ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùCampo largo archiviato

Schiaffo di Conte al Pd: nel Lazio Dem e M5s divisi. Zingaretti: ha rotto senza motivo

Il leader cinquestelle rilancia lo slogan «Mai termovalorizzatori a Roma». Ora il Pd punta su D’Amato, già proposto da Calenda. Il nodo delle primarie

di Emilia Patta

Lazio, Zingaretti: "Conte rompe alleanza senza motivo. Mai autorizzato un inceneritore"

4' di lettura

«Il Pd? Lo abbiamo ripetuto più volte: con questi vertici abbiamo difficoltà a sederci allo stesso tavolo. Una difficoltà che nasce da questioni politiche serie». Alla fine la sberla del presidente del M5s Giuseppe Conte agli ex alleati democratici arriva forte e precisa, e travalica la questione delle prossime regionali nel Lazio oggetto della conferenza stampa indetta l’8 novembre con poche ore di preavviso nella sede del movimento in via Campo Marzio.

Nodo termovalorizzatore e la caduta del governo Draghi

La questione della successione a Nicola Zingaretti, che essendo stato eletto deputato nelle liste del Pd si dimetterà il 10 novembre, è infatti presto liquidata: Conte elenca un «programma radicalmente progressista» per la regione di pochi punti tra i quali spicca il «mai termovalorizzatori» come quello che per decisione del sindaco democratico Roberto Gualtieri verrà costruito a Roma («entro il 2023 l'apertura del cantiere», ha ribadito nei giorni scorsi). Un programma evidentemente non rivolto al Pd ma a non meglio specificate «forze sane della società civile» che vorranno «sposarlo».

Loading...

L'occasione è per il resto quella giusta per togliersi più di un sassolino dalle scarpe e ricordare che proprio la questione del no al termovalorizzatore - già al punto 9 del vecchio programma del suo secondo governo, precisa, ossia il Conte 2 giallorosso - è stata la causa della caduta del governo Draghi. Assieme al no al riarmo (leggasi il no all’invio di armi all’Ucraina). «Il Pd voleva metterci alla gogna, emarginarci come appestati e darci il colpo di grazia quando i sondaggi ci davano al 6 o 7% - si accalora Conte -. I cosiddetti scissionisti sono andati in tutte le tv e il Pd ne ha approfittato per candidarli tutti in coalizione».

Zingaretti: Conte ha rotto alleanza senza motivo

La reazione alla decisione di correre da soli nel Lazio dei pentastellati arriva poche ore dopo, nel corso dell’incontro di fine mandato con la stampa di Nicola Zingaretti. “Conte rompe l’alleanza che governa il Lazio senza motivo perché la Regione - sottolinea il Governatore dem nel tentativo in extremis di ingraziarsi il leader M5S sul tema più divisivo del “campo largo” laziale - non ha mai autorizzato e non autorizzerà l’inceneritore. Questo lo abbiamo già deciso noi, non ce lo dice lui. La scelta di Gualtieri riguarda la città anche in vista del Giubileo, per far fronte alla realtà che si è trovato ad affrontare dopo dieci anni di niente”.

“È come se Conte dicesse: ’Non vado a vedere Bambi perché ho paura del Re leone. Ma nel Re leone Bambi non c’è”, sottolinea poi Zingaretti. “Io non ho il compito di costruire l’alleanza futura ma sono un costruttore di unità a differenza di coloro che l’unità la distruggono per vicende partitiche”, conclude. Alla presentazione del rapporto di fine mandato di Zingaretti le uniche assessore assenti sono le esponenti M5s Roberta Lombardi e Valentina Corrado.L Per l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato, candidato per la corsa a governatore si tratta di “uno sgarbo istituzionale”, che “segna una rottura definitiva”.

Vertici dem spiazzati

Al di là delle accuse a tratti feroci, che non fanno prevedere riavvicinamenti nel breve e medio periodo, è chiaro che Conte vuole massimizzare la scelta della corsa solitaria che lo ha già premiato alle politiche del 25 settembre tentando di “rubare” più voti possibile a un Pd in mezzo al guado della conta congressuale ancora per mesi (le primarie conclusive sono fissate al momento il 12 marzo). A restare con il cerino in mano sono ora soprattutto quei dirigenti del Pd - da Goffredo Bettini a Francesco Boccia fino al leader della sinistra interna Andrea Orlando - che fino all’ultimo hanno sperato in un accordo nel Lazio. E ora è al Nazareno che va trovata la quadra in tempi brevissimi.

«Da Conte sono arrivati argomenti intrisi di durezza e carichi di rancore e di astio. L’impressione è che semplicemente non voglia cercare convergenze e si appresti ad una corsa solitaria. Ne prendiamo atto anche se pensiamo che sia un errore», è la reazione meditata nelle stanze del segretario Enrico Letta. Oggi, 9 novembre, una riunione tra Letta, Zingaretti, Boccia in qualità di responsabile Enti locali e il segretario regionale Bruno Astorre tirerà le conclusioni. Sul tavolo c’è la candidatura dell’assessore alla Sanità uscente Alessio D’Amato proposta dal leader del Terzo polo Carlo Calenda, che infatti rilancia: «Continuare a perdere tempo con il M5s è inutile, visto che c’è una persona valida in campo possiamo chiudere?». D’Amato è gradito sia a Letta sia a Zingaretti, e ormai anche buona parte del Pd locale sta convergendo su di lui. Ma la strada maestra per i dem resta quella delle primarie, considerate invece «una perdita di tempo» da Calenda. Ma se l’indicazione è unanime - fanno filtrare dal Nazareno - le primarie si possono anche non fare...

Tensioni sulle commissioni parlamentari

Lazio, ma non solo. Le bordate di Conte arrivano fino al Parlamento e alla questione delle commissioni di garanzia che spettano all’opposizione. Un accordo di massima tra Pd e M5s prevedeva l’elezione di Lorenzo Guerini al Copasir e di Stefano Patuanelli alla Vigilanza Rai. Ma Conte ha posto di fatto il veto sia su Guerini sia su Enrico Borghi, i due membri indicati dal Pd per il Copasir che hanno già fatto parte del comitato per i Servizi segreti (Guerini lo ha anche presieduto prima di essere nominato ministro della Difesa): «Auspico che tutte le forze politiche possano operare un gesto di discontinuità per affidare queste istituzioni non sempre ai soliti noti». Ma se Conte arriverà fino in fondo, è il ragionamento dei dem, perderà la Vigilanza Rai. Come a dire che a quel punto l’accordo il Pd lo farà con il Terzo polo (si era fatto il nome di Maria Elena Boschi).

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti