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Sec e California, doppia stretta green in arrivo negli Usa

Per la prima volta le aziende chiamate a dare conto delle emissioni da effetto serra, anche lungo la catena di approvvigionamento

di Marco Valsania

Authority. La sede della Securities and Exchange Commission a Washington

3' di lettura

Conto alla rovescia verso nuove regole e leggi di trasparenza sul rischio climatico e la sostenibilità per la Corporate America. In dirittura d'arrivo sono due iniziative parallele che, nonostante l’opposizione repubblicana e resistenze di parte delle imprese che le giudicano eccessive, obbligheranno per la prima volta a dar conto, con criteri considerati più ampi e oggettivi, delle emissioni da effetto serra. In gioco sono una normativa federale, con regole emesse dall'autorità di supervisione di mercati e società quotate, la Securities and Exchange Commission. E una coppia di leggi a livello statale ancora più ambiziose, che riguardano aziende in Borsa e non. L’influenza nazionale delle due leggi è data dal fatto che nascono in California, da sola quasi il 15% del Pil degli Stati Uniti e quinta economia mondiale, da sempre apripista nelle misure ambientali.

Fed e banche

Allo studio è dallo scorso dicembre anche una guidance “climatica” per le banche con oltre 100 miliardi in asset da parte della Federal Reserve, che ha avviato un cauto programma pilota volto a esaminare e rafforzare il risk management su questo fronte. Il maggior impeto riformatore è però altrove. È la rete di mosse ideate da Sec e California a rappresentare, se ultimata, un significativo giro di vite negli Stati Uniti sul climate risk reporting, la disclosure di danni ambientali e i collegati rischi finanziari ed economici che avanza su scala globale.

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Sec attivista

La Sec, sotto la guida di Gary Gensler, ha sposato un'agenda attivista dopo anni di deregulation ispirata dall'amministrazione di Donald Trump: ha in programma di finalizzare normative che ha proposte delineate nel marzo 2022 e giunte adesso al termine dell’ iter procedurale, pronte ad un varo forse fin da ottobre. Richiedono la comunicazione da parte di gruppi quotati non solo di emissioni dirette legate all'effetto serra ma anche indirette, vale a dire lungo la catena di approvvigionamento. Tre i livelli di trasparenza, adottando un quadro di riferimento ormai diffuso. Scope 1, le emissioni da operazioni; Scope 2, quelle legate a acquisto e utilizzo di energia; infine Scope 3, il più vasto e controverso che riguarda anche fornitori e consumatori dei prodotti, l'impatto dell'intera supply e value chain. L'International Financial Reporting Standard Foundation sulla sostenibilità già fa propri questi obiettivi e l’Unione Europea avrà in vigore la sua formula di Esg reporting da gennaio 2024.

Il pressing delle aziende

Le incognite non sono svanite. Segno della tensione sul tema, la Sec ha ricevuto ben 16.000 prese di posizioni di aziende, gruppi di pressione e associazioni ambientaliste nel corso del periodo di commenti pubblici sul provvedimento. Sono ancora in discussione dettagli importanti: dalla documentazione nella quale riportare i dati (in comunicazioni di bilancio o in altri filing) alle date di applicazione dello Scope 3, il requisito più aggressivo e controverso. Ed è possibile che un’approvazione slitti o non scriva la parola fine: in preparazione sono ricorsi legali fino alla Corte Suprema per accusare la Sec di abusi di autorità, parte dell’offensiva conservatrice radicale che oggi denuncia lo «stato amministrativo».

La California

Ma la Sec non è isolata. L'intervento californiano, a sua volta prossimo ad un via libera definitivo da parte del parlamento locale al rientro dalla pausa estiva, si spinge oltre prendendo di mira un più ampio ventaglio di aziende anche non quotate. La principale delle due leggi proposte, il Climate Corporate Data Accountability Act (SB 253), obbliga di fatto tutte le società con business nello stato – non solo con una sede - e con oltre 1 miliardo di fatturato annuale a riportare le emissioni. Le conseguenze? L'associazione ambientalista Ceres calcola che nel mirino finiscano almeno 5.300 aziende, con requisiti progressivamente più duri: inizialmente la trasparenza sullo Scope 1, nel 2026 sullo Scope 2 e dall’anno successivo sullo Scope 3 e l’universo delle emissioni indirette. Le informazioni andranno verificate da audit indipendenti e consegnate alla authority del California Air Resource Board. Sanzioni per violazioni sarebbero di 500mila dollari l'anno.

La seconda legislazione si intreccia con le norme volute dalle Sec, estesa tuttavia anche in questo caso ad aziende non quotate e con meno esenzioni, considerate invece a livello federale, per gruppi di minori dimensioni: il Climate-Related Financial Risk Act, o SB 261, prevede che imprese con più di mezzo miliardo l’anno in vendite garantiscano d'ora in poi visibilità ai rischi finanziari legati al clima. Diecimila società potrebbero ricadere sotto i nuovi requisiti. La Chamber of Commerce californiana, la principale lobby aziendale, ha registrato le proprie obiezioni. Le proteste, tuttavia, non sono universali: oltre una decina di grandi marchi ha sottoscritto un appello a favore del passaggio delle nuove legislazioni.

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