è alimentato elettricamente grazie a un collegamento con la rete ad alta tensione. E le gru più grandi funzionano con l'elettricità

4' di lettura

Un impianto fotovoltaico per illuminare il porto di Savona con energia green e a chilometro zero. Si tratta di un ulteriore passo dello scalo della Torretta verso una sempre maggiore sostenibilità, che è perseguita anche nella nuova piattaforma container di Vado Ligure, dotata di gru elettriche, e che passa attraverso le navi passeggeri (di Costa Crociere) alimentate a Gnl (gas naturale liquefatto), la prima delle quali già fa scalo al Palacrociere savonese, e alla possibilità di creare un impianto di alimentazione elettrica (cold ironing) per le unità merci in banchina.

Per quanto riguarda l’illuminazione, il progetto non è ancora operativo ma è in corso di elaborazione da parte di Ire (Agenzia regionale ligure infrastrutture recupero energia). Mariano Rosasco, ad di Sv Port service, società che cura, a Savona e Vado, la trasformazione e la distribuzione dell’energia elettrica e gestisce la rete idrica e i rifiuti portuali, spiega che questo piano «permetterebbe di far fronte alle necessità energetiche per illuminare il porto, pari a circa 600 megawattora l’anno, con un impianto fotovoltaico di opportuna potenza, associato a una batteria di accumulatori da 3 megawattora, in grado di restituire l’energia necessaria agli impianti di illuminazione, già dotati di proiettori a basso consumo, per otto ore».

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Questo è possibile, prosegue Rosasco, «grazie alla rete di distribuzione elettrica del porto, di proprietà dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure occidentale (porti di Genova e Savona, ndr), che può mettere a disposizione dei propri utenti, sotto forma di autoproduzione, tutta l’energia prodotta al suo interno. In particolare, nei periodi di massimo irraggiamento, una parte dell’energia prodotta sarà immagazzinata e l’altra utilizzata direttamente dalle utenze portuali; nei periodi invernali la parte di energia necessaria verrà prelevata durante la notte dalla rete».

Insomma, tutta l’energia prodotta, afferma Rosasco, «viene utilizzata in loco come autoproduzione, cosa che consente, ad oggi, di prevedere un tempo di ammortamento degli impianti di circa 15 anni. Ma che in futuro, con la prevedibile riduzione dei costi delle batterie, potrà scendere a 10 anni, senza contare su finanziamenti o incentivi». Secondo Rosasco va anche considerato «come valore aggiunto avere un impianto di sicurezza, l’illuminazione delle banchine, che non risente di eventuali blackout della rete nazionale».

Sempre grazie alla configurazione della rete di distribuzione nel porto di Savona, sostiene il manager, «il passo successivo può essere quello di implementare o sostituire alcuni mezzi necessari alla movimentazione delle merci con omologhi elettrici dotati di doppia batteria, una da utilizzare sul mezzo stesso e l’altra da mettere in carica durante il giorno, usufruendo di un impianto fotovoltaico della rete portuale: in porto ci sono molti magazzini che hanno tetti ben esposti al sole». La relativa maggiore spesa «dovuta al raddoppio della batteria e all’impianto - conclude Rosasco - viene compensata dal risparmio nel tempo dovuto al minor costo dell’energia in autoproduzione. I due interventi sopra descritti, peraltro, hanno un importante impatto dal punto di vista delle emissioni, soprattutto a livello locale».

I progetti illustrati, inoltre, sottolinea Rosasco, sono in linea con «la Direttiva Ue 2018/2001 dell’11 dicembre 2018, che ha l’obiettivo di diffondere l’utilizzo intelligente delle energie rinnovabili, in modo da aumentare significativamente la quota green a disposizione del fabbisogno energetico».

Guardando poi al solo porto di Vado, in tema di opportunità energetiche lo scalo, dice Rosasco «ha una potenza elettrica a disposizione di 40 megawatt, pari al doppio del porto che ne ha di più in Italia, cioè Gioia Tauro». Questo perché lo scalo -nel quale è stata appena inaugurata (il 12 dicembre) Vado gateway, la nuova piattaforma container gestita dai danesi di Maersk, insieme ai cinesi di Cosco shipping ports e Qingdao port international - si giova della fornitura di energia proveniente direttamente dalla rete nazionale ad alta tensione, tramite una sottostazione elettrica costruita ad hoc per il porto.

Questa centrale, oltre a fornire energia alle infrastrutture per la movimentazione dei container utilizzate da Vado gateway, società guidata da Paolo Cornetto, sarebbe in grado anche, se il sistema venisse approntato, di fornire energia elettrica alle portacontainer ferme in banchina (a patto che le navi siano attrezzate per il cold ironing), consentendo loro di spegnere i motori durante le operazioni e di abbattere le emissioni. Nel frattempo il porto di Vado può giovarsi già del fattore elettricità per le gru. Sia quelle “di banchina” (per la movimentazione dei container ship to shore) sia quelle “di piazzale” (senza operatore in loco e guidate da remoto) sono infatti interamente elettriche, alimentate direttamente con tre linee in cavo a 20mila volt. Sono, inoltre, a recupero di energia: quella prodotta dalla frenata del container che scende, viene riutilizzata.

Infine, le gru “a cavaliere”, utilizzate per la movimentare i contenitori dalle banchine alle zone di scambio interne e da qui al piazzale e quindi alle aree di scambio col trasporto stradale, sono ad alimentazione ibrida; montano motori diesel elettrici. Nel terminal, poi, si trovano 800 prese per l’alimentazione di container frigo.

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