Sei insegnamenti per contrastare le prossime crisi
di Marco Buti
4' di lettura
Nell’ultimo decennio l’Unione europea e le sue istituzioni hanno subìto una trasformazione strutturale per adattarsi a un contesto economico e politico sempre più difficile. La necessità di rispondere a due crisi senza precedenti in rapida successione ha messo a dura prova la determinazione e l’immaginazione della Commissione europea. Le sfide legate alla gestione della crisi pandemica, quando le cicatrici della Grande Recessione erano ancora fresche, e l’esigenza di “ricostruire meglio” hanno reso ancora più alta l’ambizione politica e istituzionale.
Sulla base del mio coinvolgimento personale nella gestione e nella risposta alle crisi, trarrei sei insegnamenti chiave per la formulazione delle politiche economiche europee negli anni a venire:
1 Evitare “piramidi invertite”.
Spesso, la sorveglianza delle politiche dell’Ue pone un’attenzione sproporzionata su questioni oggettivamente poco importanti. In passato l’Ue è stata spesso criticata per essersi concentrata sui “decimali”. La sorveglianza delle politiche dovrebbe focalizzarsi sui “grandi errori “, come richiesto dal trattato Ue. L’internalizzazione degli effetti sugli altri Paesi e sull’Unione nel suo complesso dovrebbe essere il principio guida. Soprattutto, l’attuazione dei Programmi nazionali di ripresa e resilienza fornirà l’opportunità di sottolineare anche i “grandi vantaggi”.
2 Non cadere vittima della sindrome di “equilibrio parziale”. La crisi finanziaria ha dimostrato che le tensioni in un angolo della zona euro possono avere conseguenze potenti altrove e, in determinate circostanze, diventare sistemiche. Gli strumenti messi in atto durante la crisi finanziaria aiuteranno su questo fronte, ma è improbabile che siano sufficienti. Come ha dimostrato la risposta alla crisi Covid-19, tenere conto delle interdipendenze tra i Paesi (nell’applicazione della sorveglianza macroeconomica e di bilancio) e tra le politiche (in particolare le politiche fiscali e monetarie), sarà importante per far emergere l’“equilibrio generale” della zona euro.
3 Lotta contro i “contratti completi”. Durante la crisi finanziaria, la mancanza di fiducia tra gli Stati membri e tra questi ultimi e le istituzioni europee ha creato sospetti in alcuni Paesi circa l’uso di qualsiasi discrezionalità nell’attuazione delle norme di bilancio. Questo ha portato al tentativo di codificare tutti i possibili stati del mondo in algoritmi complessi in modo da evitare decisioni discrezionali. La “sovra ingegneria” del Patto di stabilità e crescita è l’esempio più chiaro di questa deriva. Tuttavia, come dimostrano l’analisi economica e l’esperienza pratica, non esistono contratti completi. Inoltre, gli algoritmi sempre più sofisticati, spesso basati su variabili non osservabili, aggiungono alla complessità che a sua volta compromette l’efficacia e la trasparenza della sorveglianza. Per semplificare le regole in materia di sorveglianza macroeconomica e di bilancio, gli Stati membri devono accettare che la Commissione le applichi utilizzando il giusto grado di giudizio economico.
4 Ricordare che andare da A a B non è una linea retta in Europa. Le diverse sensibilità e le complesse realtà politiche dell’Ue implicano che le proposte devono di solito fare appello a un pubblico diverso ed essere accettate da Paesi con preferenze sociali e politiche differenziate. Pertanto, il raggiungimento di un consenso è spesso complicato e richiede negoziati complessi e “progressi laterali”. In realtà, il tentativo di tracciare una linea retta tra A e B potrebbe nuocere all’eventuale successo dell’iniziativa. Ad esempio, l’invito a stimolare gli investimenti pubblici risuona meglio in alcuni Paesi se viene presentato come politica della domanda, mentre in altri se si pone l’accento sugli effetti dell’offerta. Un altro esempio è il lavoro su un asset sicuro della zona euro: sottolineando il suo ruolo nell’approfondimento dei mercati finanziari e nel rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro, esso offre maggiori possibilità di successo rispetto al suo ruolo nell’ambito dell’unione fiscale.
5 Le linee rosse sono lì per essere attraversate. Nell’ambito delle discussioni in seno al Consiglio o nei vari comitati dell’Ue, le autorità nazionali spesso arrivano, come è naturale, con una serie di linee rosse dettate da considerazioni di politica interna. La maggior parte di queste linee rosse diventa meno rilevante se si tiene presente l’interesse comune e si allunga l’orizzonte temporale nel quale vengono valutate determinate politiche o riforme. Un ruolo essenziale della Commissione è quello di fornire le argomentazioni intellettuali per aiutare a individuare le linee che devono essere attraversate e quindi contribuire a ridurre il “tasso di sconto” dei responsabili politici nazionali. La Commissione lo ha fatto nelle sue proposte per affrontare le conseguenze economiche della pandemia.
6 Non diventare “l’ultimo soldato giapponese”. L’esempio di soldati come Teruo Nakamura, un militare dell’esercito imperiale nipponico che è stato inviato da solo su un’isola isolata e si arrese solo nel 1974, quasi trent’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, dovrebbe ispirare una lezione. I progetti o gli approcci di politica economica possono talvolta essere perseguiti molto tempo dopo che la loro rilevanza politica è passata o la loro logica economica si è rivelata obsoleta. A questo proposito, «la difficoltà non è tanto sviluppare nuove idee quanto sfuggire a quelle vecchie», come ha osservato Keynes. Evitare una tale trappola è particolarmente importante oggi che il paradigma economico tradizionale è seriamente messo in discussione.
Plasmare l’economia europea di domani equivale a ricostruire meglio dopo la pandemia. Richiederà decisioni politiche coraggiose. All’interno dell’Ue, solo la Commissione europea e i suoi economisti hanno la capacità analitica, la competenza istituzionale e l’esprit de finesse per svolgere tale compito.
Questo articolo è tratto dall’introduzione al libro “The Man Inside”, edito da Bocconi University Press, pagg. 512, € 80.
Marco Buti è Chief of Staff del Commissario Europeo Paolo Gentiloni ed è stato Direttore Generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione Europea.
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