Scontri in Kosovo: feriti 14 militari italiani della Kfor, nessuno in pericolo di vita
41 militari della Kfor, tra cui 14 italiani, sono rimasti feriti nei gravi scontri fra truppe Nato e dimostranti serbi a Zvecan, nel nord del Kosovo
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Si aggrava la tensione in Kosovo, dove oggi, 29 maggio, 41 militari del contingente di pace Nato Kfor, tra cui 14 italiani (secondo le ultime informazioni diffuse dal ministero della Difesa), sono rimasti feriti negli scontri con dimostranti serbi a Zvecan, nel Nord del Paese.
Dei 14 feriti italiani, tre sono in condizioni serie ma non in pericolo di vita: avrebbero riportato ustioni e fratture. I militari della Kfor erano intervenuti per disperdere i circa 300 dimostranti serbi che nella protesta si erano seduti davanti al Municipio di Zvecan per contestare il nuovo sindaco di etnia albanese.
Gli italiani feriti appartengono al nono Reggimento Alpini l'Aquila. «Nessuno è in pericolo di vita, nessuno ha riportato lesioni gravi. Sono tutti del 9° Reggimento Alpini, sono stati trasportati in ospedale. Voglio rassicurare tutte le famiglie», ha confermato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a ’Quarta Repubblica’. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso «solidarietà ai militari della missione Kfor rimasti feriti in Kosovo».
Il fine settimana in Kosovo era stato già teso, dopo che la polizia kosovara aveva disperso i manifestanti serbi che volevano bloccare l'insediamento di alcuni sindaci di etnia albanese eletti in municipalità a maggioranza serba, al termine di un voto che però i serbi avevano boicottato.
Dopo queste tensioni, accompagnate da accuse al contingente Nato di non aver fatto abbastanza, da venerdì 26 maggio il presidente serbo Aleksandar Vucic ha allertato l'esercito al confine e Belgrado ha avvertito che non sarebbe rimasta a guardare se i serbi in Kosovo fossero stati di nuovo attaccati.
A Zvecan, una delle città coinvolte, 45 chilometri a Nord della capitale Pristina, la polizia kosovara - composta da personale di etnia albanese dopo che i serbi hanno abbandonato le forze armate l'anno scorso - ha spruzzato gas al peperoncino per respingere una folla di serbi che ha sfondato una barricata di sicurezza e ha cercato di entrare con la forza nell'edificio del Comune, stando ad alcuni testimoni. Sulle fasi successive la dinamica non è chiarissima.
«State provocando disordini. State mettendo voi e la vostra comunità a rischio. Lasciate la zona e tornate a casa, altrimenti la Kfor sarà costretta a intervenire», è stato l'avvertimento diffuso dagli altoparlanti della forza della Nato prima dell'inizio degli scontri.
I serbi coinvolti nella protesta si sono seduti per terra rifiutandosi di muoversi. I militari, ha raccontato un inviato di Radio Free Europe, hanno lanciato gas lacrimogeni e bombe sonore. Ma da alcuni video è chiaro che anche i manifestanti ne hanno lanciate alcune, così come sassi e bottiglie.
Secondo quanto ha riferito l'agenzia Reuters, i manifestanti serbi hanno anche imbrattato i veicoli dell'Alleanza con la lettera “Z”, divenuta il simbolo della propaganda russa dopo l'invasione dell'Ucraina.
«Gli attacchi ingiustificati alle unità della Nato sono inaccettabili e la Kfor continuerà ad adempiere al suo mandato in modo imparziale», ha dichiarato il comandante della missione, il generale di divisione Angelo Michele Ristuccia.
Il Kosovo, ex provincia serba a maggioranza albanese, ha dichiarato l'indipendenza nel 2008; Belgrado si rifiuta di riconoscerla (come Russia e Cina), ma lo hanno fatto un centinaio di Paesi, tra cui gli Stati Uniti e la maggior parte degli Stati Ue.
Stati Uniti e Unione europea hanno intensificato gli sforzi per aiutare a risolvere la disputa tra i due Paesi balcanici, temendo un'ulteriore instabilità in Europa in concomitanza con il conflitto in Ucraina. La Ue ha detto chiaramente sia alla Serbia che al Kosovo che devono normalizzare le relazioni se vogliono fare progressi verso l'adesione al blocco.
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