Criptovalute

Scarso l’effetto Russia sul Bitcoin

Chi puntava su un rally della divisa digitale per effetto delle sanzioni è rimasto deluso

di Andrea Gennai

(Naeblys - stock.adobe.com)

2' di lettura

Il recupero del Bitcoin e delle altre criptovalute dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e le sanzioni a Mosca ha ravvivato sul mercato l'appeal intorno alle divise digitali dopo mesi di incertezza (il Bitcoin tra novembre e gennaio è arrivato a dimezzare il proprio valore). La scommessa è quella che le cripto possano diventare un vero canale alternativo sfruttando il blocco alle riserve valutarie di Mosca all'estero, oltre allo stop selettivo a Swift e alle altre sanzioni. I consulenti restano prudenti sulle cripto come asset class. La criptovaluta resta un asset altamente speculativo da maneggiare con cura.

Cautela nei portafogli

Loading...

«I fatti attuali solo in modo molto limitato - spiega Mario Allegra, responsabile investimenti Alfa Scf - stanno dimostrando che le criptovalute possono essere una sorta di rifugio per i depositi bancari a rischio esproprio, blocco operativo o prelievo forzoso, in quanto viaggiano su canali esterni al circuito bancario. Per questo motivo manteniamo la nostra view distaccata sulle criptovalute, sia per motivi regolamentari che per incoerenza con la nostra filosofia di investimento. Alla base del nostro lavoro c’è la pianificazione finanziaria e il raggiungimento degli obiettivi finanziari del cliente, che non hanno nulla a che vedere con la speculazione».

Movimenti sotto i riflettori

Anche tra gli addetti ai lavori l'effetto Russia sul Bitcoin viene visto in modo cauto. «L'utilizzo del Bitcoin in Russia - analizza Davide Capoti, Ceo di Rocket Capital Investment - come mezzo di pagamento per aggirare le sanzioni sullo Swift è un'ipotesi affascinante ma di difficile applicazione. La maggior parte delle cripto, per facilitare gli scambi giornalieri, dovrebbero poi essere convertite in valute fiat, e ad oggi, le stablecoin in dollari sono il principale cross di cambio utilizzato, quindi il problema non verrebbe superato. Il secondo motivo per cui è difficile questo processo è la sorveglianza sulle transazioni blockchain che è altissima. Se si muovono miliardi di dollari di controvalore su wallet insoliti, queste attività potrebbero essere facilmente tracciabili e le autorità internazionali interverrebbero chiedendo agli exchanges la blacklist dei wallet, soprattutto se riconducibili a Paesi o attività soggette a sanzioni».

Questa situazione potrebbe invece implementare il rublo digitale. «Il 15 febbraio - conclude Capoti - pochi giorni prima dell'attacco all'Ucraina è stata conclusa la prima transazione in rubli digitali tra cittadini e banche aderenti al test, con l'intenzione di utilizzarlo in futuro per l'acquisto di beni e servizi».

Riproduzione riservata ©

loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti