ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùGiornata mondiale dei sogni

Se puoi sognarlo, puoi farlo: l'inconscio onirico e i suoi superpoteri

Il 25 settembre di ogni anno è il giorno dedicato a incoraggiare le persone a credere nel potenziale dei sogni. Un'artista, uno psicanalista e una regista hanno trovato il modo.

di Cristina D'Antonio

“Among the Sky” (2023), l'ultimo progetto di Six N. Five x LG OLED Art, presentato a Frieze New York. Six N. Five è Ezequiel Pini, surreal artist che lavora con i render 3D. È stato esposto ad Art Basel, al Moco Museum, da Fotografiska Stockholm, al Museo della Permanente. Ha collaborato con Apple, Burberry, Cartier, Cassina, Givenchy, Samsung, Mr Porter, Bofill Arquitectura. ©Six N. Five a collaboration for LG OLED Art

7' di lettura

Scegliere di rendere immortale un sogno che oggi non capiamo, ma che fra dieci anni sarà la chiave di volta di ciò che ci è successo. Oppure, decidere quale vita avremmo voluto avere e darle forma con un sogno a posteriori, fatto a occhi ben aperti. Eva Frapiccini e Giorgina Pi hanno approcci diversi, ma un interesse comune: indagare il fenomeno onirico. Lo fanno scegliendo una posa diagonale del loro pensiero: invece di partire dal significato del sogno, si concentrano sulla sua natura. Frapiccini è un'artista che esplora più linguaggi – musica, performance, fotografia e video – e i suoi lavori sono nelle collezioni permanenti del Castello di Rivoli, della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, del museo MAXXI. Giorgina Pi è regista, attivista e videomaker. Tra i fondatori del collettivo artistico Angelo Mai, ha portato in Italia l'opera di Kae Tempest (lo spettacolo, Tiresias, ha vinto tre Premi Ubu). Due prime della classe. Due entusiaste. Due ricercatrici. Per loro, veglia e sonno fluttuano nello stesso spazio mentale, una dimensione che ha molto da svelare, se si ha voglia di prestare attenzione. La prima raccoglie sogni in giro per il mondo dal 2011 e li trasforma in arte e performance. La seconda ha iniziato tempo fa il suo viaggio con un libro, Il sogno creatore di María Zambrano, e arriverà a destinazione tra un anno, dopo aver condiviso qualche tappa con il pubblico, con uno spettacolo definitivo. Quel che conta, per entrambe, è il percorso.

“Flow” altro progetto di Six N. Five x (2023), è stata l’unica di arte digitale ammessa all’asta serale di arte contemporanea per il 50esimo anniversario di Sotheby’s Hong Kong, dove è stata venduta per 193.727 €. ©Six N. Five

Ma ci arriviamo. In primavera Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista, è tornato su un tema a lui caro con un nuovo testo, L’ombelico del sogno. Un viaggio onirico. La partenza è la visione di Sigmund Freud, secondo il quale, appunto, un ombelico unisce i sogni all'ignoto. Poco ne sa, ma tenta di capire. Prima di lui, osserva Lingiardi, Penelope dice a Ulisse – quest'ultimo ancora sotto mentite spoglie – che i sogni sono ambigui ed entrano nel sonno da due porte: una ha battenti di avorio, l'altra di corno. Quelli che passano dalla porta d'avorio avvolgono la mente di inganni, quelli che passano dal corno sono fidati e si avverano. E allora? Allora il ritmo lo dettano le domande: qual è il legame tra il sonno e il sogno, il sogno e l'inconscio, il sonno e la veglia? Aspetta, ho fatto un sogno, ce l'ho proprio qui, sulla punta della lingua… E niente, mentre si cerca di dargli corpo con le parole, quello si è già fatto di nebbia. È una difesa del cervello, le cui condizioni neurochimiche, al risveglio, si modificano. Per non confondere ciò che si è sperimentato nell'incoscienza (nell'inconscio?) con ciò che si sa quando si è vigili. Scrive Lingiardi: «Immagino l'attività onirica come una neurofficina che mescola ricordi e produce visioni, seminando a nostra insaputa, nei campi di psiche, storie che ci distruggono e al tempo stesso ci sostengono, che ci accompagnano per un giorno o per tutta la vita». Il sogno ha indubbiamente un superpotere, osserva lo psichiatra: per gli antichi illuminava gli eventi futuri del mondo esterno, per la psicoanalisi illumina gli avvenimenti passati del mondo interno. Ma la verità è che ci sfugge: per quanto si cerchi di spiegarlo, cercandolo nella regione posteriore della corteccia cerebrale, o osservando i polpi in fase REM, quando si deduce abbiano un incubo perché cambiano colore, c'è poco da fare; per sua natura il sogno non si lascia mettere in gabbia. Semmai, ci regala la sensazione fisica del suo passaggio: talvolta, se si è fortunati, una gioia sottopelle difficile da spiegare. Un piccolo inciso: Paolo Aite, psicoanalista, crede che si possa sognare anche con le mani e, perché no, pensare per immagini. E infatti nel suo studio tiene diversi tipi di sabbia – nera, rosa, gialla, grigia o bianca – con cui il paziente può dare corpo alla propria immaginazione.

