ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa polemica

Stipendi dei prof diversi per il caro-vita: scuola divisa sull’idea di Valditara

No di opposizione e sindacati alla proposta di aumenti diversi per aree territoriali, possibilisti invece i presidi. Il ministro precisa: mai pensato di toccare il contratto nazionale

di Eugenio Bruno

(ANSA)

3' di lettura

Il mondo della scuola si divide. La proposta lanciata dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, durante un webinar oerganizzato da PwC e gruppo Gedi (e rilanciata dal quotidiano La Repubblica) di differenziare gli stipendi dei prof in base al diverso costo della vita che si registra nelle aree diverse del Paese non piace all’opposizione e ai sindacati. Mentre un’apertura arriva dai dirigenti scolastici. Ma è lo stesso titolare di viale Trastevere a precisare che per lui il contratto nazionale collettivo non si tocca.

L’idea di Valditara

La scuola pubblica ha bisogno di nuove forme di finanziamento, anche per coprire gli stipendi dei professori che potrebbero subire una differenziazione regionale. E per trovarle, si potrebbe aprire ai finanziamenti privati. Lo ha detto il ministro dell’istruzione Valditara mercoledì 25 gennaio alla piattaforma di dialogo promossa da PwC e gruppo Gedi “Italia 2023: persone, lavoro, impresa”. Bisogna «trovare nuove strade, anche sperimentali, di sinergia tra il sistema produttivo, la società civile e la scuola, per finanziare l’istruzione, oltre allo sforzo del governo» ha spiegato il ministro.

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L’apertura dei presidi

Su questo tema un’apertura al dialogo è arrivata dai presidi. «Il ministro Valditara ha portato la sua attenzione su un aspetto molto rilevante: quello dell’insufficienza dello stipendio dei docenti a garantirsi una sistemazione, principalmente nelle aree geografiche settentrionali e comunque nelle grandi città», ha commentato il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli. «È evidente che gli stipendi dei docenti sono troppo bassi, lo diciamo da tempo, e non garantiscono una sistemazione dignitosa. «Quindi il problema va affrontato anche se non è chiaro al momento come risolverlo, forse con una contrattazione di tipo regionale che possa risolvere queste problematiche specifiche di singole aree geografiche».

Il no dei sindacati

Di diverso avviso le sigle sindacali, notoriamente sensibili al tema dei livelli stipendiali nella scuola. Il no generale è stato accompagnato da toni e motivazioni diverse. Per la Flc Cgil sarebbe la «distruzione della scuola»; per la Gilda «qualsiasi idea di differenziare gli stipendi dei docenti in base alla regione in cui insegnano è inaccettabile e in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione, secondo cui il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro»; per la Uil Scuola tutto ciò «significherebbe rimettere radicalmente in discussione l’assetto del contratto collettivo nazionale accentuando la diseguaglianza sociale».

Le proteste dell’opposizione

Parole e concetti sottolineati anche dall’opposizione. Sia del Movimento 5 Stelle: «Valditara getta la maschera e descrive a chi avesse ancora qualche dubbio il modello che vuole realizzare questo governo: la scuola delle disuguaglianze. Garantire stipendi più alti al Nord perché il costo della vita è più alto non ha nulla a che vedere con il merito, né tiene conto degli sforzi enormi che molti docenti mettono in campo in contesti disagiati, dove la scuola rappresenta il principale presidio democratico», hanno commentato i capigruppo in commissione Istruzione al Senato e alla Camera Luca Pirondini e Anna Laura Orrico. Sia dal Pd: «L’istruzione pubblica era pensata per fare gli italiani e unire l’Italia. I Ministri Calderoli e Valditara, che propone gabbie salariali per gli insegnanti, vogliono definitivamente spaccarla. Fratelli d’Italia o figli di serie A e di serie B? La Presidente Meloni tace e acconsente», ha replicato - il vicesegretario dem, Beppe Provenzano.

La replica della stesso ministro

Sul tema è intervenuto di nuovo lo stesso ministro precisando i contorni della proposta avanzata il giorno prima: «Non è mai stato messo in discussione il contratto nazionale del mondo della scuola, non ho mai parlato di compensi diversi fra Nord e Sud», ha precisato Valditara. Aggiungendo di aver «solo riportato una problematica sollevata da alcune regioni riguardo il differente costo della vita nelle diverse città italiane. Insieme con sindacati e regioni - ha concluso -si ragionerà anche di questo aspetto, per cercare soluzioni adeguate in favore di docenti e personale scolastico». 

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