MEDIO ORIENTE

Scontri e vittime a Gerusalemme e in Cisgiordania. Abu Mazen: stop contatti con Israele

di Redazione Esteri

Un dimostrante palestinese al valico tra Ramallah e Gerusalemme

3' di lettura

Tre palestinesi sono rimasti uccisi negli incidenti avvenuti a Gerusalemme Est, ma scontri fra dimostranti e reparti dell’esercito sono in corso anche a Hebron, Betlemme, Ramallah e Tulkarem, con decine di feriti, contusi, ustionati ed intossicati. In serata, un palestinese ha ucciso a coltellate tre israeliani e ne ha ferito un quarto in un insediamento in Cisgiordania. L'attentatore è stato neutralizzato.
A riaccenedere la tensione sono stati gli incidenti dei giorni scorsi. Il 14 luglio, tre arabo-israeliani avevano aperto il fuoco alla Spianata delle Moschee, uccidendo due agenti di polizia israeliani. I tre assalitori sono stati subito individuati e uccisi dalle forze di sicurezza israeliane. La polizia aveva subito evacuato la zona bloccato l’accesso anche per le preghiere. L’attacco è stato esaltato da Hamas e dalla Jihad islamica, ma l’unica rivendicazione, tutta da valutare, è giunta da Fatah-Intifada, una fazione uscita dalle Brigate dei martiri di al Fatah, del tutto nuova ad azioni armate del genere. Netanyahu aveva subito assicurato che Israele avrebbe adottato «tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza».

Gerusalemme, spari nella spianata delle Moschee: morti due agenti israeliani

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Nella mattinata di oggi, per prevenire incidenti, la polizia israeliana aveva dislocato migliaia di agenti a Gerusalemme, in prevalenza nella Città Vecchia, e aveva chiuso al traffico automobilistico le strade che la circondano, vietando l’ingresso a quanti abbiano meno di 50 anni. Di conseguenza, le tradizionali preghiere del venerdì sono state tenute da migliaia di fedeli vicino della Porta dei Leoni e della Porta di Damasco. In questa circostanza il Mufti di Gerusalemme, sceicco Mohammed Hussein, ha ribadito che nessun fedele islamico accetterà di passare dai varchi elettronici israeliani per entrare nella Spianata. Da Gaza il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha esortato i palestinesi a lottare contro la politica israeliana a Gerusalemme. Anche il presidente palestinese Abu Mazen, costretto ad abbreviare una visita ufficiale in Cina per seguire da vicino l’evolversi della crisi, ha chiesto la rimozione immediata dei metal detector e in serata ha annunciato che congelerà ogni contatto con Israele a tutti i livelli. In Cisgiordania, l’esercito israeliano mantiene in stato di allerta cinque battaglioni.

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Scontri a Gerusalemme, tre palestinesi uccisi

Per l’ambasciatrice di Palestina in Italia Mai Alkaila, quello in corso a Gerusalemme sarebbe un vero e prorio «stato d’assedio», ordinato dal Governo israeliano. In una conferenza stampa a Roma, Alkaila ha affermato: «Appare sempre più evidente il desiderio di Israele di modificare l’attuale status quo
della città». L’ambasciatrice ha denunciato «la temporanea chiusura ai fedeli musulmani della Spianata delle Moschee e l’installazione agli ingressi principali da parte delle forze di occupazione di metal detector». Secondo l’ambasciatrice, «il Governo estremista israeliano vuol far esplodere la situazione, in particolare per ostacolare i tentativi Usa di riavviare il dialogo per la soluzione dei due Stati». E il ministero degli Esteri palestinese ha chiesto l’intervento del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Sulla situazione in Medio Oriente, è intervenuto anche il ministro degli Esteri Angelino Alfano durante la conferenza stampa al termine dell’incontro con il ministro degli Esteri saudita Adel al-Jubeir alla Farnesina a Roma. «Noi - ha detto Alfano - siamo contro eventi che pregiudichino la soluzione dei due Stati. Ogni cosa che la pregiudica ci vede contrari, come siamo contrari al fatto che i terroristi siano considerati martiri. Questo comportamento allontana le soluzioni». Al-Jubeir ha ribadito che «è importante mantenere la soluzione di due Stati per due popoli, con Gerusalemme capitale».

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