arte diffusa

Schmidt: riportare Duccio a Santa Maria Novella

Per il direttore degli Uffizi con un atto di coraggio i musei statali dovrebbero restituire alcuni dipinti alle chiese. Riaprono le Gallerie e la mostra di Raffaello

di Marilena Pirrelli

4' di lettura

Un ritorno ai luoghi architettonici dove furono creati e dove risiede il loro significato spirituale originario, quello che aveva determinato la loro creazione. È quanto si auspica il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt per le opere concepite per chiese e cappelle e poi finite nei musei statali o nei loro depositi. “Credo che il momento sia giunto: i musei statali compiano un atto di coraggio e restituiscano dipinti alle chiese per i quali furono originariamente creati”, ha detto Schmidt in occasione della riapertura di Palazzo Pitti a Firenze. L'operazione potrebbe coinvolgere tavole, tele, pale ed altri dipinti. Tra questi, ha spiegato: “il caso forse più importante si trova proprio agli Uffizi: la Pala Rucellai di Duccio di Buoninsegna, che nel 1948 fu portata via dalla basilica di Santa Maria Novella e dagli anni '50 del Novecento è esposta nella sala di Michelucci e Scarpa, insieme alle Maestà di Giotto e di Cimabue”, ma che “non è mai entrata a far parte delle proprietà del museo”. La pala d'altare, che raffigura la Madonna con il bambino, fu dipinta per la compagnia dei Laudesi nella prima cappella del transetto destro in fondo alla basilica fiorentina. “Per Firenze, non parlo di opere acquistate nel corso dei secoli dai Medici e dei Lorena, spesso per cifre assai cospicue, e inserite in contesti collezionistici ben precisi, ma di pale d'altare che dalle chiese spesso sono finite nei depositi dei musei, o che nei musei sono state trasportate solo temporaneamente per poi rimanervi senza alcun passaggio di proprietà ufficiale. Mi auguro - ha aggiunto Schmidt - un dibattito ampio, aperto, pubblico e privo di pregiudizi sull'opportunità di restituire l'opera alla basilica di Santa Maria Novella per la quale essa fu ideata e dipinta”.

Museo diffuso
La proposta già avanzata negli anni '90 da Giorgio Bonsanti e “è sacrosanto metterla in pratica” è convinto Schmidt. “Il ritorno a casa della pala di Duccio sarebbe non solo un atto dovuto di giustizia storica, ma anche un bellissimo modo per celebrare, nel 2021, gli 800 anni dell'insediamento dell'ordine domenicano in Santa Maria Novella, all'insegna di un dialogo sempre più fertile, culturale e spirituale, tra Stato e Chiesa”. L’iniziativa avrebbe anche il merito, viene sottolineato, di dare gambe al progetto del 'museo diffuso', tornato alla ribalta durante l'emergenza Covid per evitare gli assembramenti nei musei più famosi. Il ricollocamento dei dipinti, però, pone il problema della loro sicurezza e conservazione, criticità sulla quale insistono molti commentatori.

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Per Timothy Verdon, storico dell'arte e responsabile dell'ufficio diocesano dell'Arte sacra, si tratta di una “provocazione estremamente positiva”, ma poco realizzabile ( “nella realtà tutti capiscono che sarà molto difficile”), mentre per l'arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori: “la proposta in sé merita attenzione e plauso”, ma “ogni caso andrebbe valutato singolarmente”. Positivo anche il giudizio della vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni, che ha parlato di idea di “grande interesse e intelligenza” e anche “in sintonia con un orientamento che la Regione ha sempre avuto ben chiaro: la chiave è valorizzare i presidi della cultura diffusa nel territorio”. Nell’ultimo Rapporto del Comando dei Carabinieri Tpc i luoghi di culto hanno visto decrescere nel 2019 il numero dei furti passati da 209 a 135 (-35,4%), tuttavia con un aumentato del numero di oggetti trafugati a 1.094 pezzi.

Barni ha anche rilanciato il tema delle guide turistiche per le quali, sempre oggi, Schmidt ha suggerito l'istituzione di un ordine professionale perché “queste figure meritano maggiore rispetto e devono essere tutelate giuridicamente, attraverso un percorso di accesso alla professione certificato in base alla competenza”.

Conto alla rovescia
La riapertura è iniziata il 28 maggio con Palazzo Pitti, seguirà il 2 giugno la preview degli Uffizi con la riapertura Loggia dei Lanzi e poi il 3 giugno sarà la volta delle Gallerie. “Questo due di giugno sarà una festa della Repubblica molto particolare: per questo vogliamo celebrarla con un gesto simbolico di rinascita e speranza, riaprendo al pubblico , un giorno in anticipo rispetto alla Galleria degli Uffizi, la Loggia dei Lanzi in piazza Signoria” conclude Schmidt, a margine della presentazione della mostra monografica dedicata alla pittrice seicentesca Giovanna Garzoni in Palazzo Pitti, riapre dopo i mesi del lockdown la Reggia granducale con i suoi musei. “Dal momento iniziale del lockdown le Gallerie degli Uffizi hanno perso circa 12 milioni: quello che però deve essere chiaro è che anche con il periodo di apertura in arrivo non faremo i numeri degli anni precedenti, saranno molto inferiori. Dal momento della riapertura deve iniziare un conteggio diverso, non si può confrontare i numeri dello scorso anno, ci vuole una analisi non solo dei numeri in assoluto, ma anche a che ritmo, con che marcia possiamo rientrare - ha aggiunto Schmidt - Noi rientriamo con la prima marcia; dopo alcuni mesi vedremo come tornare in seconda, e via dicendo. Per anni siamo stati fissi in quarta e quinta, adesso si riparte con la marcia più bassa, ma in piena sicurezza, e questo è fondamentale perchè ci consente di portare avanti questa macchina preziosissima” .

Raffaello
La mostra epocale sull’urbinate riapre il 2 giugno alle Scuderie del Quirinale al completo grazie alla generosità dei musei di tutto il mondo. “Accolta la logica del 'whatever it takes', da tutti i musei con prestiti più lunghi” ha spiegato il direttore degli Uffizi. “Un immenso ringraziamento ai musei di tutto il mondo: la mostra è al completo: ogni opera è presente”.
L'esposizione, inaugurata il 5 marzo ed organizzata da Ales, Scuderie del Quirinale e Uffizi, è stata sospesa l’8 marzo a causa del lockdown. “Il giorno stesso della chiusura, l'8 marzo - ha raccontato Schmidt - ho chiamato subito il presidente di Ales Mario De Simoni e gli ho detto che gli Uffizi avrebbero lasciato le loro circa cinquanta opere a Roma per tutto il tempo necessario . Ebbene, la stessa solidarietà la abbiamo ricevuta da tanti musei europei, da tutto il mondo e quindi grazie a questa collaborazione sarà possibile lasciare la mostra epocale aperta fino al 2 settembre”.

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