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Dust of Dreams di Eva Frapiccini. ©Silvia Aresca

Dietro a un vestito, un oggetto di design, un gioiello, persino un sapore o una nuova gradazione di colore c'è sempre la fantasticheria di uno stilista, di un designer, di un artigiano, di uno chef, che diventa forma grazie alla tenacia di chi crede nel proprio sogno. Fine dell'inciso. Quello che avviene nelle nostre teste, una volta chiusi gli occhi, è uguale per tutti. Come si svolge, no. Eva Frapiccini ha infilato un registratore nella sua valigia delle meraviglie nel 2011.

Dust of Dreams di Eva Frapiccini

Lo ha spento da poco. Su questa distanza ha documentato 2.300 testimonianze: «In posti molto diversi. Nello Yorkshire due settimane dopo il referendum sulla Brexit. Dietro piazza Tahrir nei giorni delle prime elezioni libere in Egitto. Ho la voce dell'emiro arabo e quella del profugo afghano». Sono entrati nella sua Dreams’ Time Capsule, una capsula del tempo, un angolo protetto dove lasciarsi andare al ricordo e raccontare, ciascuno nella propria lingua e con la propria sensibilità. «L'unico limite che ho posto: che venisse scelto un sogno significativo». Una mappatura dall'esito molto vario, con qualche costante curiosa («La parola Rubicon, con una certa ansia, per gli inglesi: nascosta in qualche piega della mente, si spiegava interrogando Wikipedia e le notizie del giorno»), e delle categorie universali.

Eva Frapiccini all'interno della Dreams' Time Capsule.

La nave, volare o cadere, le porte, l'acqua, gli spiriti e le presenze, i denti. Archetipi, simboli. Si attinge tutti dallo stesso immaginario, a volte in maniera sorprendente: «Tra le tracce audio ho trovato lo stesso sogno che ho fatto io, con al centro mio padre, avvolto da una membrana. E non era l'unica coincidenza». Cambia molto, invece, la reazione a ciò che ci regala il sonno: «Nella cultura araba un incubo non va verbalizzato: lo si sputa appena svegli, nel lavandino, come un rifiuto di cui liberarsi. Nella cultura sudamericana la visita di un defunto è una cosa buona: una visione catartica, carica di affetto, da festeggiare». Il sogno ci aiuta a pensare ciò che sembra essere impensabile, ma come si trasforma in arte? Frapiccini ha due vie, e un modo di restituire il regalo ricevuto. Questi dodici anni di ascolto, di condivisione e di scambio «hanno lasciato la crisalide che li proteggeva e si sono trasformati in due farfalle, ormai in volo, autonome». E cioè, i suoi progetti. Il primo, l'anno scorso, è stato Dust of Dreams: una produzione cross-disciplinare, che unisce la visione dell'artista – una serie di scatti realizzati sul legame tra inconscio collettivo e memoria emerso dall'archivio – a una performance con la coreografia di Daniele Ninarello (il prossimo 10 ottobre a Torinodanza).

“Dreamscape”. Si tratta di una serie di stazioni sonore che vengono attivate dalla presenza di chi si avvicina: a quel punto diffondono i racconti onirici che Frapiccini ha raccolto in più Paesi dal 2011. Dopo aver girato l'Italia sarà alla Biennale internationale du son, nel Valais svizzero. ©Amedeo Benestante

Il secondo è Dreamscape, un'installazione sonora immersiva, che necessita della presenza del pubblico per essere attivata. Passata in questi mesi dal Polo del '900 di Torino, al Museo Madre di Napoli, a Palazzo Ducale di Genova e in partenza per la Biennale internationale du son, in Svizzera (dal 16 settembre al 29 ottobre), «obbliga all'intimità: perché ci si deve avvicinare con il corpo, perché l'ombra in cui è calata attiva i sensi in sostituzione della vista, perché avvolge il visitatore in una Babele di suoni. Nella difficoltà di cogliere le parole, di dare un senso, ci si mette nei panni dell'altro: è un'esperienza che distrae dalla passività». Do ut des: i sogni registrati, Eva Frapiccini li restituisce. Trascorsi 10 anni, li rimanda via mail. Messaggi che a volte si perdono – caselle non più attive, oppure il silenzio – ma che possono anche riaccendere l'interesse. «Sono madeleine di Proust, ma anche un'occasione di verifica. Dopotutto, il sogno è un'istanza verso il futuro. Ciò che non hai capito oggi, domani potrebbe avere una risposta». L'ultima la spedirà nel 2032.

