«Scelgo Bonaccini, ma sul lavoro ricette vecchie: serve un nuovo Statuto dei lavori»
«Tutele uniche per tutti, anche per precari, partite Iva e autonomi. La transizione ecologica senza l’intervento pubblico non si può fare. No alla patrimoniale, sì al riequilibrio tra rendite e lavoro»
di Emilia Patta
4' di lettura
Perché ha deciso di appoggiare Stefano Bonaccini e non Elly Schlein alle primarie di domenica, onorevole De Micheli?
Dopo essermi candidata ed essermi impegnata tanto nel congresso dei circoli ho ritenuto doveroso scegliere a titolo personale. Ci sono più assonanze tra le nostre idee e quelle di Bonaccini: sono per un partito strutturato e il suo documento congressuale è senz'altro più solido e concreto. E comunque darò il mio contributo a tutto il Pd, a cominciare dal lavoro che dobbiamo fare per rafforzare il partito al centro e nei territori. Il mio programma voleva valorizzare gli iscritti al partito e proprio per questo ho raccontato le mie idee a 70 circoli sparsi in tutta Italia. Già in questi giorno iscritti che non mi hanno sostenuto mi hanno chiesto un incontro sulla riforma del modello di partito.
Lei propone una valorizzazione degli iscritti mantenendo tuttavia le primarie aperte agli elettori. In che modo?
Occorre far contare di più gli iscritti e i militanti. La proposta è quella di primarie ponderate, dove il voto degli iscritti vale due per tutte le consultazioni su progetti locali o nazionali, per la selezione dei candidati al Parlamento (se la legge elettorale non sarà cambiata), mentre il voto dei simpatizzanti non iscritti – da raccogliere in un albo apposito – vale uno. La portata di questa proposta è chiara e duplice: da un lato coinvolgere tutti nel processo decisionale, garantendo anche agli elettori un percorso duraturo e continuativo di partecipazione fisica e digitale di appartenenza al partito, e dall'altro realizzare la missione dell'iscritto. Occorre poi battersi per la reintroduzione del finanziamento pubblico ai partiti. Abbiamo commesso un errore nel cancellarlo. E regolare nel segno della trasparenza la vita delle associazioni interne al Pd, ossia le “correnti”: con un numero minino di iscritti al Pd e all'associazione un versamento annuale di solidarietà e 10 giornate di formazione all'anno. Dare, non solo chiedere. Su questi temi credo ci sarà spazio di discussione nel Pd post primarie.
Tra i punti che più separano Bonaccini da Schlein c'è il ruolo dello Stato in economia: per Bonaccini, ad esempio, il lavoro precario va combattuto rendendo fiscalmente più conveniente quello stabile mentre per Schlein si deve intervenire per legge. Lei che cosa ne pensa?
Le proposte in campo, ossia il superamento del Jobs act da una parte e lo strumento del taglio del cuneo fiscale dall'altra, erano già nel programma del Pd per le elezioni del 25 settembre scorso. Occorre fare uno sforzo di innovazione approfondendo la nuova realtà dle lavoro e immaginando la prospettiva futura. Ecco perché ho proposto un nuovo Statuto dei lavori: perché il mondo è cambiato profondamente e nel corso degli ultimi anni si è verificata una compressione sempre più insostenibile dei salari e dei diritti nella moltiplicazione delle tipologie di contratto. Rispondere sul livello giuslavoristico è fiscale è condizione necessaria ma non sufficiente. Anche perché esistono settori e filiere produttive in cui il lavoro a tempo determinato è inevitabile. Penso ai lavori stagionali del turismo o dell'agricoltura. L'intervento pubblico deve essere regolatorio e puntare alla riorganizzazione complessiva del mercato del lavoro. Per questo l'obiettivo del nuovo Statuto deve essere il riconoscimento dei diritti universali (la malattia, il diritto alla genitorialità con la maternità, i congedi di paritari, il salario minimo, la previdenza) a tutte le tipologie di lavoro, non solo quello dipendente, ma anche a quello autonomo, partite Iva e appunto precari. Occorre poi puntare sulla riduzione progressiva dell'orario di lavoro a parità di salario e sulla redistribuzione del lavoro verso le donne e verso i giovani. Significa immettere talento e creatività nei processi produttivi, svecchiare interi settori, aumentare la produttività, redistribuire la ricchezza. Ci sono già anche in Italia esempi virtuosi, come Banca Intesa e Luxottica.Ecologia e lavoro.
Con la transizione non si rischia di perdere posti di lavoro e di danneggiare le nostre imprese?
La necessità della transizione ambientale è ormai un fatto acquisito, non ci sono alternative se vogliamo salvare il nostro pianeta. Ma la transizione, se ben governata, sarà uno strumento di politica indistriale di crescita e occupazione, generando posti di lavoro più qualificati, meglio retribuiti e più stabili nel tempo. Ma deve essere chiaro che senza l'intervento e l'investimento pubblico non sarà possibile. Ad esempio, per stare a un caso d'attualità, non c'è alcuna possibilità di efficientare gli immobili come deciso in Europa senza la mano pubblica: occorre un forte investimento pubblico e politiche industriali e fiscali mirate se non vogliamo che il costo della transizione ricada sui più deboli. La sfida a cui siamo chiamati è quella di accompagnare e sostenere le persone e le imprese meno attrezzate ad affrontare questo necessario cambiamento del nostro modello di sviluppo (passaggio da un'economia lineare a un'economia circolare). In questo contesto per me il quadro valoriale è l' “ecologia integrale” enunciata da Papa Francesco nell'enciclica “Laudato Si'”: «Non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull'ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri». Insomma bisogna dare a tutti i cittadini la possibilità di attraversare una transizione che sia socialmente ed economicamente sostenibile.
Altro tema divisivo resta quello delle alleanze: il Pd deve guardare al M5s o al Terzo polo?
L'ho detto fin da subito: il Pd deve ritrovare l'egemonia a sinistra. Dopo si penserà alle alleanze. D'altra parte il prossimo importante appuntamento elettorale saranno le europee 2024, tra più di un anno, dove si voterà con il sistema proporzionale e dunque senza obbligo di alleanze. Per chiudere, un tormentone a sinistra: patrimoniale sì o no? La riforma fiscale da fare è più radicale della patrimoniale! Anche questo tema mi sembra nostalgico: prima prendiamo gli 80 miliardi di evasione, ed è possinile farlo in due anni, e rimettiamo in equilibrio lavoro e rendita. Insomma prima deve pagare chi non paga.
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