Scuole aperte ma mancano 150mila prof e 20mila ausiliari
Per la Cisl Scuola servono 207mila i supplenti (di cui 60mila per il Covid) ma in classe al primo giorno di scuola potrebbero essercene solo 57mila. Scoperti anche 2.200 posti di capo segreteria
di Eugenio Bruno e Claudio Tucci
3' di lettura
Il D-Day della scuola italiana è arrivato. In 13 Regioni su 21 - che si aggiungono all’Alto Adige partito il 7 - la mattina del 14 settembre è suonata la prima campanella dell’anno scolastico 2020/21 e oltre 5 milioni di studenti sono tornati in classe dopo 6 mesi di pausa. Altri 2,5 milioni li seguiranno entro 10 giorni, con il Friuli-Venezia Giulia che ripartirà il 16, la Sardegna il 22 e gran parte del Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Puglia) il 24.
Uno scaglionamento dovuto sia alla volontà di alcuni governatori di scavallare l’election day del 20 e 21, sia alle difficoltà di molti dirigenti scolastici ancora alle prese con edifici da sanificare, banchi da ricevere, aule esterne da affittare. Tant’è che alcuni sindaci (da La Spezia in Liguria a Rieti nel Lazio) hanno disposto lo slittamento della riapertura al 24 anche per le scuole delle loro città.
Su tutte le novità in chiave anti-contagio che gli alunni troveranno molto si è detto e scritto, anche sul Sole 24Ore: dall’obbligo di misurare la febbre a casa perché con 37,5 gradi non si entra, alle mascherine chirurgiche a carico delle scuole, dal protocollo da applicare per i casi sospetti di Covid-19 (e relativa quarantena) al mix di didattica in presenza e a distanza utilizzabile alle superiori. Per cui ora facciamo il punto su ciò che non ci sarà. A cominciare dai 150mila supplenti da nominare, i 20mila Ata da incaricare e i 2mila capi segreteria da reperire. Vuoti d’organico che complicheranno i primi giorni di lezione.
I vuoti da riempire
Intanto, non accenna a placarsi la polemica sui banchi, con lo stesso commissario straordinario, Domenico Arcuri, costretto a confermare che dei 2,4 milioni richiesti, ad oggi ne sono stati consegnati appena 200mila. Oltre il 90% dei banchi quindi non è stato ancora consegnato, anche se il commissario ha annunciato il completamento delle forniture entro due mesi.
Venendo ai docenti, calcolare quanti e quali ancora mancano all’appello non è facile. Alle difficoltà classiche di ogni inizio d’anno si sommano quelle collegate alla massiccia (e per certi versi indispensabile) opera di digitalizzazione e sburocratizzazione del meccanismo tradizionale di organici/immissioni ruolo/ graduatorie per le supplenze voluta dalla ministra della Pubblica istruzione, Lucia Azzolina, che ha anche aggiunto uno step alla filiera tradizionale dell’assegnazione delle cattedre: la “call veloce” che ha portato circa 2.500 insegnanti precari a poter cambiare regione e avere un incarico a tempo indeterminato.
Nell’assenza di cifre ministeriali a fare i conti delle scoperture ci pensa la Cisl Scuola. Partendo dagli 862.623 posti in organico l’anno scorso e aggiungendo i circa 60mila docenti che arriveranno con gli 1,7 miliardi di euro stanziati dal Governo (sui 7 miliardi complessivi mobilitati per la scuola da gennaio), si arriva a 922.623 posti totali . Di questi - secondo il sindacato - 207.220 (il 22,45%) sarebbero coperti da personale precario (di cui almeno 96.180 sul sostegno). Le stime sindacali si fermano qui ma se sottraiamo le 57mila supplenze che il ministero contava di assegnare tra sabato 12 e domenica 13 settembre, ecco che arriviamo comunque a 150mila supplenti, moltissimi dei quali ancora da nominare (inclusi quelli per fare fronte all’emergenza sanitaria). E non è un caso che Maddalena Gissi, segretaria della Cisl Scuola sottolinei: «Avere tutto il personale in servizio fin dal primo giorno di scuola era una delle condizioni necessarie, la realtà purtroppo è ben diversa e i numeri ne danno una dimostrazione eloquente».
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