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Scampìa cerca il riscatto, ma la rigenerazione è incompiuta

Il piano di abbattimento delle Vele e di costruzione di nuovi alloggi parte nel ’97: 1.800 case assegnate, ora ne servono altre 450

di Vera Viola

In demolizione. Una fase dell’abbattimento della Vela Verde di Scampia, ritenuta simbolo di Gomorra, nel 2020

4' di lettura

Le periferie tornano alla ribalta. La coincidenza della scoperta di gravi atti di delinquenza (lo stupro di gruppo ai danni delle cuginette di Caivano) con il taglio dei fondi del Pnrr per le periferie italiane proposto dal Governo italiano alla Ue (si veda l’articolo qui sotto) ; e l’altra coincidenza, quella delle proteste dei comitati di Scampia per la riqualificazione (il 14 settembre al Pantheon a Roma) che chiedono interventi celeri dello Stato, con le stese con i mitra nelle strade di Caivano contro il decreto del Governo, riaccendono i riflettori sulle aree degradate della città.

Il tema riguarda in modo particolare il Sud. Dove le aree povere e degradate, in cui la criminalità trova terreno fertile per tutti i suoi affari, sono più numerose. Periferia simbolo è quella di Scampia, a Napoli, tra le più note, con programmi di riqualificazione partiti da decenni ma rimasti incompleti. Per svariati motivi Scampia è luogo da osservare; è periferia degradata e centro di lotte sociali, è la municipalità in cui si è sviluppata una rete di associazioni che difendono i diritti dei cittadini, è il quartiere in cui un anno fa circa è arrivata l'Università Federico II con i corsi per le professioni sanitarie, ma la contaminazione non è ancora avvenuta.

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La storia - Le vele di Scampia sono un complesso residenziale costruito tra il 1962 e il 1975. Sono solo uno dei grandi insediamenti dell’area: poco distante la 167 ospita oltre 2mila famiglie. Palazzoni creati nel nulla: intorno non c’erano negozi neanche di alimentari, nè scuole, nè occasioni di lavoro. Dopo il terremoto dell’80 la camorra si impadronisce di quei territori, mette le mani sui fondi per la ricoscruzione e il “Sistema” occupa tutti gli spazi lasciati vuoti dallo Stato. I ragazzi non vanno a scuola, le loro famiglie si dedicano a commercio senza averne la licenza. La droga dilaga: Scampia diventa una grande piazza di spaccio.

Arriva una prima risposta dello Stato quando nel ’97 viene demolita la prima Vela. Dei sette edifici ne cadono in frantumi alti tre nel 2000, 2003 e nel 2020; dei tre rimasti, due saranno demoliti mentre l’ultimo verrà riqualificato, la vela “Celeste”, testimonianza di un passato negativo che si spera di archiviare. Ma i lavori di riqualificazione dell’area liberata con l’ultima demolizione, attesi quest’estate, non sono partiti.

«Il Comune di Napoli ha dato priorità agli interventi di riqualificazione delle periferie – spiega l’assessore all’Urbanistica Laura Lieto – con un piano da 350 milioni in parti coperti dal Pnrr». Di cui 100 (compreso il Fondo complementare e fondo per le opere indifferibili) destinati a Scampia. Oggi però la quota Pnrr è incerta. «Da parte nostra acceleriamo. L’attuale incertezza suscita preoccupazione nei cittadini che da troppi anni attendono la casa». È in allarme infatti il Comitato Vele di Scampia che da anni si batte per la demolizione dei ghetti e la costruzione di nuovi alloggi. «Sono stati costruiti 1.800 alloggi e assegnati a legittimi aventi diritto. Restano da realizzare altre 450 case», sollecita Omero Benfenati, leader del movimento. È di poche settimane fa l'ultima protesta a Roma nel Pantheon. Protesta indirizzata al Governo Meloni e in particolare al ministro Fitto per i tagli proposti al Pnrr.

Il riscatto parte dal basso - Nella “periferia maledetta”, proprio negli anni più bui, qualsosa si muove: sono le associazioni del terzo settore che reagiscono per arginare il disastro. Nasce il Gridas per iniziativa di Mirella La Magna e di Felice Pignataro, con l’intento di animare, creare occasioni di incontro e formare uno spirito di comunità: il Gridas organizza il Carnevale che oggi richiama anche 3mila spettatori. Nascono Chiku, Gatta Blu, e molte altre associazioni. Creano la rete “Pangea”. «Siamo un esercito – precisa Mirella La Magna – che lavora in silenzio e con grandi ostacoli: poche risorse, nessuna collaborazione da parte di enti e amministrazioni. Ma i risultati del lavoro che facciamo ci sono: cresce il numero delle persone di buona volontà, proponiamo una cultura della legalità e del rispetto per le persone e per i luoghi che contrasta l’individualismo e l’egoismo proposto dalla malavita». Poi aggiunge: «Potremmo fare molto di più se solo si riuscisse a creare occasioni di lavoro – aggiunge Mirella – vorremmo più artigianato, più servizi. Ma avremmo bisogno di altro supporto». «Il lavoro manca – osserva Aldo Barba, docente di Economia Politica della Federico II – eppure, a qualche migliaio di metri dalle Vele, c’è una delle zone industriali più importanti e ben organizzate d’Italia, quella di Arzano. Ma molti ragazzi del luogo sono vittima di forme molto marcate di esclusione sociale e sono quindi privi di qualificazione, culturale prima ancora che tecnica, per avviare un percorso professionale di qual si voglia tipo». «Abbiamo avviato un censimento delle aree più depresse – dice Francesco Izzo, docente della Università Vanvitelli – per istituire un osservatorio».

Nel 2022 a Scampia arriva l’Università - È settembre, poco prima dell’avvio dell’anno accademico, quando viene inaugurata la nuova sede della Federico II. Il progetto è di Gregotti ed era partito nel 2006. Ci sono voluti 17 anni per realizzarlo. È quella “funzione qualificata” _ così dicono gli urbanisti – che deve portare una ventata di normalità nel quartiere delle Vele. Un anno solo è decisamente troppo poco per valutare questi effetti. «Ma le ricadute attese non ci sono ancora – denuncia Mirella – l’Università dovrebbe uscire nel quartiere, creare occasioni di incontro con i giovani del luogo». In conclusione, la rivoluzione c’è stata e continua, gli alloggi nuovi, meglio serviti, sono case dignitose e ben mantenute. La presenza della criminalità si è ridotta. Ma c’è voluto più di mezzo secolo: un tempo troppo lungo...E se il processo non si completa, Scampia rischia di tornare al punto di partenza.

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