Premier eletto e norme anti ribaltone soft, le novità in arrivo
Approvato dal Consiglio dei ministri il disegno di legge costituzionale per l’introduzione dell’elezione popolare diretta del Presidente del Consiglio dei ministri e la razionalizzazione del rapporto di fiducia
I punti chiave
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Prende forma il “ premierato all’italiana ”. Nel pacchetto dei provvedimenti approvati oggi, venerdì 3 novembre dal consiglio dei ministri, c’è anche il disegno di legge costituzionale per l’introduzione dell’elezione popolare diretta del Presidente del Consiglio dei ministri e la razionalizzazione del rapporto di fiducia. Nella bozza del documento presentata lunedì in riunione di maggioranza è confermato il premierato con una norma anti ribaltone “soft”.
“Soft” in quanto il premier eletto a suffragio universale e diretto dai cittadini per la durata di cinque anni può sì cambiare. Il capo dello Stato può incaricare un parlamentare candidato nella stessa coalizione del premier dimissionario o sfiduciato, ma solo una volta. Se fallisce anche il piano B, il presidente della Repubblica ne prende atto e scioglie le Camere. Un’aggiunta che, secondo i più critici, è un ulteriore colpo di accetta ai poteri del Quirinale. Oltre che rafforzare, implicitamente, il ruolo del premier subentrante: è lui che diventa cruciale per lo scioglimento del Parlamento, avendo in mano l’unica e ultima chance per la sopravvivenza del governo.
La nota di Palazzo Chigi
Il testo, ha spiegato una nota di palazzo Chigi, opera su cinque versanti: «1.introduce un meccanismo di legittimazione democratica diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, eletto a suffragio universale con apposita votazione popolare che si svolge contestualmente alle elezioni per le Camere, mediante una medesima scheda. Si prevede, inoltre, che il Presidente del Consiglio sia eletto nella Camera per la quale si è candidato e che, in ogni caso, sia necessariamente un parlamentare; 2.fissa in cinque anni la durata dell’incarico del Presidente del Consiglio, favorendo la stabilità del Governo e dell’indirizzo politico; 3.garantisce il rispetto del voto popolare e la continuità del mandato elettorale conferito dagli elettori, prevedendo che il Presidente del Consiglio dei ministri in carica possa essere sostituito solo da un parlamentare della maggioranza e solo al fine di proseguire nell’attuazione del medesimo programma di Governo. L’eventuale cessazione del mandato del sostituto così individuato determina lo scioglimento delle Camere; 4.affida alla legge la determinazione di un sistema elettorale delle Camere che, attraverso un premio assegnato su base nazionale, assicuri al partito o alla coalizione di partiti collegati al Presidente del Consiglio il 55 per cento dei seggi parlamentari, in modo da assicurare la governabilità; 5.supera la categoria dei senatori a vita di nomina del Presidente della Repubblica, precisando che i senatori a vita già nominati restano comunque in carica».
Si apre la partita sul tetto dei mandati
Al di là delle polemiche e delle tensioni dentro e fuori la maggioranza, sul premierato potrebbe aprirsi un nuovo fronte: quello sul limite dei mandati del presidente del Consiglio. La proposta di legge, che porta la firma della ministra Elisabetta Casellati, specifica infatti che il capo del governo viene eletto dai cittadini «per la durata di 5 anni». Nient’altro. Non aggiunge se e per quanto tempo potrà restare ulteriormente a Palazzo Chigi.
Stop a nomina senatori a vita, “salvi” i presidenti Repubblica
La bozza conferma lo stop alla nomina di nuovi senatori a vita, fatta eccezione per i presidenti della Repubblica che terminano l’incarico. All’articolo 1, il disegno di legge costituzionale introduce la «modifica dell’articolo 59 della Costituzione» attraverso «l’abrogazione del secondo comma» della Carta («Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Il numero complessivo dei senatori in carica nominati dal Presidente della Repubblica non può in alcun caso essere superiore a cinque»). Resta dunque in vigore quanto stabilito nell’articolo 59 della Costituzione che stabilisce che: «È senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica». All’«articolo 5 (Norme Transitorie)» il disegno di legge costituzionale stabilisce inoltre che «fino al termine del loro mandato, i senatori di diritto a vita nominati ai sensi del previgente secondo comma dell’articolo 59 della Costituzione restano in carica». E che «la presente legge costituzionale si applica a decorrere dalla data del primo scioglimento delle Camere, successivo alla data di entrata in vigore della disciplina per l’elezione del Presidente del Consiglio dei Ministri e delle Camere».
Elezione del premier e premio di maggioranza
Sarà la legge elettorale che fisserà le modalità e i dettagli per la fornazione della maggioranza a supporto del premier. Questa la sostituzione dell’articolo 92 della Costituzione: «Il Governo della Repubblica - si legge - è composto dal Presidente del Consiglio e dai Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni. Le votazioni per l’elezione del Presidente del Consiglio e delle Camere avvengono tramite un’unica scheda elettorale. La legge disciplina il sistema elettorale delle Camere secondo i principi di rappresentatività e governabilità e in modo che un premio, assegnato su base nazionale, garantisca il 55 per cento dei seggi nelle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio dei Ministri. Il Presidente del Consiglio dei Ministri è eletto nella Camera nella quale ha presentato la sua candidatura. Il Presidente della Repubblica conferisce al Presidente del Consiglio dei Ministri eletto l’incarico di formare il Governo e nomina, su proposta del Presidente del Consiglio, i Ministri».
Il no delle opposizioni
A parte il leader di Italia viva Matteo Renzi, che comunque si mostra prudente («Sì al sindaco d’Italia ma no a pasticci»), le altre opposizioni restano contrarie: il premierato, ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein, «è una proposta che affossa la repubblica parlamentare, indebolisce le prerogative del presidente della Repubblica ed esautora il Parlamento».
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