Scuola, presidi: da Linee guida nessuna indicazione
No dei presidi al Piano della ministra Lucia Azzolina per la ripresa della scuola a settembre. Oggi l’incontro con le Regioni
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Il Piano scuola «non contiene indicazioni operative né definisce livelli minimi di servizio ma si limita ad elencare le possibilità offerte dalla legge sull'autonomia, senza assegnare ulteriori risorse e senza attribuire ai dirigenti la dovuta libertà gestionale». Arriva dai presidi di Anp guidati da Antonello Giannelli la bocciatura alle Linee guida sulla ripresa a settembre della scuola che devono avere il via libera in Conferenza Stato-Regioni.
Giannelli, in un’intervista a Repubblica, ha dichiarato che il piano «scarica la patata bollente sui dirigenti scolastici, senza nuove risorse e attribuzioni. Se non vengono assegnate nuove risorse di personale per limitare il numero di alunni per classe e nuovi spazi per organizzare le attività didattiche, l'autonomia non può funzionare».
Le reazioni politiche
Si alzano da più parti voci critiche nei confronti delle Linee guida per il rientro a settembre che verranno portate domani 25 giugno al tavolo con le regioni. «Lucia Azzolina continua a gettare nel caos la scuola, i bambini, i giovani, le famiglie. Tocca a lei dare certezze per la riapertura a settembre, non ai presidi. Si assuma le sue responsabilità». Scrive su Twitter Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia.
«Scarica barile sui presidi, a scuola di sabato, distanza di sicurezza, forse, ma senza sapere in che modo, magari utilizzando fantomatici locali esterni. Didattica mista, a distanza, con più discipline ma a decidere saranno i presidi. Un caos assoluto che amplia le diseguaglianze sociali e dell'apprendimento emerse in questi 4 mesi. Azzolina e i suoi esperti hanno studiato e ristudiato per non decidere nulla, lasciando professori, studenti e famiglie senza risposte. Le linee giuda sono infatti l'ennesimo inutile fardello arrivato ai presidi con indicazioni di comportamento e nessuna soluzione. E mentre gli altri Paesi europei si sono organizzati da mesi, il ministro Azzolina dimostra ancora una volta la sua inadeguatezza. La scuola non può rimanere ostaggio di chi non sa cosa fare. Bocciata!». Ha invece dichiarato Riccardo Molinari Capogruppo della Lega alla Camera.
«Il caos governativo sulla scuola è inaccettabile, anche perchè questa generazione pagherà il costo della crisi e dei debiti. Una cosa seria da fare, insieme ad altre naturalmente, è chiedere immediatamente il prestito a costo zero del Mes e mettere a disposizione dei presidi le risorse necessarie a mettere le scuole in sicurezza dal punto di vista sanitario per la riapertura, che non può fallire». Ha detto il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova.
«Il Ministero dell'istruzione non decide e lascia che le regole sulla riapertura delle scuole le decida il Comitato Tecnico Scientifico”. Lo affermano Gabriele Toccafondi, Daniela Sbrollini e Michele Anzaldi, componenti di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera e al Senato. «Nel documento sulle Linee guida del ministero - continuano - si ribadisce e sottolinea che per la riapertura della scuola, tutte le decisioni saranno attuate 'con esclusivo rinvio al documento del CTS'. Le linee guida scritte il 28 maggio dal CTS prevedono almeno 1 metro di distanza dal 14 settembre. Chi conosce le scuole sa che così o raddoppiamo spazi, docenti - e quindi risorse economiche - oppure si dividono le classi e si fa lezione a turni o in didattica a distanza, oppure, ed è un rischio vero, non si riapre. Vincoli, raddoppi, interventi che costerebbero miliardi e che in tanti casi sarebbero irrealizzabili comunque. La politica ha il diritto e il dovere di decidere, ascoltando tutti gli esperti, CTS compreso. Ma solo la politica ha il dovere di prendere delle decisioni, perché chi fa politica è scelto democraticamente dai cittadini, chi siede in un comitato no».
La posizione dei sindacati
«Al momento sembra che le indicazioni fornite siano assolutamente generiche e prive del necessario spessore tecnico. A livello nazionale devono infatti essere chiare le definizioni dei comportamenti da adottare che assumono rilievo sia in quanto misure di salute pubblica sia come necessaria garanzia dei minimi curricolari. Non può essere invocata l'autonomia scolastica come unico strumento per affrontare la complessità della situazione né si può chiedere ai dirigenti scolastici e al personale di rispondere in solitudine alle motivate esigenze delle famiglie e alla necessità di garantire il servizio a organico e risorse invariate». Lo afferma Paola Serafin, che guida i dirigenti scolastici per la Cisl Scuola. «Riteniamo essenziale l'attivazione di tavoli di coordinamento sia a livello nazionale che territoriale e la definizione di un chiaro protocollo sul distanziamento, sulle risorse, sull'organico e sull'orario curricolare da garantire alle famiglie», aggiunge. Serafin precisa che il giudizio è solo parziale «alla luce di quanto abbiamo letto sino ad ora» ed in attesa dell'incontro che i sindacati avranno con il ministero oggi pomeriggio dalle ore 15.
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