Voglia di neve

Sci, ripartenza rinviata al 5 marzo. Dalla Lombardia al Piemonte sospesa l’apertura degli impianti

Con un provvedimento del Ministero della Salute bloccata a meno di dieci ore l’apertura già decisa in Lombardia e Piemonte. Gli impiantisti. ANEF chiedono al Governo l'applicazione immediata degli indennizzi. Resta il divieto di spostamento tra le regioni gialle

di Lucilla Incorvati

Cortina, il personale del Centro Addestramento Alpino di Moena sulle piste da sci

6' di lettura

La montagna ci aveva creduto. La scorsa settimana le regioni gialle avevano avuto dal CTS e dal Governo il via libera per la riapertura della stagione sciistica a partire da lunedì 15. Tutto era pronto per una graduale ripartenza, anche se era stata confermata la proroga agli spostamenti tra regioni fino al 25 febbraio. Invece a sorpresa nella serata di domenica è arrivata l’ordinanza del Ministro della Salute che ha rinviato la riapertura al prossimo 5 marzo. Le località avevano già predisposto in ogni stazione sciistica, il numero massimo delle presenze giornaliere non superiori al 30% della portata oraria complessiva di tutti gli impianti, mentre per le stazioni sciistiche con meno di due impianti, il numero massimo di presenze giornaliere era determinato nella misura del 50% della portata oraria complessiva. Ora è tutto rinviato e la delusione e le preoccupazioni economiche di chi vive di turismo in montagna crescono di ora in ora. Per Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani): “Il blocco dello sci è gravissimo. La stagione è finita, per molti operatori che in questi istanti mi hanno confermato che non apriranno più. Ora contiamo i danni. Che in settimana dovranno essere rimborsati con adeguati ristori. Per il personale serve immediatamente un'indennità, la cassa integrazione. Il Governo Draghi si attivi immediatamente”.

Stop dalla Valtellina al Tonale

Dalla Valtellina (da Bormio a Santa Caterina Valfurva da Madesimo a Livigno passando per la ValMalenco) al comprensorio sciistico Ponte di Legno - Tonale, che si estende tra i territori della Regione Lombardia e della Provincia Autonoma di Trento tutto era pronto. In particolare a Ponte di Legno dove è presente un sistema unico di prenotazione e gestione dei titoli di ingresso, per assicurare un adeguato monitoraggio delle misure adottate, i gestori di ogni stazione sciistica avrebbero comunicato sia alla regione Lombardia sia alle Agenzie di Tutela della Salute competenti per territorio, gli impianti aperti, la portata oraria dei singoli impianti e complessiva del comprensorio sciistico o della stazione sciistica, le presenze giornaliere ammissibili nel comprensorio sciistico. Era stato deciso l’acquisto degli skipass solo online sui siti delle ski area di riferimento.

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Fermi anche in Friuli, Veneto, Emilia Romagna e Val D’Aosta

In molte località del Friuli Venezia Giulia l’apertura era stata ipotizzata per il 19 febbraio. In Piemonte, invece, Bardonecchia aveva aderito all’apertura del 15 febbraio, con i suoi impianti di risalita e le piste del Colomion e del Melezet mentre nella
La Vialattea, (Sestriere, Salice d'Ulzio e San Sicario), la data ipotizzata era stata quella del 20 febbraio sempre con una capienza massima del 30%. Mentre il 17 febbraio doveva essere la data degli impianti in Trentino e in particolare nella SkiArea Campiglio Dolomiti di Brenta, la più grande area del Trentino con ski pass solo online dal 12 febbraio. Qui per evitare assembramenti con le tradizionali “code” alle biglietterie e agli impianti si era fatto appello all'app QODA, per “mettersi in coda” e attendere il proprio turno senza dover essere necessariamente sul posto. L'app risponde al principio secondo il quale “chi prima si prenota, prima sale” e, grazie ad una notifica, informerà lo sciatore affinché possa presentarsi o in biglietteria per il semplice ritiro dello skipass (già acquistato on line) oppure all'ingresso dell'impianto solo pochi minuti prima dell'imbarco.
In Valle D’Aosta invece l’apertura era attesa per il 18 febbraio con un numero chiuso complessivo di 30mila persone al giorno, inferiore al tetto massimo di 42mila previsto dai protocolli di sicurezza. In ogni caso non saranno aperti tutti i comprensori ma solo alcuni perché potrebbero non ci sarebbero le condizioni né di sostenibilità economica, né operative per rispettare quella sicurezza. Il Veneto era pronto per il 17 febbraio spiega il governatore Zaia: “Tutti gli operatori avevano già predisposto ogni cosa: erano state preparate le piste, i rifugi erano già pronti ad accogliere. Noi avevamo previsto di aprire al 30%, rispettosi delle regole di salute pubblica. Certamente il provvedimento mette in difficoltà tutti coloro che si erano adoperati per una stagione che non è mai iniziata e che ora devono addirittura sobbarcarsi i costi di un riavvio che ormai non ci sarà fino al 5 marzo. Il danno è quindi ancora più pesante. Bisogna pertanto provvedere a ristorare ampiamente una economia fondamentale per le nostre zone montane, fatta anche di stagionali e di persone che lavorano nel mondo ampio del settore dell'ospitalità”. Si unisce al coro anche il presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini che così commenta la decisione del ministro: “C'è rabbia. Spero sia l'ultima volta, non è più tollerabile. Impararlo a poche ore prima, oltre al danno c'è la beffa. E' inaccettabile”.

Alto Adige già in standby

Più appesi all’evolversi della situazione erano già i comprensori storici dell'Alto Adige, come Dobbiaco, San Candido, Bressanone, l'Alta Badia, la Val Gardena, Kronoplaz, Val D’Ega, Oberegghen e molti altri (387 impianti di risalita per 1252 chilometri di piste) dove già vigeva un lockdown totale di tre settimane, fino a fine febbraio, deciso da Bolzano, visti i dati in costante peggioramento, con la mappa dell'Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) che ha confermato il territorio in rosso scuro.

Il mondo freestyle del Mottolino resta aperto solo per gli atleti

A Livigno tutto era pronto per la riapertura del Mottolino Fun Mountain agli appassionati di freestyler italiani, dove finora l’accesso era consentito solo gli atleti impegnati con il calendario agonistico. «Siamo delusi e sconcertati da quanto abbiamo appreso - commenta Marco Rocca, AD di Mottolino Spa. - Dopo tante false partenze e una concertazione che si è protratta per mesi ci ritroviamo di fronte a un brusco dietrofront, e proprio alla vigilia dalla riapertura. Il danno economico è infatti gravissimo. Questo stop comporta altri mancati introiti, a fronte delle spese pur notevoli che abbiamo sostenuto. La nostra preoccupazione però è rivolta soprattutto ai collaboratori venuti da tutta Italia per lavorare nella skiarea, pesantemente penalizzati dalla situazione: ora si dovranno fermare fino al 5 marzo, ovvero fino a quando – se risulterà effettivamente possibile – potremo riprendere l'attività».
Anche qui era stata predisposto il protocollo delle regioni gialle (tetto massimo di sciatori pari al 30% della portata oraria totale che vorrà dire massimo 4000 sciatori al giorno). La vendita degli skipass era stata predisposta il più possibile in modalità online, tramite il sito della località e App, per evitare file agli sportelli.

Ski area sede delle Olimpiadi 2026

Il Mottolino si è imposta come leader puntando su uno snowpark unico in Italia, e tra i primi in Europa, per caratteristiche e capacità di ospitare le competizioni più importanti. Tanto è vero che la sua ski area sarà la sede delle Olimpiadi invernali 2026. Il prossimo salto di qualità della località è legato alla voce investimenti e seppur il momento sia difficilissimo si è deciso di compiere scelte strategiche: il comprensorio è rimasto aperto, come punto di riferimento per i campioni di livello internazionale. Mottolino è l'unico snowpark in Italia ad allestire, oltre alle linee S, M ed L, di difficoltà variabile, anche la linea XL, la più tecnica, utilizzata dai freestyler pro in vista delle grandi competizioni. Possiede inoltre un Big Air Landing, una struttura gonfiabile di 55 metri di lunghezza che per dimensioni che ha pochi eguali in Europa, e che permette di esercitarsi in acrobazie aeree mai sperimentate, in condizione di sicurezza. L'attività legata a uno snowpark di questo livello ha dei costi fissi estremamente alti, pari a circa 5 volte quella di un'area di pari dimensioni dedicata allo sci. Il costo annuo, in una stagione “normale”, oscilla tra i 550 e i 600 mila euro. Di questi, l'80% almeno – intorno a 450 mila euro – viene speso unicamente per realizzare la linea XL, estremamente gravosa sul piano economico. Anche perché si basa interamente sull'innevamento programmato, l'unico in grado di assicurare una tenuta ottimale delle strutture. Quanto alla manutenzione, richiede un investimento eccezionale. Quest'anno, per via dell'assenza del pubblico, i ricavi sono stati talmente ridotti da non essere sufficienti neppure a coprire i costi di esercizio.

Lavori in corso per la “caverna digitale”

È in fase di realizzazione in vista delle Olimpiadi, presso la stazione di partenza della funivia Mottolino, un nuovo centro servizi con caratteristiche innovative, ispirato a modelli che iniziano a svilupparsi negli Stati Uniti, o nella vicina Austria. Un investimento pari a 10 milioni di euro, molto importante in una prospettiva di lungo periodo.La vera novità è la Digital Cave al piano superiore, raggiungibile con una scala mobile: un‘area strategica di 200 mq. che ospita un centro digital dedicato allo smartworking, al gaming, allo streaming, post produzione video. All'interno ci sono postazioni comode con vista sulle montagne, connessione superveloce, e in generale tutto ciò che può attirare un pubblico di professionisti – dediti alla workstation, il telelavoro in vacanza – e di giovani che “abita” le piattaforme digitali, e tra un salto e un'evoluzione sugli sci e lo snowboard vuole chiacchierare, informarsi, giocare. Al piano terreno invece si concentrano le attività che ruotano intorno allo snowpark e alle piste: i noleggi delle attrezzature, le scuole di sci, le biglietterie, i depositi. E poi una grande area legata alla ristorazione.


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