Altre immagini di “Dreamscape” di Eva Frapiccini. ©Amedeo Benestante

A se stessa ha già scritto, ma dicendo che cosa, dopotutto è un suo diritto, è un segreto che non svela. Giorgina Pi, la regista, ha avuto un'estate interessante. A Venezia ha messo in scena, alla Biennale Teatro, Cenere di Stefano Fortin. A Milano è stata invitata da Rosita Volani, ideatrice del festival Da vicino nessuno è normale, a condividere il Primo movimento del suo futuro spettacolo, Sogno creatore. A Roma si è preparata per la prossima fase della sua indagine su una nuova oniromanzia, al femminile. «Ho lavorato sul tema partendo dai ragionamenti di María Zambrano: filosofa, ha messo in relazione ciò che sapeva con la poesia, il pensiero razionale con la libera intuizione. I suoi nessi funzionano come sinapsi nell'atto di creazione finale: quella involontaria, che si produce mentre dormiamo». Pensa Zambrano: l'analisi dei sogni ha riguardato quasi esclusivamente il loro contenuto, nel tentativo di estrarre ogni loro significato. Ma dato che si tratta di un fenomeno appartenente alla vita umana, bisognerebbe invece studiarne la forma. E poi, se esistono, le sue specie: «In altre parole, una fenomenologia del sogno». Scelto il metodo, Pi ha iniziato a indagare l'uso che alcune poetesse hanno fatto, in versi, delle proprie visioni notturne. Ivi inclusi le premonizioni e i presagi: «30 giugno è la poesia sulla propria morte che Maria Luisa Spaziani scrive senza sapere, apparentemente, che quello sarà davvero il suo ultimo giorno». In scena, Spaziani incontra un'altra poetessa, Niki-Rebecca Papagheorghìou: una conoscenza che non poteva avvenire nel reale, ma che è possibilissima nell'immaginazione del sogno, lo stesso che ha intrattenuto a lungo María Zambrano. I corpi generano suoni e immagini, gli spettatori milanesi che assistono all'unione non hanno molte certezze, ma si lasciano andare volentieri al barlume dell'intuizione. Giorgina Pi è soddisfatta e pensa al capitolo successivo della storia che vuole raccontare: sta per lanciare un invito alle donne, perché partecipino al laboratorio della propria vita. «Persone comuni, non attrici. E devono essere anziane. A loro chiederò che cosa avevano sognato di diventare: ciò che è mancato verrà colmato da una narrazione inventata, una pratica molto amata da Papagheorghìou, una specie di fotoromanzo creato con i reperti reali delle loro esistenze». Un atto gentile, di riconciliazione, «in un'età in cui si è poco propensi ai percorsi dolorosi, ma aperti a quelli pacifici».

Lo spettacolo di Giorgina Pi.

Da qui a un anno, tanto è previsto che duri la ricostruzione delle biografie sognate, quelle donne diventeranno i doppi di Zambrano, Spaziani e Papagheorghìou. “Ci vogliono parecchi luoghi dentro di sé per avere la speranza di essere se stessi”, diceva lo psicoanalista Jean-Bertrand Pontalis. Bene: Graham Greene aveva l'abitudine di prendere appunti sui sogni appena fatti, un diario iniziato nel 1965 e continuato fino al 1989. Prima di morire ne aveva fatto una selezione e lasciato detto che fossero pubblicati. Sarà il suo ultimo libro, un lascito testamentario, Un Mondo tutto mio. Per Vittorio Lingiardi, che firma una nota nell'edizione italiana, «un'autobiografia della propria irrealtà, piena di realtà». A volerli amare, i sogni possono essere la nostra migliore creazione.

ONIROMANZIA Eva Frapiccini , Giorgina Pi . LEGGERE Graham Greene, “Un Mondo tutto mio”, Sellerio, 14 €. Vittorio Lingiardi, “L'ombelico del sogno. Un viaggio onirico”, Einaudi, Vele, 12 €. María Zambrano, “Il sogno creatore”, SE, 18 €. VEDERE “Dreamscape”, Biennale internationale du son, nel Valais svizzero dal 16/9 al 29/10. “Dust of Dreams”, Torinodanza, 10/10. “Sogno creatore”, work in progress e laboratori presso lo spazio Angelo Mai.

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