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Scudetto, si riapre la corsa. E con Vlahovic e Zakaria anche la Juve s’avvicina

Il ko dell’Inter col Milan mette i nerazzurri in discussione, quando il campionato sembrava in discesa. E sabato c’è il Napoli del rinato Osimhen

di Dario Ceccarelli

Serie A, il Milan ribalta l'Inter e vince il derby 2-1

4' di lettura

Diavolo d’un campionato. Che più va avanti e più si complica, divertendosi ad andare controcorrente. Si è concluso il Festival di Sanremo, si è chiusa la corsa per il Quirinale, dà segnali di stanchezza perfino il virus: tutto rallenta, insomma, ma non la lotta per lo scudetto che al posto di esaurirsi diventa sempre più intrigante e foriera di nuove soluzioni.
Anche le più inaspettate. Non bastasse la caduta dell’Inter col Milan, a rimettere tutto in gioco si è messa anche la Juventus che, con un gol per tempo dei nuovi acquisti (Vlahovic e Zakaria), supera un tenero Verona raggiungendo il quarto posto a quota 45.

Si rivede la Juve

Vero che l’Atalanta le fa un grosso favore facendosi battere dal Cagliari (1-2), ma che i bergamaschi zoppichino, soprattutto in casa, non è certo una novità. La novità viene invece dall’esuberante determinazione con cui i bianconeri s’impongono sui veronesi. Sembra un tiro al bersaglio allo Stadium con Max Allegri che si sfrega le mani per il suo nuovo tridente della meraviglie. Con Vlahovic che segna, Dybala che suggerisce e Morata che sgroppa per tutti. Un sincronismo perfetto che, naturalmente, alimenta subito una domanda condivisa: ma questa Juventus è troppo bella per esser vera, oppure, facendo la tara all’avversario, può ancora tornare in corsa per lo scudetto?

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Tutto è possibile in questo strano mondo bianconero. Allegri tocca ferro e quant’altro, però chi ben (ri)comincia è già a metà dell’opera. Ma non sarà sempre festa. Il centrocampo resta un cantiere aperto. Lo si verificherà comunque già dalla prossima sfida con l’Atalanta, sua diretta antagonista, ma in ben altre condizioni psicologiche dopo l’ennesima tegola casalinga col Cagliari.

Narcisismo nerazzurro

C’è elettricità nell’aria. Lo si sente. Sta succedendo qualcosa che non era previsto. l’Inter sembrava serenamente avviata verso il suo secondo titolo consecutivo. Con il derby che avrebbe dovuto sancire, per sempre, la realtà dei fatti. E cioè la palese superiorità della corazzata di Inzaghi. E Invece, come spesso capita quando nel calcio si vuole troppo applicare la logica, qualcosa è andato storto. L’Inter, in modalità narcisa, si è persa davanti allo specchio. Uno specchio crudele che, dopo averle fatto credere di essere già regina, l’ha detronizzata nel giro di tre minuti. In tre minuti infatti il Milan ha rovesciato la partita con una doppietta di quel satanasso di Olivier Giroud, il 35enne bomber francese che ha una curiosa particolarità: segna solo a San Siro.

In realtà per calendario era l’Inter a giocare in casa, ma San Siro è sempre San Siro: e così questo Giroud, dalla barbetta un po’ mefistofelica, si è preso i suoi tre minuti di celebrità rovesciando una partita fino a quel momento dominata dall’Inter ma ancora ferma sull’uno a zero per i nerazzurri. Forse troppo spreconi. Forse non abbastanza cattivi da chiudere il match. Forse sorpresi dalle straordinarie parate di Maignan, di gran lunga il migliore dei rossoneri.

È il mistero del calcio. Un mistero buffo che rovescia i pronostici e che permette al Milan di passare in pochi minuti dall’Inferno al Paradiso. E di ritrovarsi, quasi per magia, a un punto dalla capolista Inter assieme al Napoli, anch’esso sempre più vicino alla vetta grazie a una facile vittoria sul Venezia. E così tutto si ingarbuglia, tutto è da rifare. Soprattutto per l’Inter che adesso, dopo la doccia fredda col Milan e la Juve che abbaia alle spalle, deve subito ripartire con un calendario in salita. Prima questo martedì in Coppa Italia contro la Roma di Mourinho, sempre più arrabbiato con gli arbitri. Poi sabato trasferta a Napoli, snodo al calor bianco prima della sfida di Champions con il Liverpool.

Un trittico da mal di denti che arriva nel momento peggiore. Perchè perdere, a un passo dal traguardo, fa sorgere strani dubbi: si è rotto qualcosa? Siamo stanchi proprio adesso? Lo stesso allenatore Inzaghi, consapevole d’aver sbagliato nel cambiare quasi contemporaneamente tra pezzi da novanta come Calhanoglu, Perisc e Lautaro, sa che lo aspetta una selva oscura di critiche acide.

Era proprio necessario, dicono gli esperti del giorno dopo, togliere i migliori incoraggiando il Milan a farsi avanti? Tutte critiche legittime, sia chiaro, ma solo alla luce del fatto che Giroud quasi da solo ha rovesciato il risultato. Anche se va detto che i rossoneri, pur schiacciati nel primo tempo, hanno avuto una forza di reazione straordinaria. Quasi più mentale che tecnica. Più generosa che lucida. Una dote, quella della compattezza, che va però riconosciuta al Milan. Non era facile riportarsi a galla. Invece, grazie anche alle correzioni in corso d’opera di Pioli (Diaz per Kessie), i rossoneri sono riemersi da un gorgo minaccioso.

Quant’è bello il Napoli

Mentre l’Inter rimugina sui suoi errori, gli altri si muovono. Compreso il Napoli che va dritto per la sua strada. Un vero babà, direbbero i cultori della materia. Gioca tutto di prima facendo risultare facile il difficile. È tornato al gol anche il figliol prodigo Osimhen, coraggioso nell’inzuccare in rete nonostante la maschera di protezione. Per l’Inter uscire indenne sabato prossimo dal «Maradona» non sarà facile.

A proposito di incroci pericolosi: quello a più alto contenuto emotivo è in programma martedì a San Siro, dove l’Inter si giocherà con la Roma l’accesso alla semifinale di Coppa Italia. Qui c’è tanta roba. A partire dal ritorno dello Special One nello stadio del magico triplete. Uno scontro tra mister molto arrabbiati, quello tra Inzaghi e Mourinho. Entrambi hanno il dente avvelenato con gli arbitri. Inzaghi per il contatto non proprio soft di Giroud con Sanchez poco prima del pareggio del Milan. L’irascibile Mou per il gol annullato a Zaniolo, poi espulso per parole non proprio affettuose nei confronti dell’arbitro. Un gol che avrebbe permesso ai giallorossi di battere il Genoa. Che dire? Forse qualche ragione Zaniolo e Mourinho, in questo caso, ce l’hanno. Ma se gridi sempre a lupo, poi non ci crede più nessuno. Anche quando hai ragione.

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