Draghi, passa la fiducia al Senato con 262 voti favorevoli. Priorità ai vaccini, ambiente nella Costituzione
Le priorità indicate dal premier: transizione verso uno sviluppo ambientale sostenibile, protezione del lavoro, scegliendo quali attività garantire e quali accompagnare al cambiamento. Riforme fiscali, della P.A. e della giustizia, ancoraggio all’Europa e all’euro. Nella replica dice: «Grazie per la stima, dovrà essere giustificata». Nel M5S in 15 votano no
di Riccardo Ferrazza e Andrea Gagliardi
9' di lettura
Dopo una lunga giornata parlamentare cominciata alle 10,30 con le dichiarazioni programmatiche di Mario Draghi è arrivata a ridosso della mezzanotte la fiducia del Senato al governo guidato dall’ex presidente della Bce: 262 sì e 40 no (due gli astenuti). Sostegno ampio che non batte però il primato del governo Monti del 2011 (i sì furono 281). Domani il neo premier sarà alla Camera per il secondo voto di fiducia.
Lotta senza tregua alla pandemia, uniti tutti nella trincea contro il nemico comune, e poi ricostruzione del Paese come nell'immediato Dopoguerra. Il premier Mario Draghi ha illustrato in Senato il programma dell’esecutivo che ha definito «il governo del paese». Le priorità indicate nei suoi 53 minuti di intervento sono state: transizione verso uno sviluppo ambientale sostenibile, protezione del lavoro, scegliendo quali attività garantire e quali accompagnare al cambiamento. Riforme fiscali, della P.A. e della giustizia, ancoraggio all’Europa e all’euro. Prima di tutto viene però il piano vaccini: vanno utilizzate tutte le strutture, pubbliche e private e vanno mobilitate tutte le energie: protezione civile, forze armate, volontari. Quanto alla scuola: va adeguato il calendario alle esigenze legate alla pandemia.
Dopo un dibattito durato quasi sette ore, alle 20,40 sono arrivate le repliche del premier incentrate su ambiente - con l’impegno di andare nella direzione dell'inserimento in Costituzione dei “concetti” di ambiente e sviluppo sostenibile -, immigrazione («L’Italia propone un meccanismo obbligatorio di re-distribuzione dei migranti pro-quota»), turismo (investire nel settore «non significa buttar via i soldi, quei soldi tornano indietro»), cultura («imprescindibile per la crescita e il benessere del Paese») e criminalità (con il rischio infiltrazioni delle mafie «a seguito della crisi di liquidità in diversi settori»).
Infine l’impegno di fronte ai senatori: «Vi ringrazio per la stima che avete dimostrato ma anche questa dovrà essere giustificata e validata nei fatti dall’azione di governo da me presieduto». Dalle 22,30 l’appello nominale dei senatori per la votazione della mozione della maggioranza per la fiducia. I numeri non hanno riservato soprese. L’unica forza politica che ha negato il proprio voto è Fratelli d’Italia. Nel M5S, dilaniato da divisione interne, i senatori dissidenti sono stati alla fine 15 (dello stesso gruppo 6 assenti). No anche da sei senatori del gruppo del Misto. Da parte sua Matteo Salvini ha assicurato nel suo intervento in Aula a Draghi: «La Lega sarà al suo fianco per ricostruire questo Paese» ma ha aggiunto: «L’Europa che vogliamo è quella del benessere, della crescita, ma non quella dell’austerità».
Per approfondire / Il discorso integrale del Presidente del Consiglio Mario Draghi
Draghi: è governo del Paese, senza aggettivi
Per definire il suo esecutivo Draghi ha parlato di un «governo del Paese» che «non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca». Un governo che «riassume la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti».
E ancora: «Questo è lo spirito repubblicano di un governo che nasce in una situazione di emergenza raccogliendo l'alta indicazione del capo dello Stato». Anche perché «oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l'Italia». Parole accolte da un lungo applauso e dal sostegno dei leader della maggioranza. «Ha dato una visione», ha commentato a caldo Matteo Renzi, leader di Iv. E il dem Nicola Zingaretti su Twitter ha scritto: «L'Italia è in buone mani». Plausi anche da Matteo Salvini: «Da Draghi ottimo punto di partenza, la Lega c'è».
