Scopelliti in carcere: tomba del modello Reggio e grana per il centro destra (Lega inclusa)
di Roberto Galullo
3' di lettura
Nel carcere reggino di Arghillà non si è costituito solo l’ex sindaco ed ex Governatore Giuseppe Scopelliti, condannato ieri dalla Cassazione a 4 anni e 7 mesi di reclusione per falso in atto pubblico, in relazione alla vicenda del buco di bilancio e delle parcelle “pazze” relativa al periodo in cui era sindaco del Comune sullo Stretto. Con lui si sono costituiti anche un archetipo amministrativo – che pomposamente chiamava “modello Reggio” e che ha portato le casse municipali allo stremo, con un pesantissimo piano di rientro trentennale – ed un pezzo di storia politica passata, presente e anche futura del centrodestra. Ma andiamo con ordine.
La Suprema Corte ha ridotto sotto i cinque anni la condanna ricevuta in Corte d’appello di Reggio Calabria – che il 22 dicembre 2016 che aveva già ridotto da 6 a 5 anni la condanna per l’ex sindaco – ma solo perché nel frattempo è intervenuta la prescrizione dell’accusa di abuso di ufficio. Che la Cassazione mandi definitivamente in soffitta il “modello Reggio” è confermato anche dal fatto che i revisori dei conti dell’epoca sono stati tutti condannati definitivamente a 2 anni e 4 mesi. Per i giudici tutti quanti sono a vario titolo responsabili della serie infinita di falsi, omissioni e abusi che hanno permesso alla dirigente Orsola Fallara, ufficialmente morta suicida il 19 dicembre 2011, di truccare il bilancio.
Fallara, dalla quale Scopelliti aveva drammaticamente preso le distanze, si sarebbe suicidata ingerendo dell’acido muriatico. Tutti vomiterebbero al primo sorso. Lei no, è riuscita a berne in quantità tale da subire un delicatissimo intervento chirurgico, durato 5 ore. L’acido muriatico era entrato già in circolo e aveva danneggiato l’esofago e altri organi vitali. Fallara avrebbe avuto però incredibilmente anche il tempo e la lucidità di chiamare i Carabinieri e lasciare un messaggio: «Mi chiamo Orsola Fallara ho bevuto l’acido e sono in una Mercedes nera al porto».
Poche settimane dopo, il 7 gennaio 2012, un’altra morte strana: quella, per omicidio, di un parrucchiere amico di Orsola Fallara. In attesa di leggere le motivazioni della Cassazione sappiamo quanto scrissero i giudici della Corte d’Appello, secondo i quali «il sindaco Scopelliti sapeva, avallava e partecipava all’operato della dirigente, e anzi, dettava le linee programmatiche a cui la stessa dava esecuzione, in un rapporto quasi esclusivo di reciproco scambio ed interesse (…) Fallara era lo schermo dietro il quale agiva il sindaco Scopelliti che aveva voluto fortemente la stessa quale dirigente di un settore strategico dandole la possibilità di portare avanti, nel dissenso di buona parte dell'amministrazione (…). In linea generale, non è credibile che il sindaco di un Comune di circa 200.000 abitanti abbia lasciato il bilancio, ovverosia lo strumento principale per attuare le scelte politiche e per andare incontro alle esigenze degli elettori, nelle mani della dirigente del settore, sia perché vi è in atti la prova del contrario, ovverosia che è stato proprio per garantire le finalità dell’uomo politico che la Fallara ha alterato i dati di bilancio fornendo una rappresentazione diversa da quella effettiva (…) La serie di falsi ideologici, di irregolarità, di funzionali occultamenti della reale situazione di difficoltà dell’Ente erano commessi al fine di mantenere il consenso e lo status qua».
E veniamo al secondo aspetto, quello dell’interruzione non solo di un passato politico ma anche del rientro in politica in grande stile che Scopelliti stava costruendo giorno dopo giorno. Un ritorno più lontano per tanti motivi, compreso quello che l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, confermata anche in appello, è stata sostituita dalla Cassazione con l’interdizione per cinque anni. Non è possibile sapere se Scopelliti, che si è dovuto costituire perché le condanne superiori ai quattro anni non consentono di chiedere l’affidamento in prova, rimarrà a lungo nell’istituto penitenziario di Arghillà, fatto sta che non potrà più esercitare il suo ruolo politico. Il primo è quello attuale ed ufficiale. L’ex sindaco, ex presidente del consiglio regionale calabrese, ex governatore, ex Fronte della Gioventù, ex Movimento sociale italiano è infatti il coordinatore della direzione nazionale del Movimento nazionale per la sovranità (Mns), di cui Francesco Storace, ex Governatore del Lazio, è presidente nazionale e Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, è segretario nazionale.
Gli altri ruoli sono (o sono stati) più defilati ma straordinariamente importanti per la vita politica calabrese del centrodestra, nel quale ha sempre continuato ad avere parola. Nel 2014 fu candidato alle elezioni europee con il Nuovo centrodestra (Ncd) ma non venne eletto. Nel 2015 entrò in Azione Sociale, che poi si “sposerà” con La Destra, infine confluita nel Mns. Nel frattempo, tra un incarico ufficiale, una bocciatura e una fusione politica, Scopelliti ha continuato a tessere con Forza Italia ma soprattutto con “Noi con Salvini” che in Calabria ha avuto un successo sopra ogni aspettativa.
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