Scuola a distanza, un’occasione unica per una didattica inclusiva per tutti
Una fetta di docenti aveva già sperimentato metodi innovativi, ora mette a disposizione di tutti gli altri: un’opportunità da sfruttare per la scuola
di Maria Vittoria Alfieri
4' di lettura
Il coronavirus sembra essere contagioso non solo per la nostra salute, ma anche per le nostre abitudini digitali. E il mondo della scuola ne sa qualcosa.
In tal senso più che di un virus si tratta di un attivatore di consapevolezza.
Le scuole chiuse e la conseguente impossibilità di una didattica integralmente analogica e “in presenza” alla quale i più sono abituati, hanno acceso un grande riflettore su quella parte del mondo dell'istruzione italiano che finora è rimasta in ombra, ma che esiste.
Una realtà fatta di singoli docenti o intere scuole che la didattica digitale la fa davvero e che, in questo frangente, non ha avuto difficoltà a trovare soluzioni percorribili e veloci per continuare a seguire i ragazzi a casa.
Professori innovatori
Un micromondo che funziona, in continua espansione, popolato di professori innovatori il cui motore non è fatto di algoritmi, dispositivi e pulsanti da schiacciare, ma di passione, coraggio educativo, idee e metodologie didattiche adeguate, senza le quali la tecnologia da sola non servirebbe a molto.
Docenti che hanno deciso di mettersi in gioco. Dei veri maker delle idee, in grado di costruire soluzioni didattiche utilizzando tutto ciò che hanno a disposizione e in tal senso il digital offre grandi opportunità. Tutto per riuscire a fare al meglio la cosa che più di tutte gli interessa: insegnare.
Far appassionare i ragazzi al gioco dell'apprendere e garantire loro una formazione “attuale”, trasmettere i saperi e le competenze che la complessità dell'oggi richiede, e di cui la tecnologia è parte integrante.
«In ogni criticità, in ogni momento di difficoltà, per fortuna, c'è sempre qualcuno che si industria per portare il fuoco», dice Luca Raina, docente di lettere di secondaria di I grado in provincia di Varese, formatore e creatore del canale YouTube App Per Prof che da anni sperimenta e utilizza la tecnologia per «dare concretezza alla creatività propria della didattica».
Sono proprio i professori come lui, che in questi giorni di scuole chiuse si trovano in prima linea e da dietro il loro monitor supportano e formano a distanza i colleghi che devono mettere le mani, magari per la prima volta, su strumenti che mai avrebbero preso in considerazione prima o che comunque non hanno avuto modo di sperimentare.
Molte le realtà in difficoltà
Lo spirito è quello del «se lo faccio io, potete farlo anche voi». E non è solo una questione strumentazioni: «Non serve la “grande tecnologia”, ma la voglia di trasmettere conoscenza - prosegue Raina - perché in realtà abbiamo già tantissimi contenuti e strumenti a portata di mano anche accessibili e free. Si tratta di imparare a utilizzarli».
In questa situazione, se da un lato le buone pratiche di docenti e dirigenti illuminati sono particolarmente evidenti, dall'altro è altrettanto chiara la difficoltà in cui si trovano le tante realtà scolastiche “più tradizionali” in cui, per ragioni diverse, non si è attivato un meccanismo virtuoso di digitalizzazione.
Come colmare il divario? Se guardiamo il bicchiere mezzo pieno, il fatto che ci si ponga questa domanda è già un fatto positivo. «Ci si sta muovendo a livello di sistema e questo è sicuramente uno degli aspetti positivi di questa situazione», dice Elisabetta Nanni, docente di musica di scuola secondaria di I grado a Trento e formatrice per il Piano Nazionale Scuola Digitale, anche lei sul campo per supportare a distanza non solo i 100 docenti del suo istituto, ma tanti altri, come ha fatto in queste settimane direttamente da casa, con 2.500 docenti collegati al webinar promosso dall’Ust di Brescia.
E dove non arriva con i webinar arriva con Facbook dove amministra il gruppo Insegnanti2.0 che conta ben 36.000 utenti: «Ci si sta finalmente rendendo conto del fatto che scuola digitale non vuol dire solo scuola smart, ma anche e soprattutto scuola inclusiva, equa, accessibile a tutti, come è evidente e necessario in questo momento».
Sistemi di supporto
Ed è proprio nella stessa direzione che si stanno muovendo anche tutte le realtà coinvolte nel settore educativo, dagli editori scolastici ai produttori di piattaforme e contenuti, per mettere a disposizione ciò che hanno e che può essere utile a docenti e studenti per gestire un'emergenza di tali proporzioni e che pare destinata a protrarsi nel tempo.
Il Ministero in primis sta mettendo in campo una serie di iniziative e una task force per la didattica a distanza. Certo, non si può recuperare in una manciata di giorni il ritardo digitale accumulato negli anni. Come spesso succede, però, il cambiamento viene accelerato da un fattore esterno e imprevisto, da un bisogno che, in questo caso, speriamo possa fungere da attivatore per una nuova fase della scuola italiana, per l'avvio di un percorso evolutivo che inizia oggi e che continua nel tempo, permanente.
Come permanente e obbligatoria dovrebbe essere per tutti i docenti la formazione sulla didattica digitale, un'attività che non può rimanere appannaggio dei soli, pochi pionieri sperimentatori.
Quello che abbiamo capito in modo chiaro è che non può esserci una scuola senza prof e che non basta più una formazione generica per essere docenti attuali.
Forse abbiamo un'opportunità, speriamo davvero di non sprecarla.
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