Selfridges, una lunga storia di shopping, scommesse e affari di famiglia
La cessione dalla famiglia Weston ai Chirathivat di Central Group (con gli austriaci di Signa) per 4 miliardi di sterline è l’ultimo episodio di una avventurosa serie iniziata nel 1909
di Chiara Beghelli
I punti chiave
4' di lettura
Il titolo del romanzo dedicato alla avventurosa vita di Harry Gordon Selfridge - “Shopping, Seduction & Mr Selfridge” di Lindy Woodhead, che ha ispirato anche una serie tv - può sembrare fin troppo ammiccante, ma certo la storia del fondatore di uno dei department store simbolo di Londra è stata segnata da scommesse, intuizioni, colpi di fortuna e di scena. Anche la storia ultracentenaria di Selfridges ha avuto una nuova, ennesima svolta proprio la vigilia di Natale, che ha coinvolto due delle famiglie più facoltose del pianeta: i canadesi Weston, infatti, hanno ceduto Selfridges ai thailandesi Chirathivat, che lo hanno rilevato si dice per 4 miliardi di sterline insieme agli austriaci di Signa, società dell’imprenditore del real estate Rene Benko (che possiede peraltro anche il Chrysler Building a New York).
Le intuizioni vincenti di Harry Gordon Selfridge
Il rumor della cessione era vivo almeno da giugno, quando poco dopo la scomparsa dell’ottantenne magnate Galen Weston la famiglia aveva deciso di vendere Selfridges, che durante la pandemia era riuscito a mantenere dati accettabili, grazie ad anni precedenti molto buoni. Ma torniamo alle origini e al sogno di Mr Selfridge, acuto investitore e interprete del suo tempo: statunitense, di origini umili, nel giro di vent’anni passò dal ruolo di magazziniere a quello di socio del negozio Marshall Field di Chicago. Sposò poi una ricca ereditiera e nel 1906 decise che avrebbe aperto un grande department store a Londra, anche grazie al contatto con Samuel J Waring Jr, proprietario di negozi di arredamento su Oxford Street e che voleva espandersi con altre categorie commerciali.
Un negozio con biblioteca e un roof garden a inizio secolo. E il sostegno alle Suffragette
Il 15 marzo del 1909 l’inaugurazione del grandioso department store Selfridges nella parte in realtà meno appetibile della celebre strada fu un evento memorabile, e il negozio si impose da subito come un laboratorio di quello che oggi definiremmo retail concept e di nuove tendenze: estremamente moderna era per esempio la biblioteca, come la toilette per signore, la galleria d’arte e un ristorante collegato al roof garden, elemento oggi ricorrente ma all’epoca del tutto inedito. Subito dopo l’inaugurazione, fra le sue ampie e ariose gallerie fu esposto l’aereo con cui l’aviatore Louis Blériot aveva volato per primo sul Canale della Manica, un gusto per lo spettacolo e l’innovazione che si ravvivò nel 2006 con l’installazione fatta di biscotti di Song Dong e nel 2012 con l’enorme bambola sul tetto firmata da Yayoi Kusama. Ed è giusto ricordare che Harry Gordon Selfridge fu un convinto sostenitore del movimento delle Suffragette, alle quali dedicò anche vetrine a tema.
Il passaggio a Lewis e poi a Sears
Negli anni Venti aprirono altre insegne Selfridges nel Regno Unito, ma la passione per il gioco d’azzardo del suo fondatore e i conseguenti debiti ne decretarono la defenestrazione nel 1941 (morirà in povertà nel 1947): il gruppo passa nel 1951 a Lewis, altra società del campo, e nel 1965 al gruppo Sears, che prova a rinnovarlo pensando anche un hotel. Nel 1996, poi, il gruppo sceglie come ceo Vittorio Radice, che fa investire 100 milioni di sterline nel suo rinnovamento, a partire dalle grandi scale mobili al centro dello store, e lo pensa come “house of brands”, riposizionandolo verso il segmento lusso.
Un manager italiano artefice del rilancio
Si aprono più punti vendita fuori Londra, si organizzano eventi grandiosi, ma nel 2002 Sears esce: Radice passa a Marks & Spencer (e nel 2005 diventa ceo dell’allora La Rinascente) e arriva Galen Weston, che spende 600 milioni di sterline per rilevare il gruppo. Radice, intanto, nel 2011 gestisce il passaggio di Rinascente proprio a Central Group, guidandone poi il rinnovamento e l’estensione dei negozi; diventa dunque ceo per l’Europa di Central Group, ruolo che ricopre fino allo scorso maggio, quando passa il testimone a un altro manager italiano, il coo Stefano Della Valle. Curiosamente, ora il nome di Radice risuona ancora in associazione a quello di Selfridges, perché il manager potrebbe avere un importante ruolo nell’ambito del nuovo assetto societario.
Gli obiettivi di Central Group
Il gruppo Central oggi è guidato da Tos Chirathivat, nipote di Tiang, che fondò il gruppo di department store nel 1927, e che era nato proprio nell’isola cinese di Hainan, oggi uno degli hub più vivaci e interessanti per il retail in Asia: nel tempo Central ha inserito nel suo portfolio Rinascente, Illum in Danimarca, il gruppo KaDeWe che opera in Germania e dal 2024 sarà anche in Austria, e dallo scorso anno lo svizzero Globus, per un totale di 5 miliardi di euro di ricavi nel 2019, che arriveranno a 7 nel 2024. A quasi 13 miliardi di dollari, invece, ammonterebbe il patrimonio della famiglia Chirathivat, che secondo Bloomberg è al 20esimo posto fra le più ricche dell’Asia.
Un nuovo sviluppo per lo store di Londra?
Ora, il deal con Signa, secondo cui ognuno deterrà il 50% delle quote, ha coinvolto la cessione dello store Selfridges di Londra, di quello di Birmingham e di due a Manchester, oltre alle insegne Brown Thomas e Arnotts in Irlanda e De Bijenkorf in Olanda. Uno degli asset più pregiati dell’accordo è il patrimonio immobiliare, valutato circa 2 miliardi di sterline, e che comprende anche un’area finora rimasta in disuso sul retro dell’edificio di Oxford Street, per la quale in passato erano stati pensati un hotel e un complesso dedicato a uffici e retail.
L’obiettivo ora è dar vita a un gruppo di department store marcatamente europei, proprio mentre quelli statunitensi sono al centro di innovazioni e cambiamenti dal valore di miliardi di dollari, come quelli che stanno impegnando i gruppi Neiman Marcus e Macy’s.
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