La scuola si prepara al rientro il 7 gennaio. I sindacati: subito i vaccini per il personale
Giannelli (presidi): «Diverse criticità soprattutto per le scuole superiori». Miozzo (Cts): «Problemi non insuperabili». Si parte con il 50% in presenza per la prima settimana, poi al 75%
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Le scuole si organizzano per la riapertura dopo le vacanze natalizie ma i presidi mostrano grandi perplessità. «La ripresa del 7 gennaio, soprattutto per quanto riguarda le scuole superiori, presenta diverse criticità», lamenta il presidente dell’Anp (Associazione nazionale presidi) Antonello Giannelli. Mentre la ministra per le Infrastrutture Paola De Micheli ricorda che «tutti i modelli organizzativi» nella scuola e nel trasporto «devono essere pronti perché le scuole secondarie aprano in presenza al 75% dal 7 gennaio».
Nel frattempo, però, il ministro della Salute Roberto Speranza ha emanato l’ordinanza (pubblicata in Gazzetta ufficiale) che stabilisce che alle superiori per ragioni sanitarie dal 7 al 15 gennaio la presenza sarà al 50%, per passare solo dopo al 75%. A sua volta il ministero dell’Istruzione in una circolare ribadisce che «si tratta di disposizioni non derogabili».
Ma a prendere piede nelle ultime ore è la richiesta unanime da parte dei sindacati di una corsia preferenziale da assicurare al personale della scuola per poter accedere ai vaccini anti-Covid.
I sindacati della scuola: subito i vaccini
I sindacati chiedono che docenti, bidelli, presidi, personale di segreteria, non debbano attendere mesi per accedere ai vaccini. «Sarebbe troppo tardi» dicono e fanno sapere che porranno quanto prima il tema ai rappresentanti istituzionali che incontreranno nei prossimi giorni.
Per Maddalena Gissi (Cisl scuola) «nel piano delle vaccinazioni bisogna dare priorità innanzitutto ai docenti che devono fare gli esami di Stato, per garantire che l'esame di maturità sia in presenza».
Anche Francesco Sinopoli, segretario della Cgil Scuola, ha scritto in tal senso nei giorni scorsi al ministro della Salute Speranza. Pino Turi, a capo della Uil scuola, chiede che le scuole diventino «sedi di vaccinazione, proprio perché il personale è necessario che sia in servizio, mentre se fosse chiamato per la vaccinazione presso altre sedi, dovrebbe interrompere la propria attività in un eterno stop and go».
Elvira Serafini, dello Snals, ritiene che «i docenti, il personale Ata e il mondo della scuola si trovano in trincea: hanno un contatto continuo con una platea vasta che, tornando poi a casa, porta a passeggio il virus. Consideriamo tutto il mondo dell'istruzione a rischio».
I numeri
Complessivamente i docenti nella scuola italiana sono 916mila, il personale Ata ammonta a 222mila persone, i dirigenti sono 7.784. Ma la priorità, chiedono i sindacati, oltre che al personale che sarà impegnato negli esami di Stato, va data alle maestre della scuola d'infanzia e primaria (345mila), ai docenti di sostegno e ai docenti ultra 55enni, pari a oltre 300mila.
L’allarme dei presidi
Non è scontato che alla ripresa delle lezioni dopo le vacanze natalizie il 7 gennaio si possa garantire nelle scuole superiori una didattica in presenza al 50%. L’allarme viene lanciato dai presidi che parlano di «diverse criticità».
Per il presidente dell'Anp (Associazione nazionale presidi) Antonello Giannelli «il problema principale riguarda la mancata o insufficiente riorganizzazione dei trasporti che sta costringendo i Prefetti a chiedere alle scuole di effettuare dei turni di entrata in orari scaglionati molto impegnativi. In particolare, far uscire da scuola i ragazzi alle 15 o alle 16, soprattutto per studenti pendolari, comporterà un rientro a casa in orari che causeranno difficoltà sia alle famiglie che allo studio domestico. Anche il personale scolastico potrebbe subire le conseguenze negative di questa turnazione estrema: si pensi a docenti di istituti tecnici o professionali il cui orario di lezione potrebbe iniziare alle 8 per terminare alle 16».
Giannelli ha poi aggiunto: «Chiediamo, oltre a un più ampio coinvolgimento dei dirigenti scolastici nelle scelte dei tavoli prefettizi, una maggiore gradualità nell'incremento della percentuale di studenti in presenza: solo una settimana al 50% è un tempo troppo limitato che non consentirà alle scuole di riorganizzare, per l'ennesima volta, l’orario. Come ripetiamo da tempo, è auspicabile riportare i ragazzi in classe prima possibile, ma questo va fatto - ha concluso - creando le giuste condizioni altrimenti saranno solo le scuole, gli studenti e le famiglie a pagare le conseguenze della insufficiente riorganizzazione dei trasporti».
Ministero dell’Istruzione: «Rientro al 50% non derogabile»
La ministra per le Infrastrutture Paola De Micheli ricorda che «tutti i modelli organizzativi» nella scuola e nel trasporto «devono essere pronti perché le scuole secondarie aprano in presenza al 75% dal 7 gennaio». Nel frattempo il ministro Speranza ha emanato un’ordinanza che stabilisce che alle superiori per ragioni sanitarie dal 7 al 15 gennaio la presenza sarà al 50%, per passare solo dopo al 75%. Il ministero dell'Istruzione ha emanato in queste ore una circolare in tal senso. Con una nota agli Uffici scolastici regionali, il capo dipartimento del ministero dell'Istruzione Marco Bruschi ha inviato l'ordinanza del ministro della Salute del 24 dicembre scorso che rimodula la partecipazione delle didattica in presenza alle superiori al 50 sino al 15 gennaio. «Ricordo che si tratta di disposizioni non derogabili», scrive il capo dipartimento del ministero. «Il prezioso lavoro che tutti avete svolto per rispettare il 75% è, di fatto, rinviato per la sua attuazione» conclude.
Miozzo: per riapertura il 7 problemi non insuperabili
Sul rientro a scuola il 7 gennaio, per il presidente del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo non ci sono «problemi insormontabili» e cita uno studio dell’Ecdc (Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie): «Un documento illuminante che ha studiato l'evoluzione della pandemia nell'ambito scolastico in tutti i paesi dell'Unione Europea - ha spiegato il coordinatore del Comitato tecnico-scientifico a Radio Capital - e dice che la scuola non è un ambito a rischio, i rischi di diffusione della pandemia sono assolutamente irrilevanti. Non vedo problemi insormontabili per la riapertura delle scuole. Ci sono sicuramente difficoltà organizzative in alcune zone, come i trasporti e l'impiego del personale in orari eccedenti a quelli previsti, ma sono aspetti che possono essere risolti, e c'è tutta la volontà di risolverli».
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