Scherzetto per Boris Johnson: 3 milioni di monetine al macero
Il premier voleva inondare il paese con un’emissione commemorativa per l’uscita dalle Ue il 31 Ottobre. Ora sono solo un “Gronchi Rosa”
di Simone Filippetti
3' di lettura
La sera di Halloween, il Governo inglese si apprestava a regalare un originale “dolcetto” ai bambini (e adulti) mascherati che vanno a bussare alle case della gente: una monetina da 50 pence con la data 31 ottobre 2019. Il conio avrebbe dovuto celebrare la fatidica data in cui il Regno Unito sarebbe dovuto uscire dalla Unione Europea, a tre anni e mezzo dal referendum del 2016. Ma invece del “dolcetto” era solo uno “scherzetto”.
E invece, mentre la zecca di Stato era tutta impegnata a forgiare milioni di nuovi spiccioli, è arrivato il dietrofront: niente Brexit il 31 ottobre; niente monetine.
Uk batte moneta
Tra i vantaggi di avere ancora una banca centrale, privilegio ormai perso dall'Italia, c'è quello di battere moneta. Nella Ue la zecca è centralizzata nella Bce che stampa la moneta. Il Regno Unito invece ha aderito sì alla Ue ma non ha mai adottato l'Euro. Si è tenuto stretto la sua Bank of England. E allora ecco che per festeggiare l'imminente addio definitivo alla Ue, lo spettinato Boris stava per inondare il paese di monetine ricordo. In realtà l'idea originaria risaliva all'ex Cancelliere dello scacchiere (equivalente del Ministro del tesoro) Philip Hammond, del precedente governo di Theresa May, che però pensavo solo a una piccola e circoscritta emissione commemorativa di soli 10mila pezzi. L'ego ipertrofico di Boris ha voluto esagerare: oltre ai 3 milioni di pezzi già forgiati, erano previsti altri 7 milioni a gennaio.
Moneta è Potere
Il potere politico e la moneta vanno a braccetto dalla notte dei tempi. Fin dall'invenzione del denaro, sulle monete ogni capo, re, governante o generale ha voluto mettere il suo volto. La moneta vale l'eternità. Sulla Sterlina inglese c'è da sempre il ritratto del sovrano: da oltre 60 anni i sudditi inglesi vedono il ritratto, che viene pure aggiornato nel corso del tempo, dell'amata Regina Elisabetta II. Si licet parva componere magnis, il trasandato primo ministro (spesso paparazzato mentre fa jogging con improbabili mise) si accontentava di una monetina di basso rango, quella da mezza sterlina e senza il suo profilo, cosa che sarebbe sta un oltraggio istituzionale, ma con un iscrizione che avrebbe inneggiato all'unità del paese. Nell'epoca della moneta digitale, solo un vezzo per celebrare i propri successi, più che una reale necessità.
Da Boadicea a Boris
Il primo ministro, uomo di profondi studi classici fatti a Oxford, che ama commemorare con un busto di Pericle che tiene in ufficio, si sarà ricordato della sua illustre antenata Boadicea. Nel 61 d.C. la Britannia, diventata da poco provincia sotto l'imperatore Claudio, fu sconvolta della sollevazione da parte della regina Boadicea, a capo di una tribù dell'Anglia che si rivoltò contro Roma e assediò la colonia Londinium, futura capitale dell'impero britannico. Una delle prime mosse che fece salita al potere fu di battere moneta con il suo profilo per galvanizzare il suo esercito a ribellarsi contro un potere centrale accusato di essere autocratico e oppressivo con la sua burocrazia. Ma i Romani erano molto più forti. Alla fine sedarono la rivolta. Un memento per Boris?
Il flop di Brexit
Ora ci sono 3 milioni di monetine inutilizzabili: ma in ossequio alla circular economy, verranno di nuovo fuse per essere riutilizzate. Ma il nostalgico e colto Boris più che Boadicea dovrebbe pensare all'epoca degli imperatori-soldati romani del III secolo dopo Cristo, come Claudio il Gotico o Marco Annio Florano (che ha il record negativo: durò appena due mesi). Personaggi sconosciuti e dimenticati che si facevano eleggere dalla propria legione in qualche sperduta provincia. Subito battevano moneta con la loro effige per ottenere un riconoscimento e poi marciavano alla volta di Roma sperando che il Senato li acclamasse imperatori. Cosa che non avveniva quasi mai (anche perché spesso venivano uccisi prima di arrivarci a Roma) e le loro monete finivano in discarica. Se al posto di Roma e Senato si mettono Bruxelles e Westminster, la Storia mostra sempre sorprendenti analogie.
Esultano i collezionisti
Boris però non si dà per vinto: ci sarà un'altra emissione di monete quando Uk uscirà dalla Ue. Ma intanto non sarà il 31 ottobre. Quando fu annunciata l'emissione commemorativa, lo scorso anno, l'idea era di vendere i 10mila pezzi al prezzo di 10 sterline l'una. Ora che sono diventate come il Gronchi Rosa, c'è chi esulta: i collezionisti sono già alla caccia di qualche conio scampato alla fusione: è il tesoro, numismatico, della Brexit.
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