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Senato, ok riforma Regolamento: iter leggi più rapido, stop ai nuovi gruppi

di Redazione Online

(ANSA)

2' di lettura

L’Aula del Senato dice sì alla riforma del Regolamento parlamentare messa a punto dalla Giunta di Palazzo Madama. Sono state votate tutte le modifiche introdotte, alcune delle quali anche a voto segreto e a maggioranza assoluta, ma non c'è stato un voto finale del provvedimento nel suo complesso. Esprimono soddisfazione per il via libera il relatore Roberto Calderoli, Luigi Zanda (Pd), Anna Maria Bernini (FI) e Maurizio Buccarella, componenti del Comitato ristretto della Giunta. La riforma contiene la norma “anti voltagabbana”,
prevede un iter più veloce dei lavori e potenzia quello delle commissioni.

Subito dopo l’approvazione della riforma del Regolamento del Senato il presidente Pietro Grasso ha convocato la Conferenza dei capigruppo per decidere il calendario dei lavori fino alla fine della legislatura. In
particolare si dovrà decidere anche quando esaminare la manovra che torna dalla Camera.

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Tempi più rapidi per l’esame delle leggi
Quella del regolamento del Senato è l’unica riforma bipartisan del quinquennio, anzi quadripartisan essendo frutto dell'accordo tra Pd, Fi, M5S e Lega. Principale scopo quello di sveltire l'iter parlamentare delle leggi. Ma i tempi più veloci non dovrebbero andare a scapito della qualità dei provvedimenti: la riforma infatti rafforza il lavoro delle commissioni. Non solo riservando ad esse quindici giorni al mese non coincidenti con il lavoro d'Aula, ma anche aumentando i casi in cui i provvedimenti saranno esaminati in commissione in sede redigente e deliberante, senza dunque la necessità del passaggio in Aula.

Cala la mannaia sui nuovi gruppi
Il nuovo regolamento del Senato si caratterizza soprattutto per il divieto di formare nuovi gruppi rispetto ai partiti o coalizioni che si sono presentati alle elezioni. Impone inoltre un grosso freno ai cosiddetti “cambi di casacca”: chi vorrà abbandonare il proprio gruppo di provenienza lo potrà fare solo spostandosi verso il gruppo misto. Unica eccezione la fusione di gruppi già esistenti. In realtà, un escamotage è possibile, pur in presenza di norme regolamentari più rigide: rimane infatti percorribile la strada di movimenti verso il gruppo misto con eventuale formazione di sotto-gruppi. Questi ultimi non riceverebbero finanziamenti ad hoc ma rappresenterebbero nuove eventuali formazioni politiche.

Si calcola che complessivamente, tra Camera e Senato, ci sono stati in questi cinque anni circa 600 cambi di casacca, considerando anche che più di un parlamentare ha cambiato gruppo più di una volta. Con le nuove regole, per intenderci, non si sarebbero potuti formare gruppi come Ap, Mdp, Ala. Fermo restando che ogni parlamentare, in assenza di vincolo di mandato come prevede la nostra Costituzione, è libero di lasciare il proprio gruppo iscrivendosi a un altro gruppo già esistente o al gruppo misto.

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