Istat

Scatto dell’industria a novembre

Crescita mensile dell’1,9%, del 6,3% su base annua. Indice tre punti oltre i valori pre-covid. Bene quasi tutti i settori, male le auto.

di Luca Orlando

(Konstantin Z - stock.adobe.com)

3' di lettura

In progresso rispetto al mese precedente, in crescita sostenuta nei confronti dello stesso mese 2020, tre punti oltre i livelli pre-pandemici.

Sono dati positivi quelli registrati dall’Istat per la produzione industriale di novembre, che vede una crescita diffusa per quasi tutti i settori, con valori oltre le previsioni degli analisti. Si stima infatti che l'indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti dell'1,9% rispetto a ottobre, portandosi così il 3,1% oltre i livelli di febbraio 2020, preso a riferimento come ultimo periodo pre-pandemico.

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Nella media del trimestre settembre-novembre il livello della produzione cresce dello 0,6% rispetto al trimestre precedente.L'indice destagionalizzato mensile mostra aumenti congiunturali in tutti i raggruppamenti principali di industrie, con variazioni positive per l'energia (+4,6%), i beni strumentali (+2,0%), i beni di consumo (+1,7%) e i beni intermedi (+0,8%).

Corretto per gli effetti di calendario, a novembre 2021 l'indice complessivo aumenta in termini tendenziali del 6,3% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 come a novembre 2020). Si tratta del terzo aumento consecutivo, con dati in accelerazione rispetto ai due precedenti.,

Incrementi tendenziali rilevanti caratterizzano l'energia (+12,4%) e i beni di consumo (+9,4%); più contenuta è la crescita per i beni intermedi (+4,3%) e i beni strumentali (+3,8%).

Oltre all’energia, i settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+11,6%), così come alimentari, macchinari, legno e carta, tessile abbigliamento. In sintesi, una larghissima fetta della nostra produzione manifatturiera.

Flessioni tendenziali si registrano solo nelle attività estrattive (-11,0%), nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-9,3%) e nella fabbricazione di apparecchiature elettriche (-1,8%).

In caduta è in particolare il settore auto, la cui produzione su base annua cede poco meno del 24% confermando il momento no del comparto, colpito dalla crisi dei chip e dalle incertezze legate al rapido cambio tecnologico nelle motorizzazioni.

Un’eccezione tuttavia, all’interno di un quadro mediamente positivo. Concretizzato all’interno di un contesto peraltro non del tutto favorevole. Caratterizzato da un lato dalle strozzature delle supply chain, che limitano le forniture di materie prime e componenti ponendo nuovi vincoli alla produzione; dall’altro dall’impennata dei prezzi di materiali e soprattutto energia, che provoca un balzo dei prezzi alla produzione, solo in parte scaricabili a valle nei valori al consumo, che crescono rispetto al 2019 ma in misura nettamente inferiore.

Ad ogni modo, nei primi 11 mesi dell’anno il recupero dell’output è pari al 12,4%, un rimbalzo secco dopo il crollo dell’11,4% dello scorso anno, comunque inferiore rispetto alle attese più cupe che si facevano nei primi periodi di lockdown. Se questo fosse il bilancio finale dei 12 mesi, il 2021 avrebbe recuperato quasi integralmente (mancano 4 decimali) quanto lasciato sul campo nel 2020.

Recupero 2021 guidato sia dalla crescita della domanda interna che dall’export, quest’ultimo ampiamente in crescita a doppia cifra rispetto al 2020 (e qui si tratta di un rimbalzo scontato) ma soprattutto in progresso rispetto anche ai precedenti massimi del 2019. Nei 12 mesi terminanti ad ottobre, per la prima volta nella storia il made in Italy supera la soglia dei 500 miliardi di euro. Sprint legato non solo alla crescita dei volumi ma anche all’impennata dei listini, che ad ogni modo risulta superiore a quanto realizzato da Germania e Francia. Paesi penalizzati più dell’Italia rispettivamente dalle difficoltà dell’auto e del settore moda.

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