Covid è trincea comune, virus nemico di tutti
La lotta alla pandemia è in cima all’agenda, in quanto condizione per ripartire. «Nostro dovere è combattere con ogni mezzo la pandemia e salvaguardare le vite dei cittadini: una trincea dove combattiamo tutti insieme, il virus è nemico di tutti. È nel commosso ricordo di chi non c’è più che cresce il nostro impegno» ha detto il premier che ha rivolto un ringraziamento al mio predecessore Giuseppe Conte «che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall'Unità d'Italia». E ha promesso dopo l’“infortunio” della chiusura degli impianti di sci all’ultimo momento: «Informeremo i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole».
«Vaccini in tutte le strutture, pubbliche e private»
La necessità ora è «mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari». Vietato aspettare le “Primule” per vaccinare. «Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all'interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private» ha detto Draghi. La prima sfida è «ottenere le quantità sufficienti, distribuire» il vaccino «rapidamente ed efficientemente». E la velocità «è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus». Ma l’epidemia deve essere anche l’occasione per «aprire un confronto a tutto campo sulla riforma della nostra sanità. Il punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base (case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria)».
«Politiche fiscali espansive per sostenibilità»
La risposta della politica economica al cambiamento climatico e alla pandemia dovrà essere una «combinazione di politiche strutturali che facilitino l'innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l'accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili che sono state create». Tutto questo perché «vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta».
«Strategia trasversale e sinergica per il Recovery plan»
Quanto alla strategia per i progetti del Next Generation EU «non può che essere trasversale e sinergica, basata sul principio dei co-benefici, cioè con la capacità di impattare simultaneamente più settori, in maniera coordinata». Le Missioni del Programma del Recovery plan «potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente, ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e la cultura; la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità sostenibile; la formazione e la ricerca; l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale; la salute e la relativa filiera produttiva». Ma nelle prossime settimane sarà rafforzata la dimensione strategica del Programma, «in particolare con riguardo agli obiettivi riguardanti la produzione di energia da fonti rinnovabili, l'inquinamento dell'aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell'energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno, la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione 5G».
«Programma indicherà come azzerare CO2 al 2050»
Il Programma nazionale di Ripresa e Resilienza «indicherà obiettivi per il prossimo decennio e più a lungo termine, con una tappa intermedia per l'anno finale del Next Generation Eu, il 2026. Non basterà elencare progetti che si vogliono completare nei prossimi anni. Dovremo dire dove vogliamo arrivare nel 2026 e a cosa puntiamo per il 2030 e il 2050, anno in cui l'Unione Europea intende arrivare a zero emissioni nette di CO2 e gas clima-alteranti».
«Settore privato partecipi a investimenti pubblici»
Il settore privato deve essere invitato «a partecipare alla realizzazione degli investimenti pubblici apportando più che finanza, competenza, efficienza e innovazione per accelerare la realizzazione dei progetti nel rispetto dei costi previsti». In tema di infrastrutture «occorre investire sulla preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici per permettere alle amministrazioni di poter pianificare, progettare ed accelerare gli investimenti con certezza dei tempi, dei costi e in piena compatibilità con gli indirizzi di sostenibilità e crescita indicati nel Programma nazionale di Ripresa e Resilienza».
Governance Recovery a Mef, Parlamento sarà informato
Nessuna struttura ad hoc per la governance del Programma di ripresa e resilienza, che è «incardinata nel Ministero dell'Economia e Finanza con la strettissima collaborazione dei Ministeri competenti che definiscono le politiche e i progetti di settore. Il Parlamento verrà costantemente informato sia sull'impianto complessivo, sia sulle politiche di settore». Concetto ribadito nella replica dopo il dibattito: la governance del Pnrr sarà «incardinata nel ministro dell’Economia e Finanze con la strettissima collaborazione dei ministri competenti. Il Parlamento sarà informato in modo adeguato e tempestivo sull'impianto complessivo e sulle politiche specifiche di intervento».
«Proteggere tutti lavoratori, non tutte le attività»
Uscire dalla pandemia «non sarà come riaccendere la luce». Non tutto insomma potrà tornare come prima. Il governo dovrà proteggere tutti i lavoratori, «ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi» ha precisato il premier. Centrali sono le politiche attive del lavoro. Affinché esse siano immediatamente operative «è necessario migliorare gli strumenti esistenti, come l'assegno di ricollocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati. Vanno anche rafforzate le dotazioni di personale e digitali dei centri per l'impiego in accordo con le regioni. Questo progetto è già parte del Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza ma - ha assicurato Draghi - andrà anticipato da subito».
«Sostegno a governo è sostegno a euro irreversibile»
Fermo l’ancoraggio europeo. «Fuori dall'Europa c'è meno Italia. Non c'è sovranità nella solitudine. Questo governo - ha detto Draghi - nasce nel solco dell'appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all'Unione europea, e come protagonista dell'Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori». Non solo. «Sostenere questo governo significa condividere l'irreversibilità della scelta dell'euro, significa condividere la prospettiva di un'Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione. Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa» ha chiarito Draghi. E ha aggiunto: «Proprio la pandemia ha rivelato la necessità di perseguire uno scambio più intenso con i partner con i quali la nostra economia è più integrata. Per l’Italia ciò comporterà la necessità di meglio strutturare e rafforzare il rapporto strategico e imprescindibile con Francia e Germania». E ancora: «Profonda è la nostra vocazione a favore di un multilateralismo efficace, fondato sul ruolo insostituibile delle Nazioni Unite».
Ridurre carico Irpef preservando progressività
Capitolo riforme. Quanto al fisco «non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta». Va studiata «una revisione profonda dell'Irpef con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività. Funzionale al perseguimento di questi ambiziosi obiettivi sarà anche un rinnovato e rafforzato impegno nell'azione di contrasto all'evasione fiscale».
«Giustizia civile più efficiente e lotta a corruzione»
Giustizia civile più efficiente e lotta alla corruzione. Sono i punti dedicati alla questione giustizia nelle dichiarazioni programmatiche al Senato del presidente del Consiglio, Mario Draghi. «Nel campo della giustizia - ha spiegato il premier - le azioni da svolgere sono principalmente quelle che si collocano all'interno del contesto e delle aspettative dell'Unione europea» che «ci esorta ad aumentare l'efficienza del sistema giudiziario civile, attuando e favorendo l'applicazione dei decreti di riforma in materia di insolvenza, garantendo un funzionamento più efficiente dei tribunali, favorendo lo smaltimento dell'arretrato e una migliore gestione dei carichi di lavoro, adottando norme procedurali più semplici, coprendo i posti vacanti del personale amministrativo, riducendo le differenze che sussistono nella gestione dei casi da tribunale a tribunale e infine favorendo la repressione della corruzione».
«Fare possibile per didattica in presenza a scuola»
Sul tema istruzione Draghi ha avvisato: «Occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall'esperienza vissuta dall'inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza». Non solo. Per il premier «dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà». Draghi ha citato un numero significativo: a fronte di circa 1,7 milioni di studenti delle superiori, nella prima settimana di febbraio solo poco più di un milione, vale a dire il 61,2% del totale, ha avuto assicurato il servizio attraverso la didattica a distanza
«Puntiamo a riequilibrio gap salariale uomo-donna»
Un passaggio del discorso è dedicato anche al gender gap. «L'Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo. Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Intendiamo lavorare in questo senso, puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro» ha promesso Draghi.
Le fibrillazioni nei partiti
In ogni caso il premier può contare da ieri su un 'intergruppo' M5s-Pd-Leu destinato a promuovere «iniziative comuni sulle grandi sfide del Paese a partire dall'esperienza del Governo Conte II». Un'iniziativa, a quanto si apprende, che sarebbe stata concordata in corsa tra gli azionisti della vecchia maggioranza giallorossa proprio per arginare la fronda in casa M5s. Il pallottoliere che ieri registrava 10 senatori al massimo convinti a votare no (gli unici davvero a rischio espulsione, come Mattia Crucioli) e altri 10 propensi ad astenersi o a non partecipare al voto. Mentre il segretario del Pd Nicola Zingaretti su Repubblica, traccia la linea dei prossimi mesi. E auspica un programma essenziale: fermare la pandemia e creare lavoro, spendendo bene le risorse europee. Temi su cui occorre «generosità e lealtà da parte di tutte le forze politiche».
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