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Casa, sempre più famiglie schiacciate tra mutui e affitti insostenibili

L’analisi presentata da Nomisma all’interno del 16° Rapporto sulla Finanza per l’Abitare

a cura diLaura Cavestri

Rallenta il mercato dei mutui, allarme anche per affitti

4' di lettura

Per il 13% delle famiglie l’accensione di un mutuo è una “ mission impossible ” e frena i progetti di acquisto. Al contempo, il costo per l’affitto è spesso insostenibile.

È quanto emerge dal focus “Sguardi familiari sull’Abitare 2023”, l’analisi presentata da Nomisma all’interno del 16° Rapporto sulla Finanza per l’Abitare, che vuole contribuire alla riflessione sulle scelte abitative degli italiani.

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Quel che serve è un abitare più evoluto e plurale, attento a bisogni, desideri e possibilità reali delle famiglie e meno standardizzato e risucchiato da un mercato indebolito, incapace di dare una risposta alle esigenze abitative delle famiglie.

L’indagine

Nomisma parte analizzando due diversi tipi di universi familiari per le quali la casa è una priorità assoluta: le famiglie “mono” , ovvero persone sole con meno di 45 anni oppure di età compresa tra i 45 e i 69 anni o di 70 anni o più o, ancora, genitore solo con figli; e le famiglie “pluri”, ovvero con figli minori, persone non autosufficienti, famiglie “sandwich” (impegnate sia nella cura dei figli e sia dei genitori anziani) e famiglie numerose.

Rallenta il mercato dei mutui, allarme anche per affitti

«Nonostante nel 2023 il clima di fiducia delle famiglie abbia recepito i segnali positivi provenienti dall’aumento della produzione industriale e dagli interventi di sostegno varati dal Governo – ha sottolineato Marco Marcatili, chief development officer di Nomisma – la capacità reddituale degli italiani lascia intravedere alcuni campanelli d’allarme, con quasi la metà dei nuclei che dichiara che le disponibilità economiche sono appena sufficienti a far fronte alle spese primarie. Le famiglie “mono”, composte da persone sole con un’età tra i 45 e i 69 anni, presentano le condizioni economiche peggiori, con un reddito inadeguato a far fronte alle spese e che, nel 44% dei casi, non permette di risparmiare. In questo scenario, l’acquisto della casa è diventato un miraggio per una crescente porzione di italiani che si sono trovati a fare i conti con un’inflazione duratura, che ha fatto diminuire il reddito disponibile e inciso negativamente sul potere d’acquisto, e la parallela erosione dei risparmi, che ha ridotto le possibilità di un acquisto impegnativo come quello di un’abitazione con il sostegno diretto della cerchia familiare».

Al contempo, un segmento di popolazione segnala la fatica ad avere fiducia da parte del sistema bancario, con l’attuale congiuntura economica che aumenta i rischi di esposizione, sia a causa di politiche di erogazione più selettive, sia per il rialzo del costo del denaro che ha reso i mutui più costosi. Nello specifico, tra le famiglie numerose una su cinque dichiara di non avere i requisiti per l’accesso al credito (il 21,1% del totale, per la precisione), un valore quasi triplo rispetto al 7,5% della media del campione. Percentuali più alte rispetto alla media si registrano anche per le famiglie con figli minori (13,1%) e persone sole under 45 (10,7 per cento).

Questo contribuisce a spiegare la flessione della propensione all’acquisto di abitazioni nei prossimi mesi da parte degli italiani, che coinvolge il 12% delle famiglie rispetto al 13,3% registrato nel 2022, confermando le incertezze emerse sulle prospettive future che riguardano, in particolare, il perimetro familiare. Inoltre, l’indagine quest’anno evidenzia, in controtendenza rispetto alle due precedenti edizioni, una minore propensione da parte delle famiglie intenzionate ad acquistare un’abitazione ricorrendo all’accensione di un mutuo, passando dall’83% nel 2022 al 78% nel 2023.

Negli ultimi 12 mesi i comportamenti delle famiglie italiane in relazione all’acquisto di una casa mostrano alcune importanti tipizzazioni: le famiglie pluri hanno presentato un grado di attivazione maggiore sul fronte dell’acquisto, con un protagonismo rinforzato da parte delle “famiglie sandwich” e da quelle con persone non autosufficienti.

Tra le famiglie mono, invece, sono i nuclei composti da persone sole under 45 ad aver mostrato un maggior dinamismo di acquisto.

Affitti, alternativa onerosa

Non essendo però il sistema Paese riuscito a programmare per tempo una offerta adeguata per far fronte a una maggiore e più attenta richiesta abitativa, specialmente in termini di social housing, molte famiglie restano intrappolate nell’affitto, che spesso può diventare una concausa di povertà a fronte di repentini mutamenti familiari (tra i quali l’aumento dei componenti del nucleo, la presenza di un disabile o di un familiare non autosufficiente, la separazione familiare, la contemporanea gestione dei figli e di genitori anziani) e dell’aumento dei canoni di locazione, che specie nelle grandi città ha raggiunto livelli non facilmente sostenibili rispetto alla capacità reddituale delle famiglie. La quota di famiglie che prevedono, nei prossimi 12 mesi, di poter trovare difficoltà nel regolare pagamento del canone di locazione si è ampliata dal 31,4% al 34,8%.

Proprio i maggiori rischi di insolvenza e le logiche di mercato – condizionate anche dal fenomeno degli affitti brevi – stanno inducendo sempre più proprietari a una minore propensione alla locazione tradizionale: solo nell’ultimo anno è passata dal 17,7% al 10,5% la quota di soggetti che prevede di dare in locazione le proprie abitazioni con affitti a medio termine, allineandosi alla componente rivolta agli affitti brevi (il 10,2 per cento).

L’indagine di Nomisma ha confermato anche quest’anno come la locazione rappresenti l’unica opzione per il 56% delle famiglie, a causa della mancanza di risorse economiche sufficienti per poter accedere al mercato della compravendita. A questo gruppo si affianca un altro 15% di famiglie per le quali l’affitto è una situazione temporanea, in attesa che si creino le condizioni per poter accedere al mercato della compravendita, e un altro gruppo che valuta la proprietà non conveniente (13% del totale), oppure che considera tale opzione in ragione di motivazioni familiari o esigenze lavorative e di studio (8,3% delle famiglie).

«Se il 2023 può essere considerato l’inizio della metafora della “casa-impossibile” – ha concluso Marcatili – è necessario che gli attori pubblici e privati, finanziari e sociali, gestori e investitori, si sentano chiamati in causa per dare una risposta concreta a una vera e propria emergenza nazionale, per promuovere strumenti innovativi e di sostegno per un abitare evoluto».

 

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