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Scoperto lo specchio più grande dell’Universo: è tondo e misura 60.000 chilometri

Si tratta in realtà di un pianeta extrasolare, cioè che ruota attorno a una stella che non è il nostro Sole, chiamata dagli astrofisici col burocratico nome di LTT9779b, e che resta a 262 anni luce dalla Terra

di Leopoldo Benacchio

4' di lettura

Scoperto lo specchio più grande dell'Universo conosciuto:è tondo e ha una dimensione di circa 60.000 chilometri.

Si tratta in realtà di un pianeta extrasolare, cioè che ruota attorno a una stella che non è il nostro Sole, chiamata dagli astrofisici col burocratico nome di LTT9779b, e che resta a 262 anni luce dalla Terra. L'atmosfera del pianeta, caldissimo, è costituita di metalli leggeri, silicati, come quelli usati per il vetro, e titanio, ma allo stato gassoso, che formano una coltre di nubi che riflette moltissimo come uno specchio la luce della stella che gli arriva: si parla dell'80%., con una sorta di effetto specchio.

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Trenta volte la Terra

Non è l'unica particolarità di LTT9779b: è enorme, tipo il nostro Nettuno, circa 30 volte la massa della Terra, è gassoso e caldissimo, sui 2000 gradi, anche perchè orbita a brevissima distanza dalla sua stella, che è dello stesso tipo del nostro Sole, solo 22 milioni di chilometri di distanza contro i 150 nostri, ed è quindi molto veloce: il suo anno dura solo 19 delle nostre ore.

La scoperta è di un gruppo internazionale di astronomi: Europa, Usa, Cile, guidati da Sergio Hoyer, Marsiglia che hanno lavorato per anni sui dati presi dall'Osservatorio spaziale europeo Cheops. La scoperta dimostra bene anche la sinergia oggi possibile fra osservatori spaziali e terrestri. Il pianeta è stato inizialmente scoperto, nel 2020, dall'osservatorio spaziale Tess, di Nasa e poi confermato dai grandi telescopi europei in Cile, che hanno strumenti specializzati per questo tipo di osservazioni.

I dati di Cheops

Ora è la volta dei dati di Cheops, telescopio piccolo ma molto preciso per quel che riguarda la misura della luminosità, grazie anche agli specchi ultra stabili disegnati dall'Istituto Nazionale di Astrofisica di Padova e Catania e realizzati da Leonardo negli stabilimenti di Campi Bisenzio, assieme a Media Lario di Lecco. Il piccolo telescopio spaziale, costato poche decine di milioni e finanziato anche dalla nostra Agenzia Spaziale Italiana, Asi, ha un'alta precisione fotometrica, riesce cioè a posizionarsi in poco tempo verso la stella segnalata e misurare con alta precisione l'andamento della sua luminosità. In questo modo scopre o riconferma pianeti attorno a stelle vicine che, quando passano davanti alla stella stessa, ne attenuano momentaneamente la luminosità, anche se di pochissimo.

Come quando vediamo una lampada molto distante attorno a cui gira una farfalla notturna, alterandone in modo appena percettibile la luminosità stessa. «Bisogna immaginarsi un mondo in fiamme, molto vicino alla sua stella, con pesanti nubi di metalli che fluttuano in alto, e fanno addirittura spiovere sul pianeta goccioline di titanio», ha dichiarato James Jenkins, astronomo della Diego Portales University di Santiago del Cile, coautore dello studio durato parecchi mesi.Il meccanismo per cui si formano queste nuvole ha destato perplessità inizialmente perchè il pianeta arriva a temperature di 2000 gradi e quindi la temperatura dell’atmosfera di questo pianeta è troppo alta non solo per nuvole di acqua, ma anche per nuvole di metallo o vetro.

La condensa

Lo spiega bene , e in modo molto semplice, Vivien Parmentier, coautrice della ricerca e ricercatrice all'Osservatorio della Costa Azzurra. «Ci siamo resi conto che avremmo dovuto pensare a questa formazione di nuvole allo stesso modo della condensa che si forma in un bagno dopo una doccia calda: per riscaldare il bagno con il vapore, puoi raffreddare l’aria finché il vapore acqueo non si condensa oppure puoi mantenere l’acqua calda in funzione finché non si formano le nuvole perché l’aria è così satura di vapore che semplicemente non ne può più trattenere». Insomma in parole ancora più povere, nell'atmosfera di LTT9779b si formano nuvole di metalli nonostante sia caldissimo perchè l’atmosfera è satura di silicati e vapori metallici, così come nel nostro bagno si formano nuvolette e goccioline ricadono se ci dimentichiamo aperta l'acqua calda, anzi caldissima.

Essere incredibilmente brillante non è l’unica cosa sorprendente di LTT9779b, nessun altro pianeta di queste dimensioni e massa è stato trovato in orbita così vicino alla sua stella e si arriva a pensare che , se non avesse sviluppato questa specie di scudo termico, la stella madre lo avrebbe già fatto evaporare per il troppo calore.

Il primo pianeta extrasolare

Il primo pianeta extrasolare, 51 Pegasi b, fu scoperto dai Nobel Michel Mayor e Didier Queloz, nel 1995 , all'Osservatorio di Ginevra, con strumenti relativamente modesti, rispetto a quelli della cosiddetta Big Science, ma con un'idea di ricerca tanto semplice quanto innovativa. Si realizzò allora uno dei grandi sogni dell'umanità, sapere che esistono, oltre il nostro sistema solare “infiniti mondi”, per dirla con Giordano Bruno. Oggi, a parte casi peculiari come questi, siamo ad una ricerca molto importante per la scienza ma quasi di routine: ad oggi gli esopianeti attorno a stelle vicine sono 5463, distribuiti in 4205 sistemi solari, alcuni molto simili al nostro, e comunque ci sono 9719 candidati in attesa di conferma.

Se sembrano tanti pensiamo che i più piccoli, come la nostra Terra, difficilmente riusciamo a vederli, e comunque siamo appena usciti dalla periferia, stimiamo 13 miliardi di anni luce almeno per l'universo che vediamo e qui parliamo di poche centinaia di anni luce, ma solo nella nostra Galassia, la Via Lattea, si stima che esistano diverse centinaia di miliardi di pianeti di tutti i generi. La ricerca di un'altra Terra è appena iniziata e ci porterà lontano. Nel 2026 ne vedremo, potenzialmente, delle belle. Cheops infatti verrà affiancato dal telescopio Plato, di tutt'altro genere ma disegnato sempre dagli stessi scienziati italiani, che si concentrerà su pianeti simili alla Terra.

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