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Se la IA nella musica pone nuovi interrogativi sul diritto d’autore

Il caso del brano «Now and then» dei Beatles, completato postumo con l'aiuto dell'intelligenza artificiale

di Lydia Mendola *

 Il nuovo disco dei Beatles (qui in vinile)

3' di lettura

L’intelligenza artificiale (IA) Generativa sta ridefinendo i confini della creatività, anche musicale, ma solleva questioni legali intricate. Recentemente, la capacità dell’IA di riprodurre le voci di cantanti celebri ha suscitato dibattiti sull’uso lecito di tali tecnologie: si pensi ai casi di Drake, The Weeknd e, più recentemente, di Bad Bunny. La canzone Now and Then di John Lennon, completata postuma con l’aiuto dell’AI, rappresenta un altro esempio emblematico del potenziale creativo e delle complessità legali sottostanti.

Nel caso di Drake, The Weeknd e da ultimo Bad Bunny gli artisti lamentano la riproduzione non autorizzata della propria voce, ricreata dall’IA Generativa grazie alla rielaborazione delle precedenti interpretazioni degli artisti. Nel caso di Now and then la voce di John Lennon è autentica, e l’AI è stata utilizzata solo per isolarla da una registrazione degli anni Settanta. Successivamente sono stati aggiunti gli strumenti di Harrison, Ringo Starr e Paul McCartney. Dunque, l’IA ha solo isolato e migliorato tracce esistenti sotto il controllo di detentori dei relativi diritti di esclusiva.

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Interrogativi sul diritto d'autore

Le potenzialità dell’IA Generativa appena descritte pongono interrogativi cruciali sotto il profilo del diritto d’autore. Se da un lato c’è chi difende l’uso innovativo dell’IA nella musica, dall’altro emergono preoccupazioni riguardo la violazione dei diritti esclusivi degli artisti le cui opere sono state utilizzate per l’addestramento dei modelli stessi. Proprio in relazione all’uso non autorizzato, con finalità di training, delle opere degli artisti della nota etichetta Universal, quest’ultima ha, di recente, convenuto in giudizio Antropic, società proprietaria di Claude 2 – un foundation model simile a ChatGPT – avanti al tribunale federale del Tennessee.

I fan dei Beatles ascoltano la nuova "Now and Then" al Cavern Club

Altro tema spinoso e in cerca di una soluzione è quello della paternità delle opere generate dall’IA: il diritto d’autore tradizionale tutela le creazioni espressione di personalità di un essere umano. Difficile quindi riconoscere la tutela autoriale ad un contenuto, che sia una traccia audio, video o un testo, che è frutto principalmente o esclusivamente del processo generativo del modello di IA. Di conseguenza, se e in quale misura un’opera ottenuta con l’assistenza dell’IA sia o meno tutelabile ai sensi della legge sul diritto d’autore è una valutazione che dipende da uno scrutinio caso per caso, finalizzato a vagliare il tipo e la misura dell’assistenza della macchina, ma soprattutto l’apporto dell’essere umano, in altre parole a verificare se l’opera possa dirsi il risultato della creatività dell’individuo, assistito dall’IA.

La sfida legale si estende ai casi di “appropriazione” delle voci dei cantanti da parte dell’IA per creare canzoni nuove ma perfettamente nello stile di artisti come Drake e The Weeknd e Bad Bunny, a cui sono falsamente attribuite.

La normativa

In Italia esistono disposizioni molto stringenti che sanciscono veri e propri diritti della personalità, in quanto tali imprescrittibili e irrinunciabili. Ai sensi degli artt. 10 c.c. e 96 LDA (Legge Diritto d’Autore) ciascun individuo ha infatti il diritto di autorizzare o meno l’utilizzo della propria immagine, voce e connotati. Peraltro, le poche eccezioni previste in materia non possono utilmente essere invocate dai terzi nel caso di utilizzo dell’immagine o della voce altrui per scopi puramente commerciali. La tutela prevista dall’ordinamento italiano conferisce tutela inibitoria e risarcitoria.

Le piattaforme che distribuiscono contenuti musicali, che hanno dichiarato di non avere preclusioni circa la pubblicazione e distribuzione di tracce musical generate dall’IA, dovranno comunque attrezzarsi con procedure che consentano il take down di contenuti palesemente in violazione di diritti di copyright o la clonazione della voce degli artisti. I casi più dubbi invece, in cui magari si discuterà della qualificazione della nuova traccia audio generata da IA come opere derivata o come opera ispirata da opere precedenti utilizzate per il training della medesima IA, alimenteranno probabilmente il contenzioso giudiziario.

L’IA generativa apre orizzonti senza precedenti alla creatività, anche in campo musicale, e al contempo alimenta il dibattito sui diritti degli artisti e l’autenticità delle opere prodotte grazie agli algoritmi.


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