ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùGreen box. Il caso UnipolTech

Scatole nere, un alleato per l’ambiente

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di Claudia La Via

Una scatola nera di UnipolTech

2' di lettura

Telematica e connettività sono elementi imprescindibili quando si parla di mobilità aziendale, non solo per offrire servizi innovativi e migliorare la qualità della guida, ma soprattutto per la sicurezza. In questo contesto, un ruolo chiave spetta alle scatole nere, fino a oggi utilizzate principalmente come un formidabile raccoglitore di dati, con l’obiettivo di creare un profilo di rischio dell’automobilista e personalizzare la polizza Rc Auto, ma ancora troppo poco valorizzate nel loro apporto alla sicurezza e alle politiche ambientali.

Dalle prime scatole nere installate a oggi, infatti, le funzionalità di questi dispositivi si sono moltiplicate, così come la loro diffusione: in Italia sono 9,9 milioni le black box installate con un tasso di penetrazione del 21,5%. E, secondo Unipol, cui sono riconducibili oltre 4 milioni di scatole nere, il loro valore è sempre più centrale. «Oggi le nostre Unibox registrano, sulla base di algoritmi proprietari sofisticati, incidenti anche a basse velocità: i dati vengono inviati in tempo reale ai nostri sistemi, attivando immediatamente l’assistenza e la gestione del sinistro», spiega Paola Carrea, General Manager di UnipolTech. Inoltre, sottolinea la manager, le “classiche” black box lasceranno progressivamente il posto alle “green box”, un nuovo strumento in grado di definire e classificare anche l’impatto ambientale di ogni veicolo, superando il tradizionale concetto di appartenenza alla classe Euro. «UnipolTech sta lavorando per indirizzare i dati rilevati a bordo verso analisi di impatto ambientale sul fronte dei consumi di carburante e delle emissioni nocive. Sono stati già raccolti – in modo anonimo e aggregato – i dati di oltre 110 modelli di autoveicoli, per sviluppare algoritmi in grado di associare a ciascun guidatore un comportamento “green” a seconda di questi parametri», spiega Carrea.

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Resta però ancora aperto il tema della gestione e utilizzo dei dati raccolti, come sottolinea Giovanni Miragliotta, responsabile scientifico dell'Osservatorio Connected Car & Mobility del Politecnico di Milano: «Spesso i dati differiscono per formato, tipologia e livello di dettaglio: serve maggiore interoperabilità, un linguaggio comune e un formato il più possibile standard e condiviso. Inoltre, occorre gestire al meglio gli aspetti legati a privacy e cybersecurity».

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