ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’intervento

Scorciatoie procedurali che rischiano di sottrarre qualità alle nuove scuole

Su un impegno complessivo per l’istruzione di circa 20 miliardi di euro ben 13 sono per la riqualificazione del patrimonio esistente e la costruzione di nuovi edifici

di Andrea Gavosto e Raffaella Valente *

Ansa

3' di lettura

Il Pnrr prevede un importante investimento nell’edilizia scolastica: su un impegno complessivo per l’istruzione di circa 20 miliardi di euro ben 13 sono per la riqualificazione del patrimonio esistente e la costruzione di nuovi edifici. Si va dagli asili alle mense e le palestre, dalla messa in sicurezza dell’esistente alla cosiddetta Scuola 4.0, con classi e laboratori arricchiti da dotazioni tecnologiche, arredi e configurazioni innovative.
Il Pnrr ci dà, cioè, la possibilità di una decisiva accelerazione del processo di rinnovamento delle nostre scuole, per renderle finalmente sicure dal punto di vista strutturale e sismico; più sostenibili sul piano ambientale ed energetico; più adeguate ad accompagnare nuove metodologie di insegnamento, al di là della tradizionale lezione frontale, anche con il supporto dell’Ict. Le scuole inoltre – come sottolineato dal ministro Valditara – devono essere belle: un ambiente piacevole e accogliente responsabilizza i ragazzi verso il luogo ove trascorrono molte ore al giorno e, più in generale, verso la cosa pubblica; inoltre, favorisce un lavoro dei docenti più efficace e motivato.
Non è un caso che una delle principali linee di intervento del Pnrr riguardi la costruzione di 212 nuove scuole – con un budget ampliato a 1.189 milioni dagli 800 originali – che devono essere appunto sicure, sostenibili, inclusive, didatticamente innovative, accoglienti e belle. In una parola, di qualità.
L’intera operazione ha un forte valore simbolico. Nelle intenzioni, si vorrebbero edifici modello che tracciano la strada per futuri interventi.
A un gruppo di grandi architetti, fra i quali Renzo Piano, insieme a esperti di istruzione, fra i quali chi scrive, è stata affidata la stesura delle Linee guida per progettare, costruire e abitare le scuole del futuro, che hanno offerto un orizzonte culturale al concorso di progettazione bandito nel luglio 2022 dal ministero dell’Istruzione con il Consiglio nazionale degli architetti. La procedura stessa testimonia la volontà di puntare alla qualità della nuova edilizia scolastica, attraverso una mobilitazione di professionisti e idee: le oltre 1700 proposte pervenute, nonostante i tempi strettissimi, lo confermano.
Mentre il concorso va a concludersi, emergono oggi criticità che mettono in discussione il percorso previsto. Che cosa sta accadendo?
Per rispettare i milestone europei, i tempi per la realizzazione delle scuole sono molto serrati, soprattutto per le modalità abituali delle opere pubbliche nel nostro Paese. Già nella fase istruttoria nei primi mesi del 2022, come nello svolgimento del concorso la scorsa estate – a cavallo quindi fra i governi Draghi e Meloni – si sono accumulati pesanti ritardi, che rendono improbabile il conseguimento dell’obiettivo concordato con la Commissione europea di assegnare i lavori di realizzazione delle opere entro settembre di quest’anno. Per recuperare, purtroppo oggi cresce la tentazione di scorciatoie procedurali, che potrebbero inficiare la qualità dei singoli interventi e dell’operazione nel suo complesso.
In particolare, preoccupa – come evidenziato anche da un appello dei progettisti vincitori al Presidente Mattarella – il decreto Pnrr3 del 24 febbraio scorso, laddove consente agli Enti locali di ricorrere all’appalto integrato, che affida alle imprese esecutrici non solo l’incarico per i lavori, ma anche quello per gli ulteriori sviluppi della progettazione. È palese la contraddizione con il decreto che, istituendo il concorso, prevedeva esplicitamente di attribuire ai progettisti vincitori le successive fasi della progettazione, lasciando l’identificazione della ditta esecutrice agli Enti locali. Il rischio è che questi ultimi per accelerare sui tempi e le ditte per risparmiare sui propri costi stravolgano i progetti vincitori, a scapito della qualità.
La posta in gioco è alta: un esito deludente sarebbe una grave battuta d’arresto – simbolica e concreta – al percorso di ripensamento del patrimonio di edilizia scolastica timidamente avviato negli ultimi anni e che nel Pnrr trova un’opportunità unica. A questo punto, servono un’attenzione e un impegno specifico del Governo, per ripristinare lo spirito originario dell’intervento, coniugando rispetto degli accordi europei ed elevati standard di qualità.

*Fondazione Agnelli

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