Scomparsa a 93 anni Mary Quant, la stilista che “inventò” la minigonna
Ha rivoluzionato il guardaroba delle donne e contribuito alla loro emancipazione sociale. Della minigonna disse: «L’ha inventata la strada. È stato l’inizio della liberazione delle donne »
di Redazione Moda
3' di lettura
È morta all’età di 93 anni Mary Quant, la stilista che inventò la minigonna e che con le sue creazioni incarnò gli Swinging 60s. La famiglia di Quant ha affermato che la stilista è morta «serenamente a casa» nel Surrey, nel sud dell’Inghilterra, ieri. Sempre la famiglia l’ha definita «una delle stiliste più riconosciute a livello internazionale del XX secolo e un’eccezionale innovatrice degli Swinging Sixties».
Quant ha contribuito a rendere popolare la minigonna, alcuni le attribuiscono il merito di averla inventata, insieme agli innovativi collant che l’accompagnavano, creando abiti e accessori che erano parte integrante del look. Non solo ha introdotto un elemento “disruptive” nel guardaroba femminile, ma ha contribuito ad accelerare un cambiamento sociale, vestendo quelle ragazze “ribelli” al perbenismo formale che hanno rivoluzionato l’identità e il ruolo della donna nella società. L’impatto di Quant nel mondo della moda e della società è stato tale da essere paragonato a quello dei Beatles sulla musica pop.
La minigonna icona della «Swinging London» anni ’60
La storia della Mary Quant stilista e icona parte da King’s Road e dalla boutique Bazaar, aperta insieme al marito Alexander Plunker Greene e al fotografo (ex avvocato) Archie McNair nel 1955. Dalla vendita tout court, nel giro di qualche anno, Mary Quant passa a disegnare e produrre capi pensati per rompere nettamente con il passato.
La minigonna si dice compaia in vetrina nel 1963, anno in cui la designer lancia il suo brand Mary Quant’s Ginger Group. E non si sa se sia stata lei a inventarla: a proposito di una diatriba con il designer francese Courrèges disse «né io, né Courrèges, abbiamo avuto l’idea della minigonna. È stata la strada ad inventarla». E, ancora, in un’altra occasione disse: «La minigonna anni Sessanta è stato il capo di abbigliamento più auto-indulgente e ottimistico “guardami, la vita non è meravigliosa?” mai ideato. È stata espressione degli anni Sessanta, dell’emancipazione delle donne: è stato l’inizio della liberazione delle donne». A consacrarla nell’estetica fu invece un’altra icona dell’epoca: Leslie Hornby, detta Twiggy, la modella che proprio Mary Quant scelse per indossare questa gonna tanto corta (inizialmente due dita, poi 4 centimetri sopra le ginocchia) da mettere in mostra le gambe.
Così ha lavorato per l’emancipazione femminile
La personale rivoluzione dello stile messa in atto da Quant parte proprio dall’osservazione delle esigenze delle nuove clienti e va ben oltre questo capo: già prima del successo della minigonna, da Bazaar si trovano capi giovani e accessibili per via dei prezzi bassi - in un momento storico in cui il pret-à-porter non era ancora esploso, imponendo alla moda un nuovo modello industriale - che rendono così possibile alle ragazze più giovani l’acquisto di capi e accessori da indossare. Mary Quant osa e lo fa non solo accorciando le gonne, ma anche proponendo materiali inediti come il pvc, che utilizza per una linea da pioggia. E poi: fantasie, colori.
La minigonna rimarrà sempre l’emblema di una moda più disinibita e più libera, un simbolo del femminismo che spesso è stato utilizzato per difendere i diritti delle donne. Nel giugno 2015 in Tunisia fu addirittura proposta l’istituzione della Giornata mondiale della minigonna proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione femminile. Lei, la stilista irriverente, la indossò perfino a Buckingham Palace quando la Regina Elisabetta II, riconoscendo il valore del suo lavoro creativo, decise di conferirle l’Obe, titolo onorifico di Officer of the Order of the British Empire, nel 1966.
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