Sconti, a rischio 3,6 miliardi di spese con detrazione al 19%
Verso la riforma. Il riordino delle agevolazioni servirà a coprire il costo delle riduzioni d’impostaAllo studio un limite massimo ai bonus utilizzabili legato al reddito dichiarato dai contribuenti
di Dario Aquaro e Cristiano Dell'Oste
4' di lettura
La riforma fiscale promette tagli delle imposte a tutti i contribuenti e – per finanziarli – rilancia il grande classico degli ultimi dieci anni: il riordino delle tax expenditures . La riduzione ragionata delle 626 agevolazioni fiscali censite dagli esperti del ministero dell’Economia.
Ma come potrà essere realizzato questo obiettivo, finora sempre mancato? Una delle prime ipotesi, circolate nei giorni scorsi, è intervenire sugli oneri detraibili al 19%, che valgono 27,2 miliardi nelle ultime dichiarazioni dei redditi. Il taglio dovrebbe essere modulato in base al reddito del beneficiario – salvaguardando chi dichiara meno – ma, soprattutto, non dovrebbe colpire le detrazioni per le spese sanitarie, gli interessi sui mutui prima casa e le spese di istruzione. Agevolazioni che, come ha dichiarato il viceministro all’Economia Maurizio Leo, «devono essere salvaguardate, soprattutto per le fasce più deboli» (si veda Il Sole 24 Ore del 18 marzo). Con queste esclusioni, però, il bacino degli oneri del 19% “tagliabili” si riduce a soli 3,6 miliardi, di cui 1,8 concentrati tra i contribuenti che dichiarano fino a 28mila euro di reddito annuo.
Sono numeri che illustrano bene la difficoltà dell’operazione di riordino. Perché molte agevolazioni premiano spese che lo Stato vuole tutelare. E perché il grosso delle persone fisiche dichiara redditi molto bassi (oltre i 50mila euro c’è solo il 5,7% dei contribuenti).
Un limite agli oneri
I dettagli saranno messi a punto solo con i decreti delegati, attesi nei prossimi mesi, dopo che il Parlamento avrà votato il Ddl varato giovedì 16 marzo dal Consiglio dei ministri. Fin da adesso, comunque, si intravede una doppia linea d’azione: da un lato, cancellare le agevolazioni ormai inutili o di nicchia (lo stesso Leo ha citato la deduzione concessa al datore di lavoro quando un proprio dipendente va a prestare attività nei seggi elettorali); dall’altro lato, limitare l’utilizzo delle agevolazioni da parte dei contribuenti con un reddito più alto. Tra le due linee d’intervento sarebbe la seconda a garantire i risparmi maggiori per finanziare la riforma.
Non si tratta di una novità assoluta, perché già oggi le detrazioni Irpef del 19% vengono tagliate ai redditi più alti. Dal 2020 l’agevolazione spetta in pieno solo per chi dichiara fino a 120mila euro, e poi si riduce progressivamente fino ad azzerarsi ai 240mila euro (evitano il taglio solo le spese mediche e gli interessi sui mutui).
Il piano del Governo, però, ipotizza un meccanismo diverso: individuare a forfait un importo massimo detraibile, calcolato in percentuale sul reddito e modulato in base ai tre nuovi scaglioni in cui dovrebbe essere articolata l’Irpef. Ad esempio, chi dichiara fino a 28mila euro (eventuale nuovo primo scaglione con Irpef al 23%) potrebbe portare in dichiarazione oneri detraibili al 19% fino a un valore pari al 4% del proprio reddito. Percentuale che scende al 3% per chi dichiara tra i 28mila e i 50mila euro (secondo scaglione con Irpef al 35%), e al 2% per chi ha importi maggiori (terzo scaglione con Irpef al 43%), fino ad arrivare a un azzeramento oltre una certa soglia.
Così un contribuente con un reddito complessivo di 20mila euro avrebbe un plafond di 800 euro di oneri detraibili al 19%, in cui far rientrare – tra le altre – la detrazione sulle spese per l’attività sportiva dei ragazzi, l’intermediazione immobiliare, gli affitti degli studenti fuori sede e le spese veterinarie. Le statistiche indicano che oggi chi dichiara tra i 15mila e i 28mila euro ha oneri detraibili al 19% per 1.179 euro, quindi – in teoria – potrebbe incappare nel taglio. Ma bisogna ricordare che gli oneri tutelati, come le spese mediche, sarebbero fuori da questo limite.
Molto dipenderà dai numeri “veri” che saranno scritti nei decreti delegati. Per ora si può dire che le cifre non sembrano enormi: tutti gli oneri tagliabili che fanno capo a chi dichiara da 28 a 50mila euro all’anno valgono 1,2 miliardi, mentre quelle riconducibili a chi dichiara oltre 50mila euro pesano poco più di 600 milioni. Dimezzandoli, lo Stato risparmierebbe appena 169 milioni di detrazioni. Altro sarebbe colpire anche gli oneri tutelati per i redditi maggiori, ma i precedenti dimostrano che sarebbe una scelta pesante a livello di politica fiscale.
Deduzioni e rate pluriennali
Oltre all’intervento sulle detrazioni del 19% il viceministro Leo ha già anticipato un meccanismo analogo per le deduzioni dell’imponibile.
Dovrebbero rimanere salve, invece, le rate annuali dei bonus per la ristrutturazione immobiliare, in virtù del principio di affidamento dei contribuenti. Anche se, sul fronte delle villette, l’agevolazione ha già spostato il focus sui redditi dei beneficiari: il superbonus al 90% è valido sì per gli interventi avviati nel 2023 sulle abitazioni principali, ma solo se il proprietario ha un reddito di riferimento non superiore a 15mila euro (calcolato applicando il cosiddetto quoziente familiare). Non è escluso che anche i futuri meccanismi di cessione e sconto in fattura – per ora solo ipotizzati – possano guardare alle dichiarazioni fiscali.
loading...