Scuola d’infanzia, disegni strappati e bagno a orari fissi sono maltrattamenti
Condannata l’educatrice, per i continui rimproveri e le rigide regole. Comportamenti inaccettabili nei confronti di bambini che in età tenerissima rischiano di perdere la fiducia in sé stessi
di Patrizia Maciocchi
I punti chiave
2' di lettura
Disegni strappati, rimproveri severi per gli errori e orari prefissati per il riposo e il bagno. Comportamenti che costano all’educatrice di una scuola di infanzia, la condanna per il reato di maltrattamenti. Pur in assenza di violenze fisiche, per la Cassazione, pesano infatti le pressioni psicologiche su bambini in tenerissima età che rischiano di non credere più nelle loro capacità. A segnalare l’atteggiamento inappropriato della maestra, quattro genitori, mentre altri, considerati amici dell’educatrice non erano stati coinvolti. Le famiglie si erano mosse dopo aver ascoltato i racconti dei bambini sui disegni strappati dalla maestra perché brutti, aver visto il disagio che manifestavano e i rapporti per nulla sereni con la maestra. Per i giudici i genitori erano credibili. Non avevano esagerato, né mosso accuse in merito a violenze fisiche, ma evidenziato l’influenza negativa sul percorso di crescita dei figli e sulla loro autostima, del metodo “educativo” seguito dalla ricorrente.
La perdita dell’autostima
E la Cassazione è d’accordo. La frequenza dei giudizi sprezzanti, avvilenti e umilianti, aveva creato in classe un clima di timore. I bambini non avevano alcuna fiducia in sè stessi, e avevano sviluppato un senso di colpa eccessivo per gli errori, in più c’era «l’ossessione di meritare la punizione». I giudici di legittimità sono maltrattamenti. È respinta la tesi difensiva di sistema di insegnamento rigido. Così come viene escluso anche il meno grave reato di abuso dei mezzi di correzione. Le condotte dell’imputata sono considerate «incompatibili con l’importante ruolo di educatrice attribuitole e del tutto inadeguate rispetto alla tenerissima età dei minori affidati alle sue cure, invece, avviliti, e umiliati da comportamenti aggressivi e psicologicamente violenti, fonte di sofferenze e di disagio, concretamente manifestati». Un malessere che era sparito subito dopo la sostituzione dell’insegnante.
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