Se l’Università interagisce con il territorio
di Mario Molteni
3' di lettura
Una grande Università è un formidabile patrimonio di idee e di progetti per la società e, in special modo, per il mondo delle imprese. Soprattutto per una città come Milano, protagonista di un dinamismo nuovo, che dopo il momento simbolo di Expo 2015 si candida a ospitare anche le Olimpiadi invernali del 2026. Un patrimonio che è arricchito dalla varietà dei contributi disciplinari a cui si può attingere.
Si tratta di servizi che si rivolgono sia alle singole persone che operano nelle imprese, sia alle aziende in quanto tali, di ogni ordine e grado. Quanto alle persone, esse sempre più hanno la necessità di rinnovare o integrare le proprie competenze, in un mondo che rende obsoleti sempre più velocemente i profili professionali acquisiti. Di qui la necessità di intraprendere un cammino di lifelong learning, fatto di corsi di alta formazione, master, dottorati.
Quanto alle aziende, esse ricorrono all’Università per iniezioni di nuova conoscenza sotto forma di ricerca applicata, per il co-sviluppo di nuove tecnologie, per realizzare grandi progetti di cambiamento organizzativo che implicano il coinvolgimento di centinaia di collaboratori, per servizi di consulenza che attingono a competenze affinate a livello internazionale.
Pur con ampi margini di miglioramento, il sistema universitario milanese non può certo dirsi lontano dal mondo del lavoro: centinaia sono gli accordi e le iniziative co-create con le imprese; sempre più le innovazioni tecnologiche nascono in collaborazione con le Università; gli atenei hanno centri di eccellenza che spaziano dal terzo settore al mondo della cultura, dallo sport al mondo digitale, alle startup. E se Milano è riconosciuta come una metropoli internazionale, un contributo non marginale lo deve ai suoi atenei.
In questo quadro si muove l’evento, inedito per il contesto italiano, che domani l’Università Cattolica dedicherà alla cosiddetta Terza missione. Se la prima e la seconda missione dell’Università sono rispettivamente la didattica e la ricerca scientifica, la terza riguarda «l’applicazione diretta, la valorizzazione e l’impiego della conoscenza per contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico della società». Di qui il titolo della manifestazione: “L’Università che non ti aspetti: idee e progetti a servizio della società e dei territori”.
Chi verrà tra i chiostri della Cattolica si troverà di fronte a una varietà insospettata, frutto di una scelta radicata nel Dna dell’Ateneo: quella di privilegiare un’imprenditorialità diffusa a cui si accompagnano forme di coordinamento leggere, non mortificanti.
Ma per meglio capire cosa significa Terza missione, può essere utile una breve rassegna di alcuni dei progetti che saranno presentati: elaborazione di strategie aziendali di sostenibilità e di economia circolare; sviluppo della rendicontazione non finanziaria; studio dell’impatto dell’invecchiamento della popolazione sulla vita delle aziende; un progetto sull’economia, l’amore e il perdono; l’evoluzione dei programmi di solidarietà internazionale, finalmente allargati alle imprese; la coltivazione di “talenti inauditi” con la riprogettazione di percorsi professionali di persone disoccupate attraverso metodi innovativi; interventi psicopedagogici nel settore giovanile di grandi squadre di calcio; il Libro bianco dedicato alle nuove professioni della comunicazione; un laboratorio di ricerca sperimentale per il settore bancario e assicurativo dedicato all’Intelligenza artificiale; l’Osservatorio sulle piccole e medie imprese del territorio bresciano; il percorso “Digital Csr per il settore assicurativo” che ha messo insieme manager dell’azienda committente e giovani universitari al fine di combinare le competenze professionali dello staff e l’approccio dei nativi digitali, in vista di sviluppare prodotti innovativi. Numerosi progetti riguardano poi la filiera agroalimentare, dove i temi della sostenibilità ambientale e l’apertura ai Paesi in via di sviluppo costituiscono tratti distintivi. Un capitolo a sé è quello dei Master universitari, nella quasi totalità connotati da forte interazione col mondo aziendale, orientamento all’azione, presenza di stage, rapidità e qualità del placement a fine programma.
Insomma, con i progetti di Terza missione l’Università si immerge nel mondo del lavoro e della società, a tutto beneficio delle due missioni “tradizionali” (didattica e ricerca scientifica), che risultano contaminate da questo bagno di realtà. Del resto, proprio l’eccellenza della ricerca scientifica e l’innovazione nella didattica costituiscono i serbatoi da cui attingono a piene mani le iniziative di Terza missione. Insomma, un intreccio benefico.
Delegato del Rettore ai rapporti con le imprese, Università Cattolica di Milano
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