Schlein: «Meloni non vuole governare ma comandare». La replica: diamo più potere agli italiani
La partecipazione di Conte: «Io sono per il campo giusto e non per il campo largo, confermiamo il dialogo col Pd»
I punti chiave
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Elly Schlein riporta il Pd in piazza. E dal palco attacca: sulla riforma costituzionale del governo: «Giorgia Meloni non vuole governare ma comandare, la destra ha sempre sognato di smantellare la Repubblica parlamentare per l’uomo solo al comando, ma la storia di questo Paese ha dato e non è andata bene».
Poco dopo arriva la replica della premier: «Cara Elly, noi vogliamo semplicemente che siano i cittadini ad avere più potere, dando così maggior forza e stabilità all’Italia. Cioè quello che dovrebbe sostenere ogni sincero “democratico”».
Nel suo intervento la segretaria del Pd ha rilanciato l’azione del partito: «Siamo noi a dover ricostruire un campo progressista. Siamo qua per costruire una speranza al Paese, e questa piazza è la nostra risposta. Da questa piazza parte una fase nuova, non ci lasciamo qui, dovremo continuare a lavorare insieme, giorno per giorno, e non lo facciamo da soli. L’alternativa c’è, se la facciamo vivere insieme, continueremo a cercare convergenze con le altre forze di opposizione».
Prima c’era stato l’attacco sul protocollo sui migranti firmato dal governo italiano con l’Albania: «Con l’Albania non c’è alcun accordo, perché gli accordi devono passare dal Parlamento e non abbiamo visto nulla. Forse perché sanno che viola la Costituzione, è un respingimento verso un Paese terzo. Meloni fa di tutto pur di non cambiare le regole europee e chiedere a Orban di fare la sua parte».
Circa 50mila le persone presenti, secondo quanto riportano le fonti del partito. «Siamo felicissimi, grande grande gioia per questa meravigliosa partecipazione, non potevano neanche aspettarci una partecipazione cosi forte ha commentato Schlein.
Conte: qui per confermare il dialogo già avviato
Ci sono anche delegazioni delle opposizioni: Giuseppe Conte con esponenti M5S insieme a Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra. Accoglienza calorosa per Conte: «Io sono per il campo giusto e non per il campo largo. Siamo oggi qui per confermare il dialogo che abbiamo già avviato col Pd e per confermare tutto il nostro dissenso, forte, alle politiche del governo, a partire dalla manovra, che è una sciagura per il paese, nulla di nulla, solo mortificazioni» ha detto Conte, arrivando alla manifestazion. Dietro il palco, la segretaria Schlein e Conte si sono poi intrattenuti alcuni minuti a parlare.
Due bandiere della Palestina
Il servizio addetto alla sicurezza (150 volontari) avrà il compito, tra l’altro, di dare un’occhiata a vessilli e bandiere: la guerra in Medio Oriente ha posto anche la pace come tema centrale della manifestazione e la richiesta dem è stata quella che ci siano solo bandiere arcobaleno accanto a quelle del Pd. Due bandiere della Palestina sventolano comunque: tenute da alcuni manifestanti con la kefiah, sono riuscite ad entrare in piazza eludendo i controlli.
Schlein: ricominciare a parlare di redistribuzione
Nel suo intervento (durata circa un’ora) Schlein ha parlato anche di fisco: «Strizzano l’occhio a chi evade e danno una sberla agli imprenditori onesti, ai lavoratori dipendenti e autonomi che pagano le tasse. Le tasse si pagano dove si fanno i profitti. Dobbiamo ricominciare a parlare di redistribuzione: delle ricchezze, del potere, del tempo».
Schlein: Meloni non vuole governare ma comandare
Quanto alla riforma costituzionale presentata dal governo «è un’arma di distrazione di massa. Domani con questa riforma sarebbe una persona a decidere del voto del Parlamento, cambia tutto, smantella la repubblica parlamentare. Giù le mani dalle prerogative del Presidente della Repubblica, è una deriva plebiscitaria. Giorgia Meloni non vuole governare ma comandare, la destra ha sempre sognato di smantellare la Repubblica parlamentare per l’uomo solo al comando, ma la storia di questo Paese ha dato e non è andata bene».
Schlein: da questa piazza parte fase nuova
«Siamo noi a dover ricostruire un campo progressista. Siamo qua per costruire una speranza al Paese, e questa piazza è la nostra risposta. Da questa piazza parte una fase nuova, non ci lasciamo qui, dovremo continuare a lavorare insieme, giorno per giorno, e non lo facciamo da soli. L’alternativa c’è, se la facciamo vivere insieme, continueremo a cercare convergenze con le altre forze di opposizione» ha detto la segretaria del Pd.
Schlein: dialogo ma senza il Pd non si costruisce alternativa
«Questa è la piazza dell’orgoglio democratico ritrovato. Non abbiamo alcuna presunzione di autosufficienza, siamo la prima forza di opposizione, senza il Pd non si può costruire l’alternativa, ma siamo qua per costruire il dialogo sulle questioni concrete. Non facciamoci mai dire che l’alternativa non c’è, siamo noi. Non lasceremo a queste destre smantellare il Paese, l’Italia merita di più».
Bonaccini: un appaluso per la scelta di tornare in piazza
Concetto ripreso dal presidente del Pd Stefano Bonaccini nel suo intervento: «Un appello: il Pd da solo non basta, lo sappiamo, ma a coloro che, nostri potenziali alleati, si definiscono alternativi a questa destra sia chiaro che senza il Pd non è possibile alcun nuovo centrosinistra che possa vincere la prossima volta». Bonaccini ha poi elogiato Schlein: «Un grande applauso per la scelta di tornare in piazza, siamo un grande partito, non possiamo stare al chiuso, al caldo, bisogna stare fuori, anche se a volte si rischiano i fischi».
Immigrazione tema di attualità
L’immigrazione diventa tema di stretta attualità con l’accordo Italia-Albania. Oggi, senza citare direttamente il protocollo siglato tra Giorgia Meloni e Edi Rama, Schlein davanti alla platea del congresso Pse a Malaga ha attaccato i modelli extraterritoriali per la gestione dei flussi migratori, come quello con la Libia e come sta cercando di fare Meloni con la Tunisia e con l’Albania. Basta con «l’esternalizzazione dei frontiere europee», ha detto Schlein. Un tema caldo a Malaga. Sia perchè Rama è membro osservatore del Pse, sia per il cortocircuito nel Pd del 9 novembre con la richiesta di espulsione dal Pse del premier albanese poi precisata, sia perchè la Germania del socialdemocratico Olaf Scholz non è così contraria all’esternalizzazione.
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