ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùI dati al 30 giugno

Crisi d’impresa in aumento in Italia: +15,2% nel primo semestre 2023

Nel 2023 si va verso un aumento annuo del 4,3%, su livelli superiori a quelli del 2019. È presto per lanciare l’allarme ma si vedono gli effetti del caro energia e della stretta sui tassi d’interesse

di Bianca Lucia Mazzei

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3' di lettura

Nel primo semestre 2023, l’avvio da parte di aziende in difficoltà di nuove procedure per gestire crisi d’impresa, scioglimenti e liquidazioni è aumentato del 15,2% rispetto allo stesso periodo del 2022, con 53.849 nuove pratiche. Se si proietta il dato di gennaio-giugno su tutto l’anno, l’incremento risulta più contenuto (+4,3%), ma il valore assoluto (107.698) supera, seppur di poco, il 2019, ultimo anno non influenzato dall’impatto economico della pandemia e degli interventi statali di supporto ai conti aziendali. Lo rivela l’elaborazione effettuata dal Sole 24 Ore del Lunedì dei dati di Unioncamere-Infocamere .

Anche se il confronto con gli anni passati è reso difficile dal fatto che, con l’entrata in vigore del Codice della crisi (15 luglio 2022) alcune voci sono state riclassificate e altre aggiunte, si conferma il trend al rialzo già rilevato nei primi mesi di quest’anno (si veda il Sole 24 Ore del 22 maggio 2023).

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Campanelli d’allarme

È un segnale che si aggiunge alle altre avvisaglie negative arrivate nelle ultime settimane, come il rallentamento della crescita economica nel secondo trimestre registrato dall’ Istat (-0,3% la variazione congiunturale del Pil), la frenata del settore turistico causata dal rialzo dei prezzi e il calo della fiducia dei consumatori. È comunque molto difficile dire se l’aumento delle procedure possa essere considerato un campanello d’allarme di una fase recessiva o, invece, solo un assestamento rispetto agli shock degli ultimi anni.

ANDAMENTI A CONFRONTO

Le nuove procedure avviate in tribunale dal 2019 al 2023. Valori assoluti e var % annue. Il valore del 2023 è una proiezione basata sui dati del I° semestre

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La situazione

Durante l’emergenza sanitaria, i provvedimenti adottati per attutire l’impatto negativo del Covid sul tessuto economico (blocco dei fallimenti, aiuti, prestiti garanti, moratorie) hanno portato a una netta riduzione delle richieste delle aziende di avviare nuove procedure che scesero di quasi il 15%, per poi tornare ai livelli prepandemici nel 2021 (per un’azienda possono anche essere chieste più procedure concorsuali). Nel primo semestre 2022 c’è invece stata una forte flessione (- 25%), probabilmente dovuta al rimbalzo economico successivo alla pandemia, poi però in buona parte compensata dall’incremento del secondo (l’anno si è concluso con un calo del 2,25%).

Il trend di crescita è proseguito nei primi sei mesi di quest’anno, quando le nuove procedure - come detto - sono state il 15,2% in più di quelle registrate nello stesso periodo del 2022. La proiezione sull’intero anno dà invece un aumento del 4,3% che però potrebbe essere maggiore poiché, spesso, molti iter vengono avviati a fine anno e questo fa sì che i numeri relativi ai secondi semestri siano, di solito, più alti (ciò spiega anche perché il dato dei primi sei mesi del 2023 appaia leggermente inferiore a quello del secondo semestre 2022).

L’aumento maggiore (+9,3%) lo hanno fatto registrare i fallimenti (dopo l’entrata in vigore del Codice della crisi si chiamano liquidazioni giudiziali).

Le prospettive

I dati di Unioncamere-InfoCamere fotografano i procedimenti avviati presso i tribunali e da questi ultimi comunicati al Registro delle imprese. Considerano quindi situazioni di difficoltà presenti già da qualche tempo ma che vengono al pettine al momento dell’avvio dell’iter in tribunale.

A determinare l’incremento del primo semestre 2023 può essere stato il rialzo dei prezzi dell’energia e del costo delle materie prime causato dalla guerra in Ucraina. Potrebbero inoltre aver cominciato a farsi sentire i primi effetti della crescita dei tassi di interesse, il cui impatto complessivo deve però ancora emergere. Anche perché la stretta continuerà, dal momento che la Bce ritiene il livello dei prezzi ancora eccessivo e punta a riportarlo al 2 per cento. Secondo l’ultimo report di Bankitalia a giugno i prestiti alle società non finanziarie sono diminuiti del 3,2% su base annuale (-2,8% nel mese precedente). A destare preoccupazione c’è poi il rallentamento della Germania (che ha già influito sul calo della crescita italiana del secondo trimestre) cui si potrebbe aggiungere quello della Cina.

Sull’altro piatto della bilancia bisogna però porre le ricadute positive che dovrebbero arrivare dalla realizzazione degli investimenti legati al Pnrr. Nel suo Global Economic Outlook trimestrale Fitch Ratings ha abbassato le proiezioni a medio termine sul Pil potenziale per Germania, Giappone e Gran Bretagna, ma ha (lievemente) alzato di 0,1 punti percentuali quelle dell’Italia, portandolo allo 0,7% per un migliore trend degli investimenti.

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