Scuola, Dad e figli dei lavoratori essenziali: le 12 righe che hanno scatenato il putiferio
L’ultimo chiarimento impone la didattica a distanza anche ai figli dei lavoratori essenziali. Al Miur si è aperta una riflessione per evitare discriminazioni
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A casa anche i figli dei lavoratori che operano nei servizi pubblici essenziali. Nonostante il chiarimento del ministero dell’Istruzione, si infuoca sempre più la polemica e scattano una raffica di proteste sulla possibilità che le scuole restino aperte anche per accogliere i figli dei lavoratori che operano nei servizi pubblici essenziali.
Dodici righe che hanno scatenato il putiferio
Tutto nasce dalla nota del Miur del 4 marzo, firmata dal capo dipartimento uscente di viale Trastevere Max Bruschi. Dunque un documento condiviso dall’amministrazione. Dodici righe che, però, hanno scatenato un putiferio fra i i lavoratori “essenziali”, i genitori lavoratori di altre categorie e nel mondo dell’istruzione. Nel mirino è entrato Marco Bruschi, detto Max, classe 1969, che ha un curriculum lungo sette pagine, pubblicato nella sezione trasparenza del Miur: una laurea in Lettere e Filosofia da 110 e lode all’Università di Milano, coordinatore di numerosi gruppi di lavoro ministeriali, docente a contratto in varie università, dalla Lumsa di Roma alla Bicocca di Milano. Sotto la lente perchè la nota esplicativa sul dpcm 2 marzo 2021, che ha seminato il caos, era firmata da lui. «Anche se nessun capo dipartimento - spiegano fonti del ministero - può diffondere una nota non condivisa». Il nuovo capo dipartimento Stefano Versari, che occuperà il posto di Bruschi, è in attesa della registrazione della nomina alla Corte dei conti.
L’interpretazione estensiva era già stata data in passato
La nota di tre pagine ha fornito una interpretazione estensiva dell’articolo 21, capo III, del primo dpcm firmato dal neo premier Draghi, che prevede la «possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali». La nota precisava che «restano attuabili, salvo ovviamente diversa disposizione delle ordinanze regionali o diverso avviso delle competenti strutture delle Regioni», le disposizioni del Piano scuola 2020-2021, nella parte in cui prevedono che vada garantita anche «la frequenza scolastica in presenza .... degli alunni e studenti figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione», secondo quanto indicato dalla nota 1990/2020 «nell’ambito di specifiche, espresse e motivate richieste e... anche in ragione dell’età anagrafica». ln pratica, quindi, come già accaduto in passato, la nota era una sorta di lasciapassare per la scuola in presenza anche per i figli del personale sanitario o di altre categorie, «le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione».
La nuova nota uscita di domenica
Dopo due giornate di fuoco, accuse incrociate, genitori inviperiti, raffica di quesiti urgenti delle regioni, una valanga di domande alle scuole, agli uffici scolastici e al Miur, l’attenzione di tantissime famiglie, è stata diffusa una nuova nota. Il 7 marzo, nonostante fosse domenica, ma per dare il chiarimento prima dell’inizio della nuova settimana scolastica. La nota, firmata dal capo di Gabinetto Luigi Fiorentino, ha modificato le “prime indicazioni” della nota del 4 marzo, senza più menzionare la possibilità di consentire l’accesso a scuola in presenza anche ai figli dei lavoratori essenziali. Al sito web Tuttoscuola, che aveva anticipato i documenti, il Miur ha precisato che «la nota a firma del Capo Dipartimento Bruschi è stata condivisa, ma si sono poi resi necessari ulteriori approfondimenti in merito alla questione dei lavoratori dei servizi essenziali. Il dott. Bruschi sta garantendo il passaggio di consegne con il nuovo Capo Dipartimento Stefano Versari con professionalità».
Si è aperta una riflessione sui lavoratori di servizi essenziali
In merito ai lavoratori dei servizi essenziali, hanno poi spiegato fonti del ministero, «si è aperta una riflessione», visto che nel momento di attuare la nota, si è scatenata l’attenzione di tantissime, troppe famiglie, anche di quelle che non avevano comunque diritto. «E si è tornati all’attuazione pura del dpcm - ha spiegato una fonte del Miur - promettendo ulteriori approfondimenti, per evitare discriminazioni». La vicenda, spiegano, è complessa ed è necessario «capire cosa è essenziale e cosa non lo è». Fonti del ministero ricordano che a scuola in presenza possono andare gli alunni con disabilità e quelli con bisogni educativi speciali. E possono essere attorniati da un gruppetto di compagni